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“COMITATO PER IL NO SUI REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA” – APPELLO

“COMITATO PER IL NO SUI REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA”

 Alleanza Giellista e Critica liberale, e quant’altri vorranno aggiungersi, costituiscono IL COMITATO NAZIONALE PER IL NO SUI REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA, che si oppone al Sì e sostiene l’astensione dal voto al fine di non raggiungere il quorum di legge.

APPELLO

1 – La nostra Costituzione prevede l’adozione del referendum abrogativo, l’uso corretto di questo strumento è l’abrogazione di leggi che si ritengono sbagliate, non il taglio di parti di leggi per ottenere risultati diversi dal principio della legge stessa. Il referendum deve essere abrogativo e non una forma surrettizia e impropria di legiferare. Le riforme, anche le più necessarie, devono essere concepite organicamente, discusse e approvate dai rappresentanti dei cittadini nel Parlamento. Inoltre, se si tratta di argomenti complessi e molto tecnici, c’è il forte rischio che gli elettori si orientino sulla base delle indicazioni dei partiti e non nel merito dei quesiti specifici. In questo caso l’urgente miglioramento e la velocizzazione della giustizia italiana devono passare dalle aule parlamentari, non dalle forzature referendarie. Inoltre è da deprecare la demagogica utilizzazione di referendum distorti in chiave antiparlamentare che mina alle basi il sistema complesso delle nostre istituzioni. La discussione è antica, ma mai come in questo caso è attuale.

 

  1. Il quadro della politica e dell’etica pubblica in Italia è catastrofico. Il fatto che alcune forze politiche abbiano proposto dei referendum, non per migliorare la giustizia italiana, ma per indebolire la magistratura è molto pericoloso. La giustizia italiana, come tutte le burocrazie di questo paese, funziona male. Le cause sono molteplici e occorre che il parlamento e le forze politiche le affrontino e si impegnino per una rapida e radicale riforma. Ma i referendum proposti non toccano alcun elemento reale per migliorare e velocizzare il sistema giudiziario, il loro obiettivo generale è chiaro: aumentare ulteriormente l’impunità, in particolare per i crimini dei potenti che meglio possono avvalersi di interpretazioni capziose e negatrici del diritto. Particolarmente gravi sono l’abolizione della Severino con l’intento di riportare i corrotti in parlamento e il depotenziamento indiscriminato della custodia cautelare, che aggrava l’insicurezza dei cittadini e non migliora le garanzie di libertà. Il vero problema è quello della eccessiva durata del procedimento (indagini + processo), ma questi referendum non sciolgono (né potrebbero) tale nodo. I referendum su separazione delle funzioni e metodo di votazione del CSM presentano aspetti di grande problematicità. Si tratta di questioni che richiedono soluzioni attente e calibrate votate in Parlamento. La verità è che anche questi quesiti referendari hanno l’obiettivo non solo simbolico di punire la magistratura. In effetti, si vuole dividere il paese in una truffaldina scomposizione tra sedicenti “garantisti” e cosiddetti “giustizialisti”. La Giustizia deve essere davvero efficiente e uguale per tutti, senza privilegi e impunità.

 

  1. L’assurdità di questi referendum, sedicenti garantisti, è dovuta poi al fatto che tra i proponenti c’è la Lega, il partito che in Italia ha più di tutti lucrato vantaggio elettorale strumentalizzando casi di criminalità; ha trasformato il sangue in consenso. La Lega è un partito beceramente “giustizialista” o placidamente “garantista” a seconda di chi sia il presunto colpevole. Se sono immigrati, la condanna è istantanea, non solo senza appello, ma proprio senza processo; se invece i presunti colpevoli sono propri membri o rappresentanti della sua base elettorale ecco diventare improvvisamente e graniticamente garantista. Composta da un ceto dirigente largamente compromesso in reati d’ogni genere, si è fatta complice di vergognose leggi ad personam e ha protetto privilegi e corporazioni. La presenza della Lega tra i promotori indica chiaramente come l’obiettivo non sia una giustizia egualitaria ma una giustizia, nella sostanza, debole nei confronti dei reati economici finanziari e della criminalità politica, e implacabile verso la piccola criminalità.

