Il 20 settembre e la scomoda verità: l’anniversario che il potere, soprattutto quello attuale, non vuole che tu ricordi.

di alessandro giacomini

Il 20 settembre 2025 ricorre il 155° anniversario della Presa di Roma, un momento decisivo nella storia italiana, quando il sogno di uno Stato laico iniziò a farsi realtà. Eppure, come ogni anno, il rito si ripete: silenzio.

Una data che per decenni è stata festa nazionale, un simbolo di orgoglio, ma che oggi è stata cancellata dalla memoria collettiva, nessuna parata, nessun discorso ufficiale, nessuna celebrazione pubblica, è l’anniversario per antonomasia che l’Italia ha rimosso, quasi con imbarazzo.

Il motivo è ovvio, il nostro Paese non ha mai smesso di guardare a San Pietro con una strabordante sudditanza.

Non è stata una casualità, ma una scelta politica, un tentativo di appianare i contrasti con un potere, quello della Chiesa, che ha ancora un’influenza enorme sulla vita pubblica e privata degli italiani.

In un’epoca in cui si sente parlare sempre più spesso di “radici cristiane” e valori che, in realtà, sono solo dogmi religiosi, ricordare il 20 settembre è più che mai necessario.

È un atto di resistenza contro chi vorrebbe farci credere che l’Italia debba essere un Paese confessionale, dove lo Stato si inginocchia alla morale clericale.

Il silenzio assordante su questo anniversario non è un errore, è una scelta politica, è il sintomo di un Paese che non ha mai smesso di prostrarsi davanti al potere clericale, soprattutto in questo contesto politico.

La storia di quel giorno è scomoda. Il XX SETTEMBRE 1870, l’esercito italiano non “liberò” Roma, la prese con la forza, non chiese permesso, non negoziò, ma pose fine a mille anni di potere temporale della Chiesa, un’entità che aveva ostacolato l’unità d’Italia con le unghie e con i denti.

Quella breccia nelle mura di Porta Pia non fu un semplice atto militare, fu un colpo di piccone contro la teocrazia, una dichiarazione di guerra al dogma in nome della ragione, una battaglia tra modernità e Medioevo.

Il Risorgimento non fu solo una guerra contro l’Austria, fu una lotta per separare la politica dalla superstizione.

Le truppe che entrarono a Roma portavano con sé il germe di uno Stato laico e sovrano, fondato sui diritti civili, sulla democrazia e sulla libertà di pensiero.

Il 20 settembre segna la fine dello Stato Pontificio e l’inizio della modernità, chi oggi cerca di farci credere che le “radici cristiane” siano il fondamento della nostra identità, mente.

Il nostro fondamento è laico, ed è stato conquistato con il sangue.

La nostra nazione è nata con un cesareo doloroso, staccandosi da un cordone ombelicale che ancora oggi il potere vorrebbe riallacciare.

La cancellazione del 20 settembre come festa nazionale non è casuale, è un atto di sottomissione, è un modo per dire che la battaglia non è finita, e che lo Stato è ancora pronto a piegarsi al volere del Vaticano.

In un’epoca in cui un governo di ultradestra sbandiera il suo motto “Dio, Patria e Famiglia”, il 20 settembre diventa un atto di resistenza, un atto per ricordare che la sovranità appartiene al popolo, non a un’autorità religiosa.

E non è tutto, questo stesso governo, che tanto invoca le radici cristiane, ha imposto la Bibbia come manuale di testo nelle scuole pubbliche, un libro che, al di là di ogni valore spirituale, è un florilegio di citazioni misogine che contrastano apertamente la lotta contro i femminicidi e la parità di genere.

Celebrare la Breccia di Porta Pia significa difendere la scuola pubblica, laica e indipendente, da un’operazione politica che punta a indottrinare e a riportarci indietro di secoli.

La separazione tra Stato e Chiesa non è un optional, è il fondamento della nostra libertà e uguaglianza.

Celebrare la Breccia di Porta Pia non è un attacco alla fede, ma un baluardo per difendere lo Stato da ogni ingerenza clericale, significa gridare che le leggi le fa il Parlamento, non il Vaticano, e che la nostra Costituzione è laica.

E chissà mai che in questi tempi il pericolo più grande non sia la dimenticanza del 20 settembre, ma che il governo attuale, tanto affezionato al potere clericale, decida di rimuovere il 25 aprile o il 2 giugno, per inserire come nuova festa nazionale l’11 febbraio, la data dei Patti Lateranensi, quella sarebbe la festa perfetta per un esecutivo che sogna di riportare l’Italia indietro nel tempo, nel Medioevo dei dogmi e della sudditanza.

4 commenti su “Il 20 settembre e la scomoda verità: l’anniversario che il potere, soprattutto quello attuale, non vuole che tu ricordi.”

  1. A Firenze il XX settembre è stato celebrato, come tutti gli anni, per iniziativa congiunta del Comitato Fiorentino per il Risorgimento, del Circolo Piero Gobetti, della Fondazione Rossi – Salvemini. Anche quest’ anno le tre associazioni hanno ottenuto che la cerimonia – in piazza dell’ Unità d’ Italia, all’ Obelisco ai Caduti – fosse ufficialmente promossa dall’ amministrazione cmunale, con la presenza del Gonfalone e del presidente del Consiglio Comunale che, insieme ad alcuni consiglieri, ha rivolto il saluto alla cittadinanza

  2. Noi mazziniani Romani abbiamo sempre ricordato il XX Settembre con la nostra presenza, a volte oscurata dalla presenza di chi ha voluto ricordare i caduti pontifici nella resistenza ai bersaglieri entrati dalla breccia di Porta Pia. Pur nel rispetto dei morti di qualunque parte, anche questa celebrazione di alcuni anni fa è stata un prodromo al silenzio dell’attuale governo di destra.
    La laicità è un valore da difendere ogni giorno contro chi vorrebbe smantellarla per ristabilire il primato della Chiesa nel governo delle coscienze.
    Non vanno dimenticati i subdoli tentativi di esaltare, santificandoli, personaggi chiave nella persecuzione delle idee e della libertà di pensiero. Un paio di esempi: San Cirillo, vescovo di Alessandria, responsabile dell’assassinio di Ipazia, santificato da Leone XIII, successore di Pio IX. San Bellarmino, consulente del Sant’Uffizio, corresponsabile dell’assassinio di Giordano Bruno, santificato da Pio XI, poco dopo il Patti Lateranensi.
    Per non parlare di Pio IX che ha convertito una festa popolare, le Feriae Augusti, nella ascensione della Madonna al cielo.
    Il mio auspicio è che si torni a festeggiare in masssa il XX Settembre dall’anno prossimo per dare un forte segnale al governo e al Vaticano.

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