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I NUOVI BARBARI: OLIVIERO TOSCANI

Seconda puntata della nuova rubrica  di critica liberale in cui inventariamo parole e atti dei nuovi barbari, di coloro che – pur ricoprendo spesso ruoli pubblici – lavorano a tempo pieno per far precipitare il paese in una ignoranza, volgarità e inciviltà senza rimedio.

Oliviero Toscani, ospite a Un giorno da pecora su Radio1, ha detto la sua:  “ma a chi interessa che caschi un ponte” , dopo le polemiche sullo scatto che ritraeva insieme  le Sardine e Luciano Benetton, committente da decenni di Oliviero Toscani. Appunto.

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DUE “DOMANDE GIUSTE” A BERLUSCONI

Il Ppe ha prolungato la sospensione deliberata prima delle elezioni europee nei confronti di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbàn, accusato più che giustamente d’essere antisemita, antieuropeo, ma soprattutto di aver stabilito in Ungheria un regime dichiaratamente illiberale e liquidatore dello stato di diritto.

«Caro Berlusconi, lei da trent’anni si dichiara liberale e continua a farlo tuttora, nonostante le sue politiche pubbliche. I suoi ghost rider e i liberaloidi insistono contro ogni evidenza. Lo sappiamo che lei non ci crede, ma perché continua ad avallare questa bufala che, tanto per fare un esempio, potrà metterla in difficoltà a Palazzo Grazioli dove ha invitato a pranzo l’antisemita Orbàn, che potrebbe chiederle: “Lei che mi vuole ostinatamente nel gruppo europeo dei popolari  – e la ringrazio – perché non ha il coraggio di affermare pubblicamente, come faccio io, il suo odio per il liberalismo?’’». [e.ma.]

la domanda giusta

[Nella foto, Matteo Salvini con Alexander Dugin, ideologo di Putin e fondatore del partito nazional-bolscevico]

di enzo marzo

È l’”uovo di Colombo”, ma nessun politico e/o giornalista da anni sa far reggere in piedi sul tavolo un uovo. La nuova Cristoforo Colombo è Elly Schlein, la giovane “Coraggiosa” che ha preso il massimo delle preferenze in Emilia-Romagna. Semplice, spiega lei: «Bisogna fare la “domanda giusta”». E ha dato l’esempio affrontando Salvini per chiedergli: «Ma perché per 22 volte non ti sei presentato alle riunioni sui negoziati di Dublino?». E Salvini fa scena muta. Bocciato.

In questi ultimi due anni quante domande avrebbero potuto rivolgere al Demagogo dell’estrema destra i nostri assonnati politici o coloro che lo dovrebbero fare per professione e invece sono imboscati nella nebbia del potere, al motto di “non si sa mai”?. Elly Schlein non lo afferma espressamente ma sottintende che, se nessuno fa la “domanda giusta”, vuol dire che c’è una rete soffocante di complicità che stringe politica e informazione, anche quella politica e quella informazione che nel teatrino della comunicazione recitano (male) il ruolo dei due avversari che imprecano l’un contro l’altro, ad uso della massa che deve restare sempre più immersa nell’ignoranza fino alla cima dei capelli. 

Le domande giuste sono anche quelle semplici. E ce ne è per tutti.

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USCITO IL N. 57 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT

per scaricare il pdf clicca qui  e anche qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/07/non-si-fanno-mai-le-domande-giuste-ai-politici-ecco-quelle-che-faremmo-noi-di-critica-liberale/5694674/

Sommario
l’osservatore laico – in esclusiva
3. emanuela provera, pedofilia ecclesiastica, il caso del cardinale barbarin
cosmopolis
4. claudia lopedote – andrew morris, brexit day -unintended consequences
res publica
6. maurizio fumo, una modesta proposta in tema di prescrizione, anzi due
8. le peripezie di un avventuriero
10. riccardo mastrorillo, il virus e gli sciacalli nell’era dei social
la biscondola
9. paolo bagnoli, tragica mediocrità e ridicolo populismo
nota quacchera
11. gianmarco pondrano altavilla, cina, coronavirus e libertà di informazione
la vita buona
12. valerio pocar, pena certa ma proporzionata
lo spaccio delle idee
14. paolo fai, riflessioni sulla shoah
17. winston churchill, lasciate che l’europa sorga
in fondo
19. enzo marzo, la domanda giusta
23. comitato di direzione
23. hanno collaborato
9. bêtise d’oro
4-11. bêtise

