Giustizia, è una questione di lingue straniere

di angelo perrone

“La sentenza era complessa e scritta in francese, i giudici non l’hanno compresa”, irresistibili le esondazioni verbali del ministro, al secolo Carlo Nordio, il quale – va detto – conferma la sua formazione per via di trascorsi e studi. La funzione comunque non è scissa dall’estetica. Quando si dice che l’occhio vuole la sua parte. Sobrietà di modi, e di concetti, quelli si sa.

Stavolta non ci si azzardi a dargli addosso, altro che attacco alla magistratura, ingerenze e modi villani. Vedete un po’ voi, prima di criticare. Una combriccola faziosa si spaccia per magistrati, c’è da immaginare il trambusto. Del resto la mentalità è quella, da centri sociali. Per iniziare, altro che concorso pubblico, un errore, comunque andiamo avanti.

Ora la frittata è fatta, e discettano. A vanvera. Su immigrazione, diritto internazionale, persino sentenze della Corte europea di giustizia, roba grossa. Effetti? Solo per dare torto al governo benemerito, bizzarrie su migranti, diritti e roba varia. Tutto a sproposito.

Passino i ragionamenti buffi, ma il fatto è che non sanno neppure leggere, figuriamoci capire e interpretare. In che mani. E costringono alle ore piccole, solo perché le assurdità sono colossali: bisogna metterci una pezza, rimediare a ignoranza e incapacità.

Poi dice che uno si fissa. Torniamo al concorso. Almeno in futuro, oltre a tenerli separati questi magistrati (niente chat, e divieto di avvicinamento a meno di un chilometro, se no si parlano e ordiscono trame), ci vuole altro. Un esame di francese con insegnanti madre lingua. Cercasi il ministro della Giustizia.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.