 

  1. È errato l’utilizzo “legislativo” dello strumento referendario e , in più questi referendum sono profondamente sbagliati sia nel merito sia per l’uso politico che se ne vuole fare. Il Comitato invita associazioni, partiti e singoli cittadini ad adoperarsi per ottenere il fallimento di questa iniziativa referendaria attraverso l’astensione dal voto. La legalità in Italia deve tornare un tema centrale del dibattito politico e la giustizia deve riacquisire autorevolezza ed efficienza, per entrambi questi obiettivi il referendum non deve passare.

Alleanza giellista e Critica liberale

Daniele Bonifati

Giuseppe Bozzi

Antonio Caputo

Maurizio Fumo

Franco Grillini

Raffaello Morelli

Francesco Somaini

Per aderire all’Appello e collaborare a questa iniziativa scrivete alla mail: info@criticaliberale.it

 

 

“CAMPO LARGO”? NO. CAMPOSANTO

Altro salto nel baratro di Goffredo Bettini, l’ideologo del Pd. L’inventore del “Campo Largo”, la linea strategica di Enrico Letta, ogni tot mesi fa una pensata, e il suo partito lo segue come i topi il Pifferaio magico di Hameln. Avendo nel Dna il Compromesso storico e i “Fratelli in camicia nera”, il Pd nella sua storia non fa altro che riprodurre la creatura berlingueriana in una caricatura sempre più ridicola, sempre più indecente. Così non riesce ad immaginare altro che inciuci e consociativismi vari e, dato che non ha alcuna linea politica, fa come il pugile suonato a cui non resta che aggrapparsi al suo avversario. Così almanacca su sempre più veloci e progressivi spostamenti a destra. Non sempre gli riescono, ma nel frattempo perde per strada valori, elettorato e politiche di riferimento. Invece di motivare di nuovo gli elettori astenuti per disgusto, insegue i ceti politici di destra. Facendo aumentare il disgusto. Che assommandosi alla crescente miseria sociale darà frutti prevedibili.  Geniale.

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LA SOLUZIONE AL BATTESIMO DEL CANTANTE ACHILLE LAURO PER LA DESTRA POLITICA E IL VATICANO.

di giacomini alessandro 
 
Il cantante Achille Lauro in occasione del recente festival di Sanremo si battezza durante la sua esibizione canora, riconducendo il suo gesto ad un significato familiare, dedicandolo alla madre il giorno della sua nascita,

le madri ci danno la vita ogni giorno, oggi è un nuovo inizio, vi omaggio del mio battesimo“.

Sarà pure simbolico, oppure una semplice provocazione, ma che di fatto ha mosso vari esponenti politici del centrodestra, associazioni affini, movimenti integralisti cattolici, compresa la stessa CEI.

Nella pagine di facebook  i vari esponenti politici di destra commentano l’esibizione del cantante Achille Lauro con toni da crociata. Continua la lettura di LA SOLUZIONE AL BATTESIMO DEL CANTANTE ACHILLE LAURO PER LA DESTRA POLITICA E IL VATICANO.

SPECIALE: PRETI PEDOFILI – Perché un molestatore lavora ancora come prete?

