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di riccardo mastrorillo
Alla vigilia di queste elezioni regionali si respirava un clima di preoccupazione forte, per il significato politico che Matteo Salvini le aveva impresso, in particolare in Emilia Romagna, e forse anche per il modo aggressivo della sua campagna elettorale.
La paventata vittoria in Emilia Romagna della destra sovranista è stata miracolosamente evitata, e tutti hanno tratto un sospiro di sollievo, anche nello schieramento di centrodestra. L’analisi dei flussi elettorali e il semplice buon senso hanno rilevato come la paura di consegnare l’Italia a Salvini ha indotto molti elettori delusi del centro sinistra, che alle scorse elezioni avevano votato per il movimento 5 stelle a, turarsi il naso, e votare Pd. Ancora una volta il collante elettorale a sinistra è stata la repulsione per una destra vecchia, illiberale, pericolosa. Ma già questo è tanto.
La Lega è stata arrestata. Nonostante una campagna elettorale al di sopra di qualsiasi riga, nonostante l’appoggio incondizionato dei media, felici di bearsi nell’uomo forte del momento, nonostante i tentativi di suicidio, quotidianamente messi in campo dal PD, la Lega ha perso voti. Perché non solo non è riuscita a contendere l’Emilia Romagna alla sinistra, ma ha perso, rispetto alle Elezioni Europee, in pochi mesi, 69000 voti.
Non c’è da crogiolarsi sugli allori: il successo del Partito democratico è stato possibile solo per la enorme paura di consegnarsi alla destra, perché, a dispetto di quanto dicono i filosofi del nulla, la destra è viva e vegeta e la sinistra non è ancora dissolta, altro che non esistono più! Ma il pericolo resta in agguato, soprattutto se a sinistra e da sinistra non si riesca a mettere in campo una proposta politica che vada oltre la gestione del potere e che finalmente dia una prospettiva, un sogno, un progetto reale.
La campagna elettorale è stata quasi sempre basata sui cori da stadio, sulle accuse reciproche, sulle fake e sui commenti alle fake. Finché la politica non ricomincerà a confrontarsi sui programmi e sui contenuti, resterà solo lo scontro tra la barbarie e la palude, e questo è il vero rischio che possiamo correre. Una parte del Partito democratico, per garantire lo “status quo”, potrebbe non avere alcun interesse a ridimensionare Salvini, a mettere in sicurezza le istituzioni, a ricominciare a fare politica. Tutto sommato fomentare le follie salviniane si è dimostrato essere, in termini elettorali, più utile che proporre politiche riformatrici e il risultato di domenica scorsa ne è la dimostrazione. Forse, chissà, se Salvini non avesse esagerato nella retorica sfascista, i molti elettori 5stelle che hanno votato Bonaccini, sarebbero rimasti a casa o avrebbero votato Benini?
Forza Italia e il Movimento 5 stelle sono pressoché scomparsi: il paese è spaccato in due, chi è pro Salvini e chi contro; come accadde anche in Umbria la lotta è semplificata al massimo, chi è di sinistra vota Pd, chi è di destra vota Fratelli d’Italia. Per fortuna in una dimensione evoluta, in una regione di tradizione culturale elevata, all’interno della coalizione di sinistra sono state premiate le due liste che si richiamano all’ecologia, speriamo sia di auspicio ad una rinascita ecologista, ma soprattutto ad un ripensamento per una sinistra plurale.
Come si evince dalla tabella (recuperabile cliccando su analisi voto sopra) il PD ha aumentato i suoi voti rispetto a tutte le precedenti elezioni, la Lega no, e questo, per il momento, ci basta.