PEDOFILIA ECCLESIASTICA: IL CASO DEL CARDINALE BARBARIN – QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

con un commento di padre pierre vignon alla sentenza della corte d’appello di lione del 30 gennaio 2020 che assolve il cardinal philippe xavier ignace barbarin dal reato di omessa denuncia. [PUBBLICATO SU “NONMOLLARE N. 57 DI LUNEDI’ 3 FEBBRAIO 2020]

di emanuela provera

Dopo aver ricevuto la notizia della sua condanna a sei mesi di carcere il 7 marzo del 2019, il cardinale Philippe Barbarin annunciò che avrebbe fatto ricorso avanti la Corte di Appello di Lione.

Gli accadimenti che coinvolgono i protagonisti di questa drammatica vicenda hanno avuto una importante eco mediatica, tanto da essere raccontati nel film di François Ozon intitolato Grazie a Dio, uscito in Italia il 17 ottobre 2019.

La vicenda processuale è complessa perché coinvolge più persone e più fatti, e si fonda su due chiari addebiti mossi al cardinale Barbarin: non avere prevenuto, come avrebbe potuto, gli abusi nei confronti dei minori, e non avere denunciato gli abusi nei confronti dei minori, di cui sarebbe stato a conoscenza.

All’udienza del 30 gennaio scorso la Corte d’Appello di Lione ha assolto il cardinale Barbarin confermando che era a conoscenza dei fatti, ma stabilendo la prescrizione per il reato di omessa denuncia, a differenza di quanto invece aveva sostenuto in primo grado.

La sentenza che assolve Barbarin probabilmente non chiude il procedimento giudiziario che proseguirà in Corte di Cassazione, come annunciato da François Devaux, presidente dell’associazione “La Parole Libérée”.

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CAUSA CHE PENDE, CAUSA CHE RENDE

E’ intollerabile l’atteggiamento degli avvocati milanesi che, prima, cercano di non far parlare Davigo all’apertura dell’Anno giudiziario e poi , non riuscendoci, si alzano e abbandonano la sala. Un atto di illiberalismo e di inciviltà assoluto. Una dimostrazione, delle più gravi, del degrado in cui è precipitato il paese, dove ha preso il sopravvento la difesa del proprio interesse corporativo. Gli avvocati  milanesi dovrebbero chiedere scusa e soprattutto spiegare bene la loro parte di responsabilità sul fatto che la metà dei processi  vengono gettati nel cestino.

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NICOLA LODI, LEGHISTA – VITTORIO SGARBI, TRASFORMISTA CON FALSO E TRUFFA AGGRAVATA

Critica liberale inaugura una nuova rubrica in cui inventariamo parole e atti dei nuovi barbari, di coloro che – pur ricoprendo spesso ruoli pubblici – lavorano a tempo pieno per far precipitare il paese in una ignoranza, volgarità e inciviltà senza rimedio.

«Vi faremo un culo così. Vi avverto, vi farò male. Vi colpirò politicamente. Da lunedì sparirete, tornerete nei meandri da cui siete venuti».

Sono le parole pronunciate, in diretta Facebook, dal vicesindaco leghista di Ferrara, Nicola Lodi, che si rivolge ai giornalisti di La7 che in questi giorni hanno realizzato un’inchiesta con l’intercettazione del vice-capogruppo del Carroccio, Stefano Solaroli, che propone alla collega di partito, Anna Ferraresi, un contratto a tempo indeterminato in Comune in cambio delle dimissioni da consigliera (Ferraresi era considerata una piantagrane per le continue denunce sul degrado in città). “Piazzapulita”, che ha mandato in onda il servizio di Alessio Lasta, ha scritto su Twitter: «Ecco la delicata reazione del vicesindaco di Ferrara alla nostra inchiesta». Lodi, detto Naomo, continua a mantenere la casa popolare di quando era barbiere, nonostante l’attuale stipendio di 4.800 euro al mese.

