di Giovanni Perazzoli
Da ragazzo, ricordo di aver sentito Giovanni Ferrara in televisione rispondere in modo brillante a una domanda molto impegnativa postagli da un giornalista: “Dove si trova il punto di passaggio ideale al mondo moderno?” La sua risposta è stata una di quelle che suscitano pensieri e aprono porte. “Il passaggio al mondo moderno”, disse, “è la Critica della ragion pratica di Kant, perché in quest’opera Immanuel Kant definisce il concetto di autonomia morale.”
Naturalmente, oggi, a 300 anni dalla sua nascita, Kant può essere ricordato per molte ragioni, ma per il mondo liberale la risposta di Giovanni Ferrara rimane particolarmente pertinente. Il mondo moderno è il liberalismo, che ha inizio con il riconoscimento dell’autonomia morale. L’idea dura a morire è che la morale segua un codice esterno. Agire moralmente, in questo contesto, significa seguire passivamente una regola il cui fondamento è spesso religioso. Nel contesto eteronomo, le gerarchie sono al tempo stesso legittimate dalle norme e le norme sono interpretate dalle gerarchie.
Kant cercò di approfondire questo nuovo difficile concetto, all’apparenza paradossale, ovvero che la morale è connessa alla stessa libertà. Del resto, l’agire morale non può essere il semplice seguire meccanicamente una legge esterna. La morale ha origine nella libertà, e non potrebbe essere altrimenti. La famosa formula di Kant la libertà è la ratio essendi, della legge morale, e la morale è la ratio cognoscendi della libertà.
Kant scoprì l’autonomia morale e con essa emerse il valore creativo della libertà.
Oggi, come in passato, la libertà è vista con sospetto. Molti hanno paura dell’autonomia morale, per quello che essa implica. Le democrazie liberali, le “società aperte”, prosperano, invece, proprio perché sono libere: la libertà crea valori. Le civiltà fioriscono nella libertà, scrisse Benedetto Croce.
Giovanni Ferrara aveva ragione. Con Kant, idealmente, nasce il mondo moderno, il mondo liberale, sempre minacciato da chi vorrebbe risacralizzare la realtà e che considera puro “nichilismo” basare la società sulla libertà.