LA CENA DEI CRETINI

di enzo marzo

In fine secolo ebbe grande successo un film
comico francese La cena dei cretini. Il titolo non
poteva non tornare in mente alla notizia che i più
“irresponsabili della repubblica” si stavano
riunendo a cena in casa di un Pregiudicato per
celebrare la loro vittoria nella gara per chi sono i più
cretini dell’intero paese. Mandato allo sfascio.
Tenendoci rigorosamente ai fatti e lasciando da
parte i gossip, i retroscena, le interpretazioni, i
sussurri e le grida, il quadro ci appare chiaro.

Sedici mesi fa il Presidente della Repubblica, constatando che il governo Conte due non aveva più la
maggioranza parlamentare (nonostante gli estremi
tentativi di raffazzonarne una nuova con i soliti
voltagabbana), per evitare lo scioglimento
anticipato delle Camere, varò un governo di Unità
nazionale fondato sulla necessità di contenere due
emergenze drammatiche: la pandemia e la gestione
dei soldi europei. Il governo Draghi aveva quel
compito, non poteva che essere “tecnico”: era retto
dall’emergenza più che dalla solidarietà di un
guazzabuglio di partiti, i più diversi e contrapposti.
L’emergenza si è aggravata ulteriormente con
l’invasione dell’Ucraina e le sue conseguenze
economiche. La soluzione Mattarella avrebbe retto
fin quando tutti fossero rimasti fedeli alla sua
ragione d’essere iniziale: realizzare un programma di
governo volto a affrontare quelle emergenze e
rinunciare a voler trasformare l’”Unità nazionale” in
coalizione “politica”. Non è stato così.
La responsabilità del disastro è innanzitutto del
M5S che ha fatto saltare l’Unità governativa
presentando un vero e proprio manifesto politico di
nove pagine (programma per un monocolore 5s di
un’intera legislatura), condizionando alla sua
accettazione la continuazione del sostegno al
governo. È ovvio che da quel momento già si
rivelava la volontà di rompere la compagine e
andare alle elezioni anticipate. Era il disegno
esplicito del Movimento che si trasformava nel
partito “Meloni subito”. Far valere le proprie
ragioni e le proprie esigenze, per il Ms5, era più che
legittimo, anzi necessario, ma avrebbe dovuto
essere realizzato con una faticosa quotidiana
incessante azione politica e non con la scorciatoia di
un braccio di ferro perdente già in partenza. Se in
un governo tecnico di Unità nazionale ogni forza
coinvolta presenta come condizione necessaria e
pregiudiziale il proprio programma, è scontato che
non è altro che un modo – anche puerile – per far
saltare il governo. Uscito da Palazzo Chigi Conte,
era legittimato a entrarci Salvini con le sue nove
pagine, e poi la processione sarebbe continuata con
le 9 pagine del Pd, poi con quelle di Leu, poi di
+Europa, poi di ogni cespuglio sostenitore del
governo. E ognuno col suo ricatto sulla fiducia.
Draghi avrebbe avuto sul tavolo un’ottantina di
pagine tutte con condizioni ultimative.
Mattarella avrebbe dovuto già accettare le prime
dimissioni di Draghi, perché derivavano dalla
constatazione del venir meno di quella condizione
di totalità proprie di un governo d’Unità nazionale.
Mattarella, forzando un po’ per il bene della patria,
ha dato sia a Draghi sia ai 5s la possibilità di
ripensarci e andare avanti. Ē stato, il suo, un invito
all’“abbiamo scherzato”… Il disegno è stato lì lì per
riuscire. D’altronde in un regime parlamentare, se
una crisi non ha una soluzione politica, l’unica
strada per non far precipitare nel baratro il paese è
quella di disconoscerla come “crisi” e di tornare
tutti ai blocchi di partenza… Draghi si è mostrato
disponibile e nel suo intervento ha sottolineato il
carattere tecnico-emergenziale dell’Esecutivo e ha
ammorbidito i toni sugli argomenti cari al M5s. A
