COME DISTRUGGERE IL PORTO DI LA SPEZIA

di nicola caprioni

Il porto della Spezia è uno dei maggiori scali portuali italiani. Con la riforma delle autorità portuali è stato unito al porto di Marina di Carrara, in una innaturale “Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale”. Come tutte queste fusioni effettuate d’ufficio e senza che vi sia un reale sistema unico tra i diversi porti, essa si risolve in una semplice quanto inutile operazione burocratica.

Il Golfo della Spezia è un fiordo naturale, che offre un riparo naturale alle imbarcazioni. Ha luoghi molto belli, ma non è uno spazio infinito. Una delle mancanze più gravi è la mancanza di una pianificazione e la scelta strategica di un futuro per l’area. In uno spazio, abbastanza ristretto, è ospitata una base della marina militare, a cui è dovuta la nascita stessa della città in senso moderno. Oggi occupa vaste aree, anche se il numero delle navi, degli operai impiegati nell’Arsenale Militare e dei militari in forza è fortemente calato rispetto al passato. Cosa che dovrebbe indurre almeno a un parziale liberazione delle aree militari in abbandono o sottoutilizzate.

Alla presenza militare si affianca il porto mercantile, che ha il suo retroterra non nell’immediato, ma nella capace piana di Santo Stefano Magra, circa 12 chilometri nell’interno, la di là delle colline, che circondano da vicino il golfo. Il porto ha movimentato oltre 1 milione e trecentomila container con un costante aumento, dopo la pausa della pandemia da COVID, mentre sono in calo le merci varie, dovute alla chiusura del terminal del carbone e al calo dei prodotti petroliferi. Il porto della Spezia presenta un dato estremamente positivo per quanto riguarda il traffico su rotaia, essendo il porto italiano che smista la più alta percentuale di merci per ferrovia.

Un problema enorme è dato dalla presenza della mega navi da crociera, presenti da non più di 15 anni nel golfo, che portano un grave inquinamento atmosferico, fortemente osteggiato dai cittadini, con una ricaduta economica, che, al di là degli sbandieramenti propagandistici di Comune e Regione, non portano reddito alla città, ma caos e traffico congestionato. A queste due presenze si unisce la presenza della nautica da diporto, che vanta due grandi porticcioli turistici all’interno del golfo e un intenso flusso di battelli per servizi turistici verso le Cinque Terre e le isole del golfo. Da ultimo si è pensato di potenziare il vecchio impianto di rigassificazione di Panigaglia, vicino allo straordinario sito di Portovenere, patrimonio UNESCO, con la pericolosa idea di imbarcare camion carichi di GNL su chiatte, per fare attraversare il golfo in diagonale e approdare sulla costa opposta, vicino all’autostrada.

Una grande polemica è sorta sulla presunta restituzione alla città di calata Paita, che nella retorica del sindaco Peracchini avrebbe dovuto essere “una spiaggia in città”. Ben difficile che qualcuno osasse pensare di immergersi nelle acque di un porto. In ogni caso la calata è un luogo angusto delimitato da grandi gru, container e vista di grosse navi. Da ultimo il progetto di costruirvi il nuovo terminal crociere è stato bocciato dal Consiglio di Stato, che ha confermato la sentenza del TAR, costringendo le autorità a ripensare l’intero progetto con la soddisfazione delle associazioni ambientaliste e dei cittadini, che ritenevano ridicolo chiudere la vantata area libera dagli edifici del terminal crociere.

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