la redazione
È opportuno probabilmente rimettere in ordine alcuni concetti rispetto alla nostra discussione di queste ore.
Dall’esterno stiamo dando l’impressione di una discussione tutta proiettata su una chiave nazionale.
Ma l’appuntamento elettorale che ci aspetta è un appuntamento europeo e pertanto non c’è niente di peggio che dare questa idea, men che meno se lo si fa agitando il feticcio di una lista per gli Stati Uniti d’Europa.
Il punto da rimettere al centro dell’attenzione è che il nostro sforzo deve essere quello di offrire agli elettori la possibilità di votare dei candidati che una volta eletti diano forza a uno dei gruppi parlamentari del Parlamento europeo. Nel nostro caso, indefettibilmente, quello dei liberali e dei democratici.
In particolare, in un mercato politico che offre almeno una decina di opzioni a chi legittimamente si rifà a culture populiste, democristiane, socialiste, perfino comuniste o fasciste, il nostro sforzo deve essere quello di offrire una possibilità di voto agli elettori liberali e democratici di questo paese.
Un elettorato che storicamente pesava tra il 5 e il 10% e che non può essersi volatilizzato in questi anni.
Fare una lista di personaggi che un minuto dopo l’eventuale elezione non danno sicurezza su quale sarà il gruppo parlamentare a cui si iscriveranno sarebbe una follia.
La verità e che in Italia nelle università, nelle scuole, nei sindacati, tra gli imprenditori, nella dirigenza dello stato, nelle riviste, nelle fondazioni culturali esiste una robusta cultura liberale e democratica. È a questa che dobbiamo rivolgerci offrendo una casa ai dispersi.
Chiamiamo a raccolta il meglio della cultura liberale e democratica di questo paese che ancora esiste e offriamo agli elettori laici e liberali la possibilità di votare senza doversi turare il naso.
Personaggi che hanno proposto ipotesi di riforma costituzionale illiberali e indigeribili hanno più di un’opzione per candidarsi alle prossime elezioni europee. Noi dobbiamo offrire una possibilità ai liberali, ai laici, ai veri federalisti.
C’è ancora il tempo per chiarire politicamente la nostra posizione e la prospettiva delle prossime elezioni europee. Tempo per poltiglie nazionali finalizzate ad acquisire qualche cadrega ce ne sarà anche dopo le prossime elezioni europee. Non interesserà me e non ti interesserà i liberali ma sarà l’ennesima scena di un teatrino nazionale sconfortante che però l’Europa non merita di vedersi rappresentato a Bruxelles.
C’è ancora tempo per chiamare le forze vive del liberalismo italiano intorno ad una lista coerente e ambiziosa. Non sprechiamolo per inseguire socialisti democristiani populisti e squallidi rider nella loro fame di seggi.
Noi siamo un’altra cosa.
Il problema è capire chi sono “le forze vive del liberalismo italiano” e francamente non vedo l’esistenza “tra gli imprenditori, nella dirigenza dello stato, nelle riviste, nelle fondazioni culturali … di … una robusta cultura liberale e democratica”.