questo punto, Salvini, ricordandosi che è lui il più
cretino di tutta la classe politica, ha voluto rinverdire
i ricordi del Papeete e, bevuto qualche bicchierino
di mojito, ha cominciato a chiedere a Draghi di
modificare la formula del suo governo, da Unità
nazionale a maggioranza politica, senza i 5s. Una
sorta di “patto Nazareno” allargato alla Lega. Così
ha realizzato il capolavoro di soffiare a Conte sul
filo di lana la palma di guastatore n.1, di farsi leader
del partito “Meloni subito” e di addossarsi tutta la
responsabilità dei danni che provocherà al paese
questa surreale crisi di governo che ha inteso
contraddire con una capriola politica il fatto che il
paese è davvero nel baratro. La destra per cinismo ha
negato opportunisticamente lo stato di emergenza
che sta nella casa di ogni italiano e nei cieli europei
solcati da missili russi. Non sorprendente è stato
l’accodamento di Berlusconi, che non hai avuto una
convinzione, ma è stato soltanto un opportunista
fautore del “partito del Sé”. Cosi adesso il berlusca
si ritrova un partito sbigottito e spappolato,
prigioniero di uno schieramento che si presenterà
alle elezioni come sovranista, a direzione
neofascista, responsabile dei disagi sociali prossimi
venturi e dei rischi che correremo sugli aiuti
europei. E con una politica estera filoputiniana.
Speriamo che questa svolta politica almeno sancisca
definitivamente la fine miseranda del bluff
moderato e pseudoliberale di Arcore.
Per carità di patria liquidiamo con poco la
dilettantesca strategia contiana che si ritrova, sul
piano negativo ma motore primo, ad affiancarsi a
Salvini e alla destra come causa di quanto è
accaduto. Si ritorna di fatto ai vecchi amori gialloverdi. E Conte adesso ha in mano una forza ridotta
ai minimi termini e senza un’identità (a meno di
voler prestare fede senza sghignazzare dal ridere alla
fantasticheria di De Masi che sogna un “partito
labourista” guidato da un “democristiano” e da un
gilet giallo putiniano. Il tutto ovviamente pagato dal
paese in anticipo con un “Meloni subito”. Auguri!).
A proposito dei “Meloni subito”. Disperati
come siamo, ci aggrappiamo al pensiero che pur
sempre rimane la speranza che gli italiani, pressati
da drammatiche emergenze, in un sussulto di
dignità e di istinto di conservazione, stanchi di
questi avventurieri cretini, si decidano di togliere
consensi ad una destra accozzaglia di atlantici ma
putiniani, di separatisti ma sovranisti, di moderati
ma neofascisti, di clericali ma antifrancesco, di
novax antiscientisti, di razzisti, di populisti ma
soprattutto difensori strenui soltanto dei
“privilegiati al quadrato” (cioè quelli che non si
accontentano di essere privilegiati ma usano i loro
privilegi per accrescerli).

[ripreso da “Nonmollare , 112]

2 commenti su “LA CENA DEI CRETINI”

  1. Non mi è chiaro chi è più cretino, se i 5S che hanno fatto cadere un esecutivo di pura restaurazione (a mio avviso, ovviamente) o i PD che stanno imbarcando sull’arca tutta la ratatuglia del passato, da Casini a Di Maio e,per interposizione di Calenda, la Gelmini e Cangini grandi laudatores di Berlusconi. Oltre a qualche veterocomunista alla Speranza e Fratoianni. Mancano all’appello Brunetta, la Carfagna e qualche altro che non tarderà a farsi avanti come Mastella e le sue truppe cammellate. E comunque, caro Marzo, alle elezioni avremmo dovuto andarci tra sei mesi non tra cinque anni. Dalle mie parti si dice tolto il dente tolto il dolore.

    1. invece dalle mie parti si dice che tolti i denti non rimane più nulla, e con la prossima dentiera fascista già si sa chi mangerà e molto…

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