di mark lowen
BBC News, Roma
Pubblicato10 ore fa
Vaticano, Piazza San Pietro
La BBC ha scoperto come una cultura di complicità e negazione nasconda la vera portata degli abusi sessuali da parte dei clericali in Italia. Un caso scioccante che abbiamo approfondito mostra come gli abusatori nella Chiesa possano sfuggire alla giustizia. Questo account contiene descrizioni che i lettori potrebbero trovare sconvolgenti.
Lo chiameremo “Mario”. Si tira leggermente indietro mentre ci stringiamo la mano, ancora chiaramente a disagio con il contatto fisico. E alla mia prima domanda: “Come stai?” – che speravo lo avrebbe facilitato dolcemente nella conversazione, si rompe immediatamente.
“Questa intervista mi sta riportando a tutto”, balbetta, a malapena in grado di tirare fuori le parole attraverso le lacrime.
Mario non ha mai parlato prima con un giornalista di quella che chiama la sua “schiavitù sessuale” per mano del suo prete d’infanzia.
Il nostro viaggio ci porterà dall’orribile testimonianza di Mario, all’affrontare faccia a faccia il suo aguzzino – e infine alla ricerca di risposte da coloro che hanno permesso al sacerdote di continuare a celebrare la Messa fino ad oggi.
La sua è una delle innumerevoli storie di abusi sessuali clericali in Italia, che non ha mai affrontato adeguatamente il flagello. Nonostante abbia il più alto numero di sacerdoti di qualsiasi Paese e la sede della Chiesa cattolica nel suo cortile, l’Italia non mantiene statistiche ufficiali sulla questione e non c’è stata alcuna inchiesta pubblica.
All’ombra del Vaticano, i peccati dell’Italia sono nascosti sotto un velo di tenebre.

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Eutanasia, mio fratello si è ucciso per esigenza di dignità.

di carlo troilo

Eutanasia, mio fratello si è ucciso per esigenza di dignità. Perciò dico: serve legiferare sul fine vita

Nell’aprile del 2004 mio fratello Michele – 72 anni, scapolo, malato terminale di leucemia – decise di farla finita gettandosi dal quarto piano della sua casa a Roma.

Michele sopportava con coraggio le fasi estreme della malattia, anche perché assistito quotidianamente da medici volontari dell’ospedale che lo aveva avuto in cura. Purtroppo una sera – dopo che l’avevo salutato per tornare a casa – Michele ebbe per la prima volta una crisi di incontinenza. La signora che lo assisteva per la notte lo spogliò, lo portò in bagno per lavarlo e lo rimise a letto con un pigiama pulito, non ritenendo necessario avvertirmi di quanto avvenuto.

Michele si addormentò – o finse di dormire – e all’alba aprì le finestre del terrazzo e si gettò dal quarto piano, schiantandosi sul tetto del garage. Dunque, si uccise non per sfuggire a sofferenze fisiche, ma per una esigenza di dignità.

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“Repubblica perde identità”. Quattro redazioni contro la pubblicità mascherata

 

 
“Il 14 febbraio si è purtroppo ripetuto un fatto che consideriamo allarmante e che riguarda la commistione tra giornalismo e pubblicità”.

Comincia così una missiva al Comitato di redazione dei servizi di Cronaca nazionale, Cronaca di Roma, Economia e Interni de la Repubblica. 

Una forma di protesta contro l’invasione della pubblicità nei contenuti redazionali, che nel quotidiano diretto da Maurizio Molinari sta diventando un’onda alta. Viene chiamata in causa la reputazione e l’identità del giornale fondato da Eugenio Scalfari nel 1976 e viene chiesto un intervento chiaro del direttore.

Il Cdr ha scritto di condividere le preoccupazioni dei colleghi e ha chiesto al direttore di fissare al più presto un confronto sul tema.

L’episodio del 14 febbraio è questo: l’account Twitter di una delle cronache locali di Repubblica ha cominciato a pubblicare “articoli” promozionali senza alcun avviso per il lettore che si trattasse di materiale commerciale. “In generale -dicono le 4 redazioni- stiamo assistendo ad un aumento preoccupante di ‘articoli’ ad opera di Manzoni (la concessionaria di pubblicità) che vengono pubblicati sul nostro sito e partendo direttamente dal nostro sistema editoriale, i quali per un occhio distratto sono indistinguibili da quelli di cronaca, avendo gli stessi caratteri e la stessa formattazione”.

