di riccardo mastrorillo
Hanno votato ai referendum il 20,9% degli elettori. É l’affluenza più bassa nella storia dei referendum abrogativi in Italia. Era l’obiettivo dichiarato che come comitato “ilNOmedianteilNON” ci eravamo prefissati. Questi referendum sono stati favoriti in ogni modo: l’accorpamento con le elezioni amministrative (mai ottenuto in nessuno dei precedenti), una mobilitazione straordinaria delle televisioni, in particolare il servizio pubblico che ha messo in campo 75 confronti nelle tribune referendarie, in ogni telegiornale della Rai o di Mediaset è stato dato ampio rilievo ai referendum e sono stati spiegati, in modo impeccabile, tutti i quesiti. Risultano patetiche le proteste,in particolare dei leghisti, che scimmiottando vergognosamente le proteste di Marco Pannella, nel periodo storico dei veri referendum abrogativi, si sono abbandonati a deplorevoli pagliacciate.
Se fossimo Matteo Renzi, non esiteremmo ad autoinvestirci della rappresentanza politica del 70% degli italiani; invece incarnando, quasi in solitudine, da oltre 50 anni, il senso profondo del liberalismo originario, riaffermiamo oggi la necessità improrogabile di una reazione seria e coerente di tutta la politica italiana. Abbiamo già sentito dichiarazioni demenziali, sul presunto successo dei “SI”, sulla necessità di eliminare il quorum ai referendum, sulla vittoria dei “manettari” contro i garantisti.
Il tentativo di dare la spallata definitiva alle istituzioni liberaldemocratiche è stato arrestato, dal senso di responsabilità dei tanti, che pur dicendo “ho sempre votato”, questa volta hanno respinto le schede o, con il cuore gonfio, non sono andati a votare. Sono stati tantissimi, nonostante gli appelli e gli anatemi dei “costituzionalisti un tanto al chilo”, che in questi giorni hanno imperversato, più di quanto siamo riusciti a fare noi, nei media.
Ci auguriamo che i partiti politici italiani vogliano ricominciare a studiare, per riscoprire il senso del referendum abrogativo, che è ben altro dal populismo furbetto di promuovere, senza nemmeno raccogliere le previste 500.000 firme, una malcelato attacco alla magistratura e alla democrazia rappresentativa. Ricorrere al voto dei Consiglieri regionali, per promuovere un referendum su questa materia, è stato l’epilogo, speriamo finale, di una classe dirigente estremamente mediocre.
Infine invitiamo gli amici Radicali ad una profonda riflessione sui loro errori, perché se già era discutibile l’utilizzo dei referendum, per promuovere riforme in chiave Pannelliana, già fatto troppe volte, questa volta, siamo sicuri, Marco Pannella non sarebbe mai sceso a promuovere il ritorno di mafiosi e corruttori in parlamento, o a trasformare l’istituto del referendum, in una demagogico plebiscito contro la Giustizia italiana.
Il segnale che tutti chiedevano alla politica è arrivato: FORTE E CHIARO: il Parlamento torni al lavoro, promuova una riforma seria della giustizia, libero dai condizionamenti populisti messi in campo dai promotori del referendum. E non si osi mettere mano ad una riduzione del quorum, perché sarebbe una violazione plateale e immonda dei principi costituzionali.
Grazie all’impegno e alle chiare argomentazioni dell’amico Riccardo Mastrolillo e degli atri numerosi amici liberali, da Enzo Marzo a Raffaello Morelli, da Giuseppe Bozzi ad Antonio Caputo, etc. etc. (mi scuso se non li cito tutti).
Mi preme sottolineare, fra l’altro, la conclusione del bell’articolo di Riccardo: …”E non si osi mettere mano ad una riduzione del quorum, perché sarebbe una violazione plateale e immonda dei principi costituzionali.”
Cordiali saluti.
Antonio Pileggi
Sono d’accordo il mio punto di vista http://www.lauracima.it