di marta loi
Le immagini si sa, sono più potenti del testo , “arrivano prima”.
Ecco…inizio scrivendo che questa non è la mia tomba, ma è quella di mio figlio.
Mesi fa, condividevo con sdegno un post sullo scandalo delle proposte, in giro per l’Italia, in merito a cimiteri di feti e prodotti del concepimento senza il consenso delle donne.
L’ho fatto perché ero all’oscuro di cosa accade nella realtà nel comune di Roma.
Ecco siccome non si deve mai generalizzare racconto cosa è successo a me.
Nel momento in cui firmai tutti i fogli relativi alla mia interruzione terapeutica di gravidanza, mi chiesero:
“Vuole procedere lei con esequie e sepoltura? Se sì, questi sono i moduli da compilare. ”
Risposi che non volevo procedere, per motivi miei, personali che non ero e non sono tenuta a precisare a nessuno.
Avevo la mente confusa, non ho avuto la lucidità sufficiente per chiedere cosa succedesse al feto.
Dopo circa 7 mesi ritirai il referto istologico, e pensando ai vari articoli sulle assurdità su sepolture di prodotti del concepimento, ebbi un dubbio.
Decisi di chiamare la struttura nella quale avevo abortito, e dopo aver ricevuto risposte vaghe, decido di contattare la camera mortuaria.
“Signora quale è il suo nome?”
“Loi Marta”
“Signora il fetino sta qui da noi.”
” Ma come da voi?”
“Signora noi li teniamo perché a volte i genitori ci ripensano. Stia tranquilla anche se lei non ha firmato per sepoltura, il feto verrà comunque seppellito per beneficenza. Non si preoccupi avrà un suo posto con una sua croce e lo troverà con il suo nome”.
“Scusi ma quale nome? Non l’ho registrato. È nato morto.”
“Il suo signora. Stia tranquilla la chiameremo noi quando sarà spostato al cimitero”
“Ok grazie mille.”
……..
Bene, scopro che sul sito di Ama cimiteri capitolini esiste una sezione dedicata a descrivere lo scenario nel quale si inseriva quel progetto di “giardino degli angeli” del 2012.
“In assenza di un Regolamento regionale, questo tipo di sepoltura è disciplinata dai commi 2, 3 e 4 dell’art. 7 del D.P.R. 285/90 (Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria) che, in sintesi prevede che:
…………
i “prodotti del concepimento” dalla 20^ alla 28^ settimana oppure i “feti” oltre la 28^ settimana, vengono sepolti su richiesta dei familiari o, comunque, su disposizione della ASL.
………
Sempre presso il Flaminio, esiste un altro campo a cui sono destinati i “prodotti del concepimento” o i “feti” che non hanno avuto onoranze funebri perché sepolti
su semplice richiesta dell’ASL.
Gli stessi giacciono in fosse singole, contraddistinte da un segno funerario apposto da AMA-Cimiteri Capitolini, costituito da CROCE DI LEGNO ed una targa su cui é riportato comunemente il NOME DELLA MADRE…..”.
A questo punto mi sembrano ovvie le riflessioni su quanto sia tutto scandalosamente assurdo, su quanto la mia privacy sia stata violata, su quanto affermare che “ci pensa il comune per beneficenza” abbia in qualche modo voluto comunicare “l’hai abbandonato e ci pensiamo noi”…. Ecco … Potrei dilungarmi sulla rabbia e l’angoscia che mi ha provocato vedere che senza il mio consenso, altri abbiano seppellito mio figlio con una croce, simbolo cristiano, che non mi appartiene e con scritto il mio nome. No. Non lo faccio perché il disagio emotivo che mi ha travolto riguarda me e solo me.
Il campo in questione del cimitero Flaminio è pieno di croci con nomi e cognomi femminili.
Questo é accaduto a Roma.
Questo é accaduto a me.
Ci tengo a dire che, nonostante tutto, non dimenticherò mai l’umanità e la gentilezza del personale della camera mortuaria che ha seguito la mia vicenda per mesi.