Lo psicologo nello Stato di diritto

di danilo campanella

Come recita l’articolo 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (…)”. La nostra collettività a seguito di pesanti momenti storici recenti quali la guerra al terrorismo, la crisi finanziaria, la pandemia del 2019, nonché delle più recenti trasformazioni sociali prodotte dalle migrazioni di massa, dall’avvento delle nuove tecnologie, dei bruschi cambiamenti nel mondo del lavoro, ha subito un forte contraccolpo in termini di qualità della vita dei cittadini. Una qualità di vita che si è progressivamente abbassata, rendendo il nostro Stato a rischio di divenire uno Stato-comatoso in cui i cittadini sono tutelati soltanto sulla carta ma che, nella pratica, vengono lasciati soli. La conseguente diminuzione del benessere materiale e della difficoltà di gestire le proprie finanze ha prodotto un peggioramento dei livelli di salute, anche mentale. Questo nuovo contesto critico pone delle sfide nuove. Il contesto in cui ci troviamo rischia di diventare emergenziale se non porremo attenzione alle nuove sfide in termini di sostegno all’infanzia e alla popolazione anziana, ai malati ed ai lavoratori. Nella scuola, soprattutto in quella primaria, collaboratori scolastici ed insegnanti faticano a gestire contesti in cui vi sono sempre più studenti a cui vengono diagnosticati disturbi da deficit di attenzione/iperattività, o disturbi dello spettro autistico; la popolazione anziana, spesso lasciata sola e senza un sostegno adeguato, invecchia e si ammala, soffrendo, anche psicologicamente, a causa di disturbi cognitivi e demenze; i malati oncologici e tutti coloro che in generale hanno ricevuto comunicazione di prognosi infausta, senza un aiuto psicologico faticano a gestire le loro emozioni e quelle dei loro familiari, per fronteggiare il percorso di cura; i lavoratori, a seguito del mercato e del profitto che costringono ad automatizzare mansioni e a velocizzare i processi, sviluppano sempre più stress da lavoro correlato. Tutto questo pone nuove sfide riguardo la prevenzione, il sostegno, e la cura, dei cittadini.

Dal 2018 per legge lo psicologo – la cui professione si è strutturata a partire dal 1989 – è un professionista sanitario, come tale riconosciuto dal Ministero della Salute. I servizi che lo psicologo può offrire al paziente/cliente stanno subendo, nella domanda, un aumento esponenziale. La crescente domanda di sostegno psicologico e di cura psicoterapeutica è soprattutto dovuta a un aumento delle fragilità, assieme a una diminuzione dello stigma sulla richiesta di aiuto psicologico. La crescita della richiesta di aiuto non trova tuttavia un’adeguata risposta. Ciò anche a seguito dell’inadeguato numero di psicologi inseriti all’interno di ospedali, scuole, centri di aggregazione e di lavoro. A ciò dobbiamo aggiungere la difficoltà – se non addirittura l’impossibilità – per chi ne avesse bisogno, di potersi economicamente permettere uno psicologo o uno psicoterapeuta. Da cui la scelta di molti: lasciar correre. Una scelta che si rivela sbagliata. L’attuale criticità richiede una riflessione e, ancor meglio, un’azione adeguata, anche in vista di una necessaria istituzione di un servizio psicologico pubblico e gratuito nel nostro tanto decantato Servizio Sanitario Nazionale.

Non solo: urge una obbligatoria e capillare immissione degli psicologi e delle psicologhe ovunque: nelle scuole, nei luoghi di lavoro (come è già per la figura del medico competente), sulle navi mercantili e da crociera (assieme ai medici di bordo). Un servizio psicologico nazionale, capillare, adeguato, consentirà non soltanto di stabilizzare decine di migliaia di competenze nel mondo del lavoro delle professioni sanitarie ma anche di dare una risposta adeguata a quella richiesta di aiuto che le persone sempre più chiedono con insistenza.

Un commento su “Lo psicologo nello Stato di diritto”

  1. Ottimo articolo che inquadra molto bene le difficoltà spesso sottovalutate di molta parte della popolazione .In una società che negli ultimi anni ha visto cambiamenti che hanno riformato quelle che erano certezze e che sfilacciando un tessuto sociale e sostituendo i rapporti sociali con troppa interazione con un uso distorto della tecnologia hanno reso le persone sempre più sole Sarebbe necessario quindi pensare al benessere sociale anche in termini di benessere mentale

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