di enzo marzo
Paolo Guzzanti dovrebbe essere onorato come inarrivabile Maestro da tutti i giornalisti italiani. E portato ad esempio ai giovani che vogliono intraprendere questa professione sempre più amata dagli italiani. Per settimane è stato in prima fila delle frotte di giornalisti prezzolati da Berlusconi, scrivendo un pezzo al giorno per dimostrare quanto gli italiani fossero fortunati giacché uno statista come Berlusconi, di specchiata moralità e di inenarrabile sagacia politica (dopo tutto chi è lo statista che ha chiuso la “guerra fredda” se non lui?, lo sanno tutti, dopo averlo letto sul “Corriere della sera”), aveva deciso di ascendere al Supremo Colle. Non c’è stato superlativo assoluto che il Maestro non abbia sciorinato, non c’è stata metafora ardita che non abbia cesellato, non c’è stato artificio retorico di cui non abbia approfittato. Tutte le arti del mestiere (più antico del mondo?) sono state messe in campo per l’elogio quotidiano. E oltre a tutte queste abilità, davvero ammirevoli sono state una costanza e una dedizione che non possono venire che da un amore travagliato ma vero. Ha persino viaggiato per l’Europa per strappare interviste incensatorie. Non ha fatto mancare dichiarati o sottintesi rimbrotti per quegli italiani che, ingrati, non mostravano il loro entusiasmo per la fortuna che gli sarebbe piovuta addosso e non si dimostravano riconoscenti per tutto il bene che lo Statista ha dispensato per decenni nel bel Paese. Solo uno poteva fargli concorrenza in piaggeria, e gliel’ha fatta: l’uomo di Bertinotti, Piero Sansonetti, ma in verità non c’è stata gara. L’ex rifondarolo non è secondo a nessuno in sfacciataggine, ma non ha lo stile suadente di Guzzanti. Il quale, tra l’altro, è stato costretto a un ulteriore sforzo quotidiano per superare la contrarietà del suo Direttore, restio a pubblicare articoli cosi ancora non sufficientemente celebrativi del comune Padrone.
Potete quindi immaginare la profonda delusione del “maratoneta dello slurp”
all’annuncio della rinuncia del suo venerato Padrone, l’unico e insostituibile candidato al Colle. Tanta fatica sprecata. Ma la classe non è acqua, e il vero trasformista professionista è instancabile, ed è imbattibile ad annusare il vento. Ancora l’inchiostro del “Giornale” non si è asciugato e i pesci stanno aspettando d’essere incartati da quei fogli umidi, e già il Maestro di Giornalismo, ingurgitato un paio di lattine di Red Bull che “danno le ali”, rinfrancate le ghiandole salivari, si getta sul computer. Così, poche ore dopo, il “Giornale” riporta la rinuncia dello Statista e nella stessa pagina appare il ritratto del suo possibile sostituto. Guzzanti riprende a volare alto. Non si sa mai. Leggetelo: «Pierferdinando Casini è un uomo molto intelligente, piace molto alle signore e l’ho visto nutrirsi a tavola in un ristorante di una sola mela. Dieta, uguale fascino. Etica: moderna e lontana dai cattolici parrucconi e all’antica. Ma sempre ben correlato e connesso perché, già l’ho detto, è simpatico. È un cavallo di razza della vecchia batteria democristiana, anche se ormai è diventato il decano del Parlamento con dieci legislature sulle spalle, molto ben portate. È un eccellente mediatore anche perché, forse l’ho già detto, è simpatico e bolognese. Ha i tratti emiliani, fra cui un curato sex appeal e simpatia». «Era facilissimo socializzare con lui perché la simpatia ce l’ha nel sangue e gliene va dato atto. In origine (sic!!) era di destra, diciamo centro destra tanto è vero che fu uno dei tres caballeros della sacra alleanza creata da Berlusconi e che si reggeva su Bossi, Fini e Casini». «Pierferdinando è sempre stato molto garbato ed elegante ed ha avuto cura di mantenere ottimi rapporti con tutti, mondo cattolico, ma anche imprenditoriale». «L’abbiamo ritrovato eletto dalle sinistre. Come è stato e come non è stato, non si sa, ma è così. L’antico triumviro del berlusconismo col vento in poppa si era trasformato in un riformista gradito e gradevole – è fra l’altro molto simpatico – sicché non ha mai dovuto portare la croce del passato come alleato strettissimo e fraterno di Berlusconi che del resto ha mantenuto con lui e come fa con tutti, rapporti civili e cortesi». «Ci fu un momento, fino a un paio d’anni fa, in cui lo si sentiva parlare solo di politica estera. Senza esporsi, senza litigare, incassando solo i complimenti per la sua competenza, per lo spirito bipartisan e per il modo garbato nel porre i temi e discuterli». Diciamoci la verità, Guzzanti è già un po’ innamorato di Casini, e non riesce a nascondere la sua improvvisa passione.
Slurp! Casini in poche righe è quattro volte simpatico, anzi molto simpatico, e poi mangia una sola mela a tavola. Un Presidente della repubblica perfetto.
Caro lettore: «È la stampa (servile), bellezza! E tu non puoi farci niente! Niente!». Direbbe ora l’indimenticabile Humphrey Bogart.
Caro Enzo, c’è davvero la possibilità che il “molto simpatico” ce lo ritroviamo al Quirinale (con Guzzanti portavoce). Oppure ci ritroviamo la Casellati, che sul sito Wikipedia (ognuno se li scrive di suo pugno), ci fa sapere di essersi espressa pubblicamente, controllare prego, a favore dalla riapertura dei casini. O di Casini?
Un abbraccio, Gian Luigi Capurso