Aux urnes, citoyens!

di enzo marzo

L’iconografia francese ha l’immagine più appassionante nella Marianna che guida il popolo verso la liberté. Nei giorni scorsi si è vista la foto di una giovane con il cartello dove “aux armes” era sostituito da “aux urnes”. Grido che più democratico non potrebbe essere. E i francesi hanno votato in massa contro l’estrema destra.

Il presidente Macron, che inaspettatamente, e persino irritando il suo partito, ha sciolto l’Assemblée Nationale e ha convocato sul tamburo nuove elezioni, è stato sbeffeggiato da quasi tutti. “Incosciente”, “folle”, “irresponsabile”: è stato accusato di volere gettare la Francia nel caos e nella ingovernabilità. La sua carriera è stata data per finita sotto i colpi dell’estremismo di destra trionfante. I più accaniti ovviamente i meloniani e persino “il Fatto”, che ormai giudica ogni vicenda con gli occhiali distorti del “putinismo”. Chi oggettivamente non è a favore del duce russo è da scomunicare. Il giorno del voto il quotidiano esalta l’ultima dichiarazione favorevole a Putin di Le Pen, la traditrice di Francia foraggiata dalle banche russe. Quasi un’indicazione di voto. E così Macron diventa “Micron”. Anzi “cretino”.

Però l’isolatissimo Macron (che in effetti non ha ben governato negli ultimi anni) ha avuto un colpo di genio assolutamente tempestivo, rischioso ma da vero statista. Contro l’estrema destra non ci sono accordi di sorta e tutto il popolo deve reagire, superando divisioni contingenti di fronte al pericolo mortale che corre la democrazia. Gli altri partiti hanno seguito.  I francesi conoscono la differenza politica tra la Sinistra, il Centro e la Destra, soprattutto quella estrema. Molti italiani, no. Nel caso analogo, nel 2022, i miserabili capetti della sinistra italiana e  del centro si misero a farsi concorrenza tra di loro, non capirono il pericolo e non l’additarono ai cittadini. Dimostrarono di non possedere alcun senso dello Stato, né della storia, da veri idioti consegnarono il paese a Meloni e a Salvini. Macron ha mostrato di conoscere la storia del suo paese alla perfezione. De Gaulle, uomo sicuramente di destra, salvò l’onore della Francia rappresentando la Resistenza e ponendo bene le distinzioni. I gollisti nei decenni successivi seppero reggere lo steccato che li divideva dai fans di Vichy. Chirac rinunciò alla vittoria pur di non vincere con l’aiuto dell’estrema. Noi purtroppo una Destra che sia ben consapevole di cosa è la democrazia non l’abbiamo. La storia francese dice altro, e Macron l’ha saputa interpretare. E ha vinto. Noi invece, anche in questi giorni deprechiamo l’ Ammucchiata francese, come se l’attuale maggioranza nel Bel Paese non sia un’accozzaglia di interessi opposti (atlantisti contro putiniani, centralisti contro separatisti, giustizialisti contro garantisti, fascisti e reazionari contro timidi moderati) ma tutti uniti solo dallo sfruttamento della gestione del potere dal timbro autoritario. Quegli stessi che accusano Macron di aver dato l’avvio a una “accozzaglia”, sicuramente giudicheranno come tale anche il Comitato di Liberazione Nazionale del 1943, dove non per caso il liberale Casati si trovò con Togliatti, De Gasperi con Nenni e la Malfa, e così via. Da veri “folli”.

Oggi i giornali italiani, e non solo quelli di destra “sanitaria” o putiniani, ci offrono l’immagine di un Macron “prigioniero”, responsabile di una sicura “ingovernabilità”,  di aver regalato il paese all’estrema sinistra o addirittura di essere uscito sconfitto dalla competizione. Non riescono a capire che il suo è un risultato storico tanto grande quanto la sorpresa che ha colto loro stessi. Che ora si arrabattano aggrappandosi di nuovo a previsioni di un futuro oscuro e pericoloso, se non catastrofico. Ma il pericolo maggiore è alle spalle. Ed è acquisita la sua sconfitta. Noi speriamo che sia acquisito anche per tutta l’Europa: sappiamo che una vera Europa federale non si potrà fare con gli Orban o il Pis, se non si porrà come barrage la priorità di una Unione democratica fatta da stati di diritto.  

