de “la lepre marzolina”
È trascorso un anno preciso dal giorno del suicidio, ma pare ieri, è come se fosse ancora tra di noi. Ogni giorno non ci fa mancare quelle scempiaggini inconciliabili tra loro che allietarono il suo governo. Accadde inaspettatamente, non si sa, forse per un soprassalto di onnipotenza, forse per un eccesso di mojitos, forse perché ignorava che il numero 343 è maggiore di 263, come gli ha insegnato la Camera un mese dopo, quando era già troppo tardi. L’imbonitore da paese compì l’insano gesto strangolandosi con le sue stesse ultime parole: «voglio i pieni poteri», «voglio i pieni poteri». Adesso si è ridotto a balbettare a vanvera: «chiudere tutto chiudere tutto», «aprire tutto aprire tutto», «mettetevi la mascherina», «toglietevi la mascherina», indosso la maglietta dei fascisti di Casa Pound ma «sono l’erede di Berlinguer»…. , il prossimo passo – temiamo – sarà: «Prima Napoleone».
Ogni paese della penisola ha un poveretto che si aggira per i vicoli e la gente, vedendolo parlare sempre più da solo, scuote la testa: «vi ricordate quanto era bravo a venderci le pentole al mercato…?». Fa davvero pena: prima aveva in tasca la Vittoria, adesso non gli sono rimasti che due Vittorio con cui trascinarsi fino all’osteria dove potersi abbandonare alle solite scurrilità.
la lepre marzolina – domenica 9 agosto 2020
Siete meravigliosi. Pochissime parole ma ben poste e vere!
Grazie vi seguo con attenzione e grande piacere