Le quattro redazioni ribadiscono che con queste scelte senza alcuna motivazione giornalistica, ma esclusivamente pubblicitaria, “si sta snaturando profondamente l’anima e la missione di Repubblica e il lavoro dei suoi giornalisti. E che in questo modo si sta nuocendo alla reputazione e all’identità di Repubblica, un bene che ha un valore etico ma che è anche a garanzia del suo sviluppo economico”. Secondo la lettera, l’utilizzo dei social network e dei sistemi editoriali devono essere esclusivamente gestiti dalla redazione di Repubblica e dai suoi giornalisti. La richiesta è che il direttore dica parole e dia direttive  chiare e nette sulla questione.

Una settimana fa la redazione Interni del giornale aveva protestato col Cdr per altri due episodi di commistione -sul sito e sui social- fra giornalismo e pubblicità.

[da Professione Reporter]

B S L M è una rubrica di “critica liberale, che segnala le brutture che sempre più spesso invadono l’informazione italiana, sia sulla “carta stampata” sia sulla Rete. B S L M vive delle segnalazioni dei lettori. Indicate le B S L M e documentatele a info@criticaliberale.it

i no vax – no senno

Un centinaio di no-vax paralizzano il centro di Roma occupando piazza San Marco, qualcuno guarda nostalgico al più noto balcone di Piazza Venezia, contenuti – a distanza – dalle forze dell’ordine: gli studenti sono stati manganellati, mentre costoro che platealmente, esortati dal loro leader Pappalardo, annunciano di voler arrestare Draghi e Speranza, sono impunemente liberi di bloccare la capitale……

il gRillo parlante

LA DIGNITA’ TRA “IL PELO NELL’UOVO” E “ALL’ACQUA DI ROSE”

I politici si accapigliano sulle “porte girevoli” dei magistrati che passano dall’amministrazione della giustizia alla politica per poi tornare alla giustizia pur avendo perduto ogni credito di terziarietà. Nel frattempo, senza alcuna dignità il neo presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, mostra chiaramente di voler usare il suo ruolo per rifarsi una “posizione” politica per quando fra otto mesi scadrà il suo compito a Palazzo della Consulta. Già era stato criticato l’intervento sguaiato dello stesso giorno della sua elezione (ricordiamolo: per anzianità, e per una prassi discutibile), dove – senza che alcuno glielo chiedesse -aveva voluto regalare agli italiani il suo pensiero a favore del semipresidenzialismo. Amato ha superato le opportunità delle “porte girevoli”, intende stare sulla porta e contemporaneamente “fare politica” e giudicare la legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge ecc..

In questo paese senza dignità non ha fatto tanto scandalo che colui che dovrebbe essere il garante e massimo custode della Costituzione avesse colto la prima occasione per esprimere il suo “pensiero politico” su come stravolgere le istituzioni. Facendo finta di dimenticare che la revisione della Carta costituzionale e dell’assetto istituzionale è compito della politica e non della più alta magistratura, la quale deve solo accertare che le leggi siano osservanti o no della Costituzione. Ovviamente aveva torto chi pensò che fosse un incidente e che dietro non ci fosse una strategia, in un paese senza dignità dove sono davvero troppi coloro che senza dignità approfittano della posizione raggiunta per accrescere il potere personale senza minimamente preoccuparsi di come questo comportamento mini alla radice le istituzioni. D’altronde non saremmo arrivati a questo punto se da anni in troppi non si dedicassero impunemente alla distruzione del paese. Alla vigilia della decisione sulla costituzionalità di quesiti referendari, l’ineffabile Amato – prima ai suoi tecnici poi addirittura mettendolo per iscritto sul sito dalla Consulta – ha di nuovo esternato e anticipato la decisione: “I referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino”. E noi, ingenui, che pensavamo che i giudizi della Corte costituzionale fossero sempre frutto di un serio studio giuridico e non “all’acqua di rose” secondo gl’interessi politici (presenti e soprattutto futuri) dei propri Presidenti. Eravamo anche convinti che i giudizi passati mai fossero stati deviati dalla volontà di “buttare nel cestino” ciò che era legittimo, come invece adombra Amato…. Picconando la Corte.

