di angelo perrone
CasaPound, il cui nome deriva dal poeta statunitense Ezra Pound, ha occupato nel dicembre 2023 un palazzo di proprietà demaniale in via Napoleone III a Roma, nel quartiere Esquilino. Ora, dopo la breve attenzione mediatica dovuta alla contrapposizione al destino del centro sociale Leoncavallo, sgomberato energicamente a Milano in agosto, di questa vicenda non si parla più. Pratica archiviata.
Eppure quell’occupazione, presentata come risposta all’emergenza abitativa, è stata definita dalla Corte dei Conti un’operazione che ha causato un danno erariale di oltre 4,5 milioni di euro.
La storia di CasaPound è costellata da indagini e processi penali. I militanti sono stati accusati di associazione a delinquere, incitamento all’odio razziale e violenza. Numerose inchieste hanno rivelato che il palazzo non era un rifugio per famiglie indigenti, l’organizzazione aveva minacciato un “bagno di sangue” se le forze dell’ordine avessero provato a sgomberare l’edificio.
Quanto alle convinzioni ideologiche: «Casapound è un movimento dichiaratamente ispirato all’ideologia fascista, che auspica un ritorno del fascismo in Italia, ampiamente conosciuto per aver compiuto attività di violenza, razzismo e odio» (sentenza del 5 dicembre 2022 del Tribunale di Roma nel ricorso CasaPound contro Meta-Facebook a seguito dell’eliminazione della pagina del movimento).
Nonostante condanne per l’occupazione abusiva, una sentenza che ne ha ordinato il dissequestro e la restituzione al Demanio, le pronunce sulla natura del movimento, il palazzo rimane occupato. Questa tolleranza, che ha attraversato governi di diverso colore politico, è stata criticata come un segnale di complicità nei confronti dell’estremismo di destra.
Di recente, si è riacceso il dibattito a seguito dello sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano, senza però che la questione CasaPound fosse affrontata.
Il ministro dell’Interno, che aveva adottato una posizione di “tolleranza zero” nei confronti del Leoncavallo, invece, per l’occupazione di CasaPound, non ha ordinato lo sgombero. Altri esponenti di governo come Alessandro Giuli, ministro della cultura, hanno addirittura affermato che «nella misura in cui Casa Pound si allinea a dei criteri di legalità, non bisogna sgomberarlo», come se in base alle sentenze (definitive) pronunciate non ne fosse già accertata l’illegalità.
L’occupazione di CasaPound rappresenta un abuso, che è riuscito a resistere nel tempo, mettendo in discussione l’effettiva uguaglianza di trattamento dei cittadini davanti alla legge.
Solo per segnalare che il fortino Casa Pound avvenne nel dicembre del del 2003, quindi 22 anni fa. Sarebbe tempo di finirla.