e contro le primarie
di riccardo mastrorillo
Leggiamo con preoccupazione fantasiose ipotesi di riforma della legge elettorale. Mentre nessuno propone o ragiona su quale sia il modo migliore per coinvolgere l’elettore nella scelta dei suoi rappresentanti: lo scontro è tra i fautori delle preferenze e i fautori delle liste bloccate, le prime veicolo di populismo se non di rischio di pericolosi condizionamenti non esattamente trasparenti, le seconde confermerebbero scelte basate sulla fedeltà al capopartito. Persistono, nel dibattito, due inquietanti reiterate proposte: il premio di maggioranza e l’indicazione del premier.
Sul premio di maggioranza abbiamo già più volte espresso le nostre perplessità, soprattutto in merito al fatto che non esiste in nessuna nazione civile e manco incivile.
L’indicazione del premier sulla scheda, o negli atti di deposito della coalizione, sarebbe un pesante attacco alle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica. La scelta dei Costituenti fu quella di affidare al Presidente della Repubblica la valutazione della figura da incaricare per formare il governo, seppure condizionata dalla considerazione di chi potesse ottenere più agevolmente la fiducia dalle Camere. Le motivazioni furono profonde e consapevoli e, anche in forza delle più recenti esperienze, ancora estremamente valide. L’attuale maggioranza ha incardinato da tempo una proposta di riforma costituzionale per introdurre un sistema diverso, denominato “premierato”, riforma non ancora approvata dal Parlamento. Introdurre surrettiziamente il premierato, attraverso una legge elettorale di rango ordinario, sarebbe un vero e proprio atto eversivo. Per essere chiari riteniamo indecente anche il continuo richiamo, diretto o indiretto, da parte degli organi di informazione all’individuazione di un candidato unico delle opposizioni.
Giorgia Meloni ha ottenuto l’incarico di formare il Governo non in virtù di una investitura preesistente alle elezioni politiche del 2022. I partiti della coalizione di centrodestra avevano concordato che avrebbero proposto quale candidato a Presidente del Consiglio il leader del partito di maggioranza relativa, non avevano scelto Giorgia Meloni, né, tantomeno, annunciato in campagna elettorale che lei sarebbe stata indicata Presidente del Consiglio. Quindi smettiamola di credere alla favola che lei sia stata scelta dagli italiani! Analogamente, la pretesa da parte della Meloni che le opposizioni debbano indicare il candidato unico del così detto “campo largo” a Presidente del Consiglio, ci sembra una forzatura estremamente pericolosa, oltre che una pretesa che andrebbe rimandata al mittente. Tanto più pericolosa in quanto, con una dose di estrema ingenuità, i due partiti attualmente più votati dell’opposizione, stanno seriamente ragionando sull’ipotesi di tenere delle “primarie” per la scelta del candidato premier. Siamo sempre stati contrari alle modalità in cui nel 2006 e nel 2013 si tennero le “primarie” del centrosinistra, ma in quell’occasione lo strumento, per quanto malgestito, aveva una sua, seppur discutibile, valenza giuridica in quanto la legge elettorale, nota come “porcellum” prevedeva l’indicazione di un “capo della coalizione”. Giova ricordare che quella legge elettorale è stata, per svariati motivi, dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte. Quell’indicazione di “capo della coalizione” fu una mediazione, subita all’epoca dal Quirinale, in quanto la proposta iniziale prevedeva la chiara indicazione del candidato a Presidente del Consiglio, proposta respinta dall’allora Presidente della Repubblica, Ciampi, che acconsentì alla mediazione solo per evitare uno scontro istituzionale. Va detto, per opportuna chiarezza, che sulla questione specifica la Corte costituzionale non si è mai espressa, non essendo mai stato oggetto di specifico ricorso; pertanto, resta fortemente dubbia la costituzionalità di una norma che dovesse prevedere, anche surrettiziamente, l’indicazione diretta del candidato a Presidente del Consiglio. Ed è del tutto evidente che, in assenza di una norma, che ribadiamo sarebbe incostituzionale, tale da imporre l’indicazione di una figura apicale di coalizione, l’eventuale celebrazione di elezioni “primarie”, da parte del “campo largo”, sarebbe un palese aggressione alle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica.