Un po’ di logica, per non divagare sull’Ucraina

di riccardo mastrorillo

Assistiamo ad un fiorire di ricostruzioni e considerazioni “col senno del poi” sugli errori, che avrebbero commesso gli Stati Uniti e l’Europa dal crollo del muro di Berlino in poi. L’idea più fantasiosa è indubbiamente l’idea che la NATO avrebbe dovuto proporre l’adesione alla Russia.

Tutte le considerazioni semi giustificatrici del comportamento di Putin, che contengono spesso l’ipocrita assicurazione: «Vorrei essere chiaro. Quel che ho appena descritto non giustifica nulla di quel che sta accadendo» (D’Alema), si basano su convinzioni e pregiudizi personali, tra cui, in fondo, un antiamericanismo inconscio, retaggio di antiche ideologie. Anche Paolo Maddalena non si smentisce: «Tutti vorremmo aiutare Kiev, la quale giustamente lamenta di essere stata abbandonata, ma purtroppo essa è la prima vittima di questo balordo sistema economico predatorio neoliberista che spinge gli Stati all’egoismo e non alla collaborazione». Questa affermazione promana da una concezione folle e cioè che possa esserci un sistema economico che obblighi alla collaborazione.

Ci permettiamo di proporre alcune considerazioni, che non si basano né su presupposte moralità superiori, né su ideologie salvifiche, ma che potrebbero ristabilire contesti logici per un sano dibattito.

  • nel mondo occidentale, magari neoliberista, egoista e malvagio, chiunque di noi volesse affermare liberamente le proprie idee è libero di farlo, se qualcuno volesse organizzare una manifestazione contro la politica estera del proprio governo, sa che potrà farlo senza essere arrestato (non esattamente quello che accade in Russia)
  • La politica estera nazionalista e aggressiva della Russia è la stessa di sempre: quando al potere c’erano i Comunisti, utilizzavano l’ideologia per garantire e sviluppare gli interessi economici e politici russi, esattamente come sta facendo oggi Putin.
  • Per porre fine alle politiche egoiste, nazionaliste e aggressive di qualunque paese, è necessario stabilire un sistema di regole internazionali, con strumenti coercitivi (non necessariamente militari) atti a garantire la legalità. Consapevoli che non sempre la legalità coincide con la giustizia. É evidente che le Nazioni Unite, come attualmente formate, non sono in grado di praticare questa necessità, sarebbe ora di pensare seriamente ad un sistema diverso, eliminando per tutti, il potere di veto.
  • L’esistenza di alleanze militari difensive è una deterrenza, oggi irrinunciabile in assenza di una reale legalità internazionale, l’adesione a queste alleanze, come l’eventuale fuoriuscita, deve essere una scelta libera degli stati, senza alcuna considerazione di natura morale, ideologica.
  • Qualsiasi stato deve essere libero di compiere le sue scelte di politica estera a prescindere dagli interessi dei propri vicini. Separare l’opportunità politica dal diritto è una delle prime emergenze culturali nel nostro paese. L’opportunità politica è oggettivamente relativa, il diritto no.
  • Le decisioni dovrebbero essere mosse dai principi, ma per far si che questo avvenga, i principi vanno dichiarati e praticati, non solo evocati. I principi sono valori di riferimento che valgono per tempi lunghi, non possiamo adattare i principi alla contingenza o, peggio, all’interesse di parte.
  • Ogni crisi geopolitica tra stati dovrebbe essere considerata nella sua unicità e attualità, chiamare in causa l’evoluzione storica dei confini, delle dominazioni o delle nazionalità, porta automaticamente ad allontanarsi da qualsiasi soluzione. Come è del tutto inutile azzardare paragoni con altre crisi, più o meno, contemporanee. Solo una dimensione cosmopolita o quanto meno di collaborazione costruttiva, senza pregiudizi, tra gli stati e le diverse etnie, religioni, sensibilità, può garantire la pacifica convivenza. L’unico modo per tutelare tutti, evitando di elencare periodicamente le diverse “minoranze”, è garantire tutela, diritti e dignità ad ogni singolo individuo, superando qualsiasi concezione comunitaria: è necessario abolire dai nostri riferimenti culturali qualsiasi divisione di categoria sociale, culturale, etnica, religiosa, sessuale……

3 commenti su “Un po’ di logica, per non divagare sull’Ucraina”

  1. Condivido l’ottima analisi di Riccardo, e mi appunto, tra gli altri, questo chiarissimo passaggio che esprime un concetto di cui troppi si scordano: “Separare l’opportunità politica dal diritto è una delle prime emergenze culturali nel nostro paese. L’opportunità politica è oggettivamente relativa, il diritto no.”

  2. Come dire “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, immagine meravigliosa, ma il carattere umano si insinua sempre e infanga tutto. Credo che manchi la capacità di ognuno di noi di vedere le cose in modo globale, di considerare le proprie azioni limitate solo alla propria sfera e di pensare che il battito d’ali di una farfalla, in fondo, non provoca nessuna tempesta da nessuna parte. Una cosa da fare sarebbe, per esempio, creare delle leggi che limitino la possibilità ad un singolo individuo di diventare immensamente ricco e di conseguenza potente.
    Utopia?

    1. Esistevano norme che limitavano la possibilità ad un singolo individuo di diventare immensamente ricco: la tassazione progressiva sul reddito, fortemente voluta da Luigi Einaudi, peccato che i governi di destra e di sinistra, in Italia, l’abbiano praticamente eliminata, anzi i nuovi “sedicenti liberali” propongono con forza la flat tax…..

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