di pierfranco pellizzetti
Il professor Montanari insiste e raddoppia.
Nelle sue ultime comparsate televisive sembrava aver incassato le dure repliche della realtà e – quindi – dava vaghi segni di aver iniziato a tenere a freno il suo perfettismo cattolico applicato alla tragedia ucraina. La protervia ammantata da ansia di martirio priva di rischi effettivi.
Falsa impressione, perché oggi sul “Fatto Quotidiano” ritorna alle posizioni di partenza. Ossia la predicazione di un pacifismo unilaterale come forma superiore di realismo, promossa dalla superiorità morale dello spirito credente. Per cui “il pacifista da tinello” se la prende con “i guerrafondai da divano” che pretenderebbero di far continuare la carneficina”, per cui «arrivati a questo punto, l’unica posizione morale per noi occidentali è la più forte pressione possibile per un cessate il fuoco immediato, per un tavolo della pace dove Ucraina e Russia trovino un accordo. Un accordo che sarebbe comunque meglio della continuazione di questa carneficina senza senso». Scelta morale o non piuttosto la pretesa di sovrapporre alla realtà il proprio dottrinarismo, come viatico sicuro per il paradiso del politicamente corretto. Anche perché la condizione primaria per arrivare all’annunciato accordo è che entrambi i contendenti manifestino la benché minima intenzione di arrivare a tale accordo. Condizione inesistente se la parte putiniana dichiara di infischiarsene della realtà nel palleggiamento derisorio di due tesi: “in questo momento non ci sono invasioni in atto” (linea Ladrov), “l’Ucraina non esiste e deve tornare a far parte della Russia” (linea Putin).
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