Alcuni giornali hanno trovato l’ultima “uscita” politica di Amato “irrituale o “a gamba tesa”, quindi qualche minima reazione c’è stata; invece è davvero preoccupante che gli altri 14 giudici che compongono la Corte non siano andati dal loro Presidente per leggergli l’art. 134 e seguenti della Costituzione che indica con precisione i compiti e i limiti del loro organismo, non a caso inserito nel Titolo VI – “Garanzie costituzionali”. Per poi avvertirlo che, se egli intende continuare a pervertire il ruolo della Corte con dichiarazioni o ammiccamenti politici, sono davvero ben lieti di accogliere le sue dimissioni. Perché essi hanno una dignità da difendere. E, con la loro, la dignità (quella evocata recentemente da qualcuno) dell’Istituzione a cui sono stati chiamati.

 

Patti Lateranensi, a scuola sarebbe il momento di abolire l’ora di religione

di carlo troilo

Nell’anniversario dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) varrebbe la pena di “fare il punto” sulla situazione dei rapporti fra Chiesa e Stato e di riprendere con forza l’idea di abolire definitivamente “l’ora di religione” così come la conosciamo da sempre.

Due mi sembrano le possibili soluzioni:

1) sostituire l’ora di religione (cattolica) con una “ora delle religioni” (anche per tener conto della moltitudine di residenti in Italia che provengono da paesi con religioni diverse dalla nostra);

2) inserire ampi riferimenti alle religioni – con il debito spazio per quella cattolica, di gran lunga la più praticata in Italia – nelle ore di storia e filosofia o in quelle di educazione civica (un altro ruolo di insegnamento in cui la scuola italiana non sembra in grado di trovare sufficiente applicazione).

Per una dozzina di anni il giornalista (e presidente della fondazione Critica Liberale) Enzo Marzo ha realizzato un rapporto annuale sulla secolarizzazione della società italiana di cui gli eravamo grati, perché era la sola fonte di notizie attendibili su come cambiasse l’Italia nel rapporto fra credenti e non credenti.

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NOTIZIA FALSA IN PRIMA PAGINA

   

Corriere della sera. sabato 5 febbraio 2022 – prima pagina.
Pd primo partito – ma avanza FdI

La tabella pubblicata appena sotto al titolo riporta che FdI è invece passata dal 19,5% a 19,03 (-0,2). Quindi non avanza, ma arretra. Notizia falsa in prima pagina.
“critica liberale” inaugura una rubrica intitolata B S L M, in cui segnaliamo le brutture che sempre più spesso invadono l’informazione italiana, sia sulla “carta stampata” sia sulla Rete. B S L M vive delle segnalazioni dei lettori. Indicate le B S L M e documentatele a info@criticaliberale.it
 

LO SHOW DEL NULLA

di carla corsetti
(Segretario nazionale di Democrazia Atea)

La comparsata di Bergoglio su Rai Tre si presta a molte letture ed interpretazioni, non tutte negative.
Innanzitutto è stato evidente come il Capo della Monarchia extracomunitaria confinante abbia tentato l’ultima carta del salvataggio della sua anacronistica setta rispetto alla secolarizzazione della società.
Soprattutto le nuove generazioni, in effetti, hanno raggiunto percentuali ottime di emancipazione dalla religione, sono sempre meno subordinate alle ridicole ritualità che la lobby vaticana offre per mantenere il proprio privilegio, e se Bergoglio ha tentato la carta dell’audience per cercare di recuperarle, vuol dire che le lucide prospettive mangerecce della sua casta clericale non sono messe proprio bene, e questo è un altro buon segnale.
Sotto il profilo dei non-contenuti sciorinati in quella conversazione televisiva, occorre dire che entrambi i protagonisti, intervistato e intervistatore, hanno mantenuto un profilo di tale mediocrità che a confronto le conversazioni di don Camillo e Peppone nel romanzo di Guareschi sembravano avere lo spessore dei simposi filosofici.

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