di pier virgilio dastoli
Michele Serra – prima in una sua Amaca intitolata “dite qualcosa di europeo”, poi nella sua newsletter su Il Post e infine il 28 febbraio su La Repubblica con il titolo “Una piazza per l’Europa” – lancia l’dea di una manifestazione per l’Europa in tutte le principali città europee rispondendo all’appello del Movimento europeo per un “umanesimo militante” che abbiamo pubblicato il 17 febbraio su questa newsletter e sulla rivista online de Il Mulino richiamandoci al messaggio che Thomas Mann rivolse agli Europei in occasione della Conferenza di Monaco nel 1938 in cui l’ignavia dei francesi e dei britannici aprì la strada alla Seconda Guerra Mondiale scatenata da Adolf Hitler e dal suo sodale Benito Mussolini.
Non è la prima volta in effetti che gli Europei si mobilitano per l’Europa perché seicentomila cittadine e cittadini parteciparono a cavallo degli anni cinquanta e sessanta al Congresso d’Europa promosso da Altiero Spinelli dopo la caduta della Comunità Europea di Difesa e la “beffa del Mercato Comune” – come definì Spinelli i Trattati di Roma – e centomila persone scesero in piazza a Milano nel giugno 1985 per gridare il loro sostegno al progetto di Trattato sull’Unione europea approvato dal Parlamento europeo nel 1984 con una mobilitazione popolare tradita poi dai governi che a quel progetto lungimirante preferirono il più modesto Atto Unico definito da Spinelli “un topolino partorito da una montagna”.
Molti europei furono poi in piazza a Nizza nel dicembre del 2000 per esprimere il loro sostegno alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che rappresenta l’espressione più alta cui sono giunte le istituzioni europee grazie alla determinazione delle organizzazioni rappresentative della società civile e dei lavoratori.
Manifestazioni europee per la pace e contro una guerra insensata, come tutte le guerre, ci sono state al tempo del conflitto scatenato dagli Stati Uniti contro l’Iraq con la “vecchia Europa” di Francia, Germania e Benelux contraria a quella guerra e la coalizione anglo-italo-spagnola a sostegno di George Bush ma ciò non ha tuttavia creato un movimento europeo per la pace solido e strutturato nel tempo.
Rare sono state le manifestazioni unitarie europee delle organizzazioni dei lavoratori perché significative sono le differenze fra i sindacati dell’Europa settentrionale e quelli dell’Europa meridionale che pur dovrebbero convergere sui temi di un welfare europeo, della democrazia economica, della solidarietà intergenerazionale e di genere ma anche dell’inclusione dei lavoratori dei paesi terzi (i migranti economici e i richiedenti asilo).
Chiamati a raccolta da Greta Thunberg abbiamo assistito per anni in molte piazze d’Europa alle mobilitazioni dei giovani per il futuro del pianeta (Fridays for future) ma essi non sono stati capaci di unire alla difesa dell’ambiente un messaggio comune per un’Europa democratica che decida e si sono evaporati come la neve che si scioglie al cambiamento climatico proprio ora che sarebbe urgente e necessaria una insurrezione contro i tentativi di demolire il Patto Verde Europeo.
Di fronte al progetto di Donald Trump di rovesciare l’ordine internazionale annullando il multilateralismo per sostituirlo con un bipolarismo zoppo, demolendo l’organizzazione mondiale della sanità per privilegiare gli oligopoli delle industrie farmaceutiche e della lobby dei brevetti, paralizzando il cammino verso la decarbonizzazione nella lotta al cambiamento climatico, frenando lo sviluppo del commercio internazionale, imponendo gli interessi delle grandi imprese multinazionali del web e mettendo in pericolo i valori della giustizia e della democrazia non basta più chiamare a raccolta tiepidi difensori dell’europeismo che sostengono l’Europa qual è.
Occorre chiamare in piazza chi trae un positivo vantaggio dalle politiche europee come i giovani e i docenti del programma Erasmus, i consumatori protetti dalle regole europee, i poteri locali sostenuti dalla politica di coesione, il mondo agricolo della biosfera, i ricercatori che interagiscono con il programma Horizon, i giudici che applicano la Carta dei diritti e gli avvocati che ne usufruiscono, i promotori delle iniziative di cittadini europei che hanno raggiunto un milione di firme, i beneficiari dell’azione del Mediatore europeo, i lavoratori delle imprese rese competitive dagli investimenti europei, i lavoratori della infosfera, le imprese protette dal marchio europeo, gli abitanti delle aree protette dagli effetti del cambiamento climatico, il mondo della cultura che si riconosce in una comune identità con una lunga lista di beneficiari.
Occorre chiamare in piazza chi subisce le conseguenze nefaste dei costi della non-Europa ed è cosciente del fatto che ci sono beni pubblici che potranno essere garantiti solo da un’Unione più forte, più democratica e più solidale fra i lavoratori delle imprese a cui non è stata garantita la competitività in un mondo globalizzato e che non hanno potuto usufruire delle interconnessioni di un mercato interno senza frontiere, le popolazioni delle aree interne che non sono raggiunte dalla politica di coesione, gli agricoltori vittime delle esondazioni e delle deforestazioni per i ritardi nella transizione ecologica, i lavoratori transfrontalieri che pagano gli effetti di politiche fiscali non armonizzate, gli immigrati legali divenuti irregolari per le lentezze e le differenze delle procedure sul mercato del lavoro che creano inaccettabili discriminazioni, cittadine e cittadini che vivono in paesi dove vengono violati i principi fondamentali dello stato di diritto.
Manifestazioni per l’Europa sono possibili e necessarie se garantiranno un’ampia mobilitazione popolare che dia il segnale forte che la maggioranza delle opinioni pubbliche è pronta ad azioni strutturate e permanenti per ottenere dai partiti e dalle istituzioni europee e nazionali il mantenimento del patrimonio delle realizzazioni comunitarie e l’eliminazione dei costi della non-Europa e che questo segnale si traduca in un manifesto europeo per un’Europa libera, giusta e democratica.
Proponiamo di scegliere come slogan: #stiamounitiineuropa declinato in tutte le lingue dell’Unione europea.
Noi ci saremo nelle piazze d’Italia e proporremo al Movimento europeo internazionale di mobilitarsi per essere attivamente presente nelle piazze d’Europa per un’Europa libera, solidale e democratica.
Montpellier, 3 marzo 2025