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L’Italia è guidata da «un governo di criptochecche con fidanzati di copertura, gente a cui piace prenderlo in quel posto e vuole costringere gli italiani a fare la stessa cosa».

Vittorio Sgarbi, deputato trasformista, già condannato a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi e assenteismo nel periodo 1989-1990, mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali, candidato di Forza Italia alle regionali in Emilia-Romagna, 5 gennaio 2020

MAFIOSI E COLLUSI (con PS)

Alessandro Sallusti, per difendere il suo padrone Berlusconi coinvolto dalle testimonianze dello stragista mafioso Graviano, ci va giù duro e intitola il suo editoriale sul “Giornale”: “Ricordiamoci che i mafiosi sono uomini di merda”. Noi lo abbiamo sempre saputo. Ma ci chiediamo: per Sallusti sono “uomini di merda” anche coloro che sono stati condannati in via definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, come, per esempio, Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia?

ps: Dimenticavo: caro Sallusti, come si potevano svolgere ad Arcore le “cene eleganti” e i vari “bunga bunga” , se lì ci lavorava e viveva il  pluriomicida mafioso Vittorio Mangano, che fu definito da Paolo Borsellino una delle «teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia». Pensi che fetore, ad Arcore.

la lepre marzolina – sabato 8 febbraio 2020

NON POSSIAMO DIRCI INNOCENTI

Antisemitismo. Non possiamo dirci innocenti

Stiamo scendendo nell’abisso. Dobbiamo cominciare a domandarci dove porta e quando si fermerà questa mutazione in corso del nostro Paese, che dopo aver travolto il linguaggio e la coscienza civica sta attaccando lo spirito di convivenza fino ad alterare il carattere collettivo degli italiani
 
 

Stiamo scendendo nell’abisso, senza sapere dove arriveremo, fino a quando cammineremo nel buio. Dobbiamo cominciare a domandarci dove porta e quando si fermerà questa mutazione in corso del nostro Paese, che dopo aver travolto il linguaggio e la coscienza civica sta attaccando lo spirito di convivenza fino ad alterare il carattere collettivo degli italiani, liberando forze sconosciute e inquietanti, in un’inversione morale della democrazia. Chi ignorava gli allarmi di questi ultimi anni, i richiami striscianti al fascismo, la ferocia del linguaggio, la brutalità della politica, e banalizzava ogni regressione azzerandone il significato, oggi si trova davanti un’immagine iconica dell’oscurità in cui stiamo precipitando.

Una stella di David e la scritta “Juden hier” (qui abita un ebreo) tracciate sulla porta di casa a Mondovì di Lidia Beccaria Rolfi, deportata a Ravensbrück perché staffetta partigiana, e nel campo testimone dell’Olocausto.
Guardiamo fino in fondo quel gesto. Qualcuno è uscito di casa nella notte come un ladro, con lo spray nero, con il proposito di imbrattare in anticipo il Giorno della Memoria, individuando come bersaglio una vittima del nazismo e scegliendo un rituale fascista, per replicarlo nel 2020, in un Paese democratico, nel cuore dell’Europa e in mezzo all’Occidente. Qualcuno tra i minimizzatori dirà adesso che si tratta di un gesto isolato: e ci mancherebbe altro. Ma la verità è che il contesto italiano rende plausibile quell’atto, certamente estremo e tuttavia non incoerente con il clima sociale, politico e culturale, di cui segna anzi il tracciato, spingendosi fino al confine. Si tratta dunque di leggere con attenzione i segni evidenti di questa trasformazione in corso.