di riccardo mastrorillo
Qualche giorno fa ad Andalo hanno tagliato un abete di 113 anni, alto 23 metri e pesante 80 quintali, per inviarlo, con gli omaggi della Provincia Autonoma di Trento, a Piazza San Pietro. Il fatto di per sé non sarebbe una notizia importante, ma promuove alcune non banali riflessioni.
L’attuale Papa non perde occasione per proclamare e sostenere la difesa dell’ambiente, ha scritto sulla questione una Enciclica “Laudato Sii”, riferimento obbligato ormai di tutti gli ecologisti italiani. Abbiamo letto e apprezzato quell’enciclica, che rimedia a oltre un millennio di sistematica giustificazione della devastazione ambientale, da parte della Chiesa. Sulla base delle sacre scritture «E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”. Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo». (Genesi 1,27 – 29)
Restiamo confusi quindi dal fatto che, la Santa Sede, accetti che un albero così imponente sano e longevo venga sacrificato per abbellire Piazza San Pietro. Peraltro questo sacrificio viene compiuto al fine di promuovere una pratica assolutamente “pagana” mutuata da antichissime culture, in particolare del Nord Europa, per le quali l’Albero era una vera e propria divinità, l’Abete era l’albero sacro di Odino (il più potente e noto dio dei Germani e dei Vichinghi) La decorazione degli alberi aveva un significato simbolico in Scandinavia dove veniva usato per implorare il ritorno del Sole, nella settimana precedente e successiva al giorno con la notte più lunga (orientativamente il 6 dicembre). Una tradizione nemmeno mutuata dall’antica Roma, ove si decoravano le case con rami di pino, ma nei primi giorni di gennaio. Nel cristianesimo arcaico la Chiesa vietò l’uso dell’albero di Natale, sostituendolo con l’agrifoglio (simbolo della corona di spine, con le bacche rosse a ricordare il sangue e le foglie triangolari a simboleggiare la trinità), ma poi, come tutte le istituzioni umane, ha ceduto alla moda…..
Non sarebbe stato meno ipocrita limitarsi ad un presepio (più legato alla tradizione Italiana, in particolare Francescana), magari prodotto con materiale riciclato?
Anche in questa occasione l’incapacità della Chiesa di promuovere, nei fatti, atti coerenti alle teorie, con tanta dignità annunciate, non ci ha sorpreso. Meno che mai ci ha sorpreso la stupidità delle istituzioni locali di uno stato laico, nel distruggere un albero secolare, solo per appagare l’istinto servile nei confronti della religione.