Per riuscire a rimescolare le carte, molti commentatori prima di tutto barano sui risultati. Partiamo dai numeri. Secondo i dati definitivi del ministero dell’Interno francese risulta che:

  1. il Rassemblement National di Marine Le Pen, alleato con una parte dei Republicains guidati dal presidente del partito Eric Ciotti, è terzo con 143 deputati eletti, superato dal Fronte delle sinistre e dal Centro di Macron. Un risultato che relega l’estrema destra all’opposizione per 5 anni. Una sconfitta inaspettata dopo le elezioni europee, che ridimensiona molto le aspettative e relega Le Pen e Salvini nelle braccia antieuropee dell’ungherese portabandiera della “democrazia illiberale”.
  2. Dei vari commentatori, anche quelli democratici non ce ne stato uno che abbia notato il secondo più importante risultato elettorale, che consiste nella nascita di un centro sinistra forte. Tutti sono corsi ad attribuire gli eletti dell’intero Nouveau Front Populaire alla “France insoumise” di Jean-Luc Mélenchon. Il gioco era già iniziato in campagna elettorale, dove è stato agitato lo spauracchio dell’Estrema. Che è in effetti la più rappresentata con 74 eletti, ai quali si aggiungono 3 “dissidenti” del partito, ma è superata dal sottogruppo del Partito socialista e dagli Ecologisti che assieme fanno 87 seggi. Anzi, la vera novità di queste elezioni sta proprio nella rinascita di un partito socialista che era arrivato al lumicino. Mélenchon, da gran furbacchione, domenica si è appropriato del microfono e per ore e ore ha celebrato la vittoria dei suoi “insoumis”, come se una parte fosse il tutto. Il che non è vero, ma è stato strumentalizzato dai commentatori di destra che, ingigantendo l’estrema sinistra, sperano di far apparire meno grave la disfatta lepeniana.
  3. Terzo risultato della” follia” di Macron è la partecipazione al voto. Il grande sconfitto è l’assenteismo. I francesi hanno capito il pericolo che correvano e sono corsi a votare. In Italia stiamo ancora discutendo quanto sia autoritario il governo meloniano, se sia fascista o afascista, se sia più chic definirlo “conservatore”, e se tutto sommato sia meglio lasciarlo lavorare e starsene comodamente a casa. Di fronte ai francesi dovremmo arrossire di vergogna.

 

  

3 commenti su “Aux urnes, citoyens!”

  1. Analisi centrata e acuta che ribadisce i limiti di oggi ci governa sbandierando slogan politici di facciata che in realtà nascondono dietro un falso anelito democratico la pochezza culturale di chi non conosce la storia ma ambisce a riscriverla a proprio vantaggio
    ma il guaio è che pochi la conoscono
    Ma molti pensano di riscriverla a proprio vantaggio, ci vorrebbe anche da noi un nuovo Macron all italiana
    capace di svegliare un popolo che sembra ormai narco tizzato, preoccupato solo del proprio egoistico interesse
    Vediamo se Francia e Inghilterra riusciranno a coinvoigerci fuori dal nostro orticello

  2. In Italia, non abbiamo capito che le destra fascista ottenuto il potere, non lo mollerà mai più, ho compra, ho intimorisce, ho allontana i contestatori, ho li mette in galera, presto ci troveremo come l’Ungheria, la Polonia e l’Ucraina con i partiti dell’opposizioni, cancellati con una legge, hanno la maggioranza assoluta in Parlamento, occupato la Rai e tutti gli Enti Pubblici e Privati, con l’approvazione delle Lobby, di Confindustria, di Coldiretti e dei vari giornalisti “liberali” i Mieli, Galli della Loggia, Cazzullo, e molti altri del Corriere e di Repubblica, pronti a salire sul carro del vincitore, in attesa di qualche prebenda
    I giornali di destra non c è bisogno di nominarli, sono da sempre servi del potere fascista e degli Italiani non importa niente.
    La sinistra in tutt’altre faccende affaccendata, moriremo fascisti, sono soddisfazioni

  3. Caro Direttore, ho letto che in termini numerici di voti ( non di seggi) il partito della Le Pen ha ulteriormente guadagnato , consolidandosi come primo partito. Non crede che questo rimanere all’opposizione l’avvanteggerà nelle elezioni presidenziali ?

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