di Riccardo Mastrorillo
Da anni sosteniamo che le “primarie” così come concepite dal Partito democratico, siano una soluzione sbagliata e pericolosa, soprattutto laddove per ogni consultazione le regole vengono cambiate, ma soprattutto perché si basano su un corpo elettorale incerto e su un elevatissimo rischio che possano essere inquinate: dalla coalizione avversa, dal malaffare, da chiunque abbia interesse a boicottarle. In assenza di una seria normativa, le primarie ci paiono la peggior soluzione per individuare le candidature.
Analogamente riteniamo ben più pericoloso il ricorso a forme di consultazione on line, dove non vi è alcuna certezza che a votare sia effettivamente la persona che si è iscritta, infatti non ci hanno sorpreso le polemiche seguite all’ultimo congresso dei Radicali italiani, in cui si è mossa l’accusa di una scalata ostile, proprio perché si votava on line senza alcuna forma di verifica. La presunta dicotomia per cui votare garantisca la democraticità ci è sempre parsa una ingenua rappresentazione, non da ultime ci tornano in mente le recenti elezioni presidenziali in Russia…..
La democrazia liberale necessita di una serie di regole che oramai sfuggono ai più.
La vicenda delle primarie per la scelta del Candidato Sindaco di Bari è solo l’ultimo esempio della profonda crisi che attanaglia i partiti. Vorremmo domandare a Conte perché annullare le primarie? I difetti di queste consultazioni improbabili e improvvisate erano e sono evidenti. Utilizzare un fatto di cronaca, e non una questione di principio, da porre prima di accettare questa forma populista di consultazione, ci pare francamente una “furbettata”, peraltro fatta a spese dei Baresi. L’epilogo di questa vicenda sarà il solito: dividersi per far vincere la destra. Esattamente come è accaduto qualche giorno fa in Basilicata dove l’ingenuo Conte ha sbattuto la porta in faccia ad Azione. Azione si è spostata a destra e il suo misero 5% si è così trasformato in 10% di differenza, per una banale considerazione matematica, che mi hanno spiegato da ragazzino: “ 5 levi e 5 metti… fa 10….”. Sorvolando sul patetico teatrino di un candidato a presidente ogni tre giorni. Per una pura fortuna la scelta alla fine è caduta su una persona pregevole che potrebbe addirittura regalare un miracolo, considerato che ad oggi sembrerebbe testa a testa nei sondaggi con l’uscente Bardi.
Pensare che il Pd ritiri la candidatura di Leccese, per confluire su quella di La Forgia, ci sembra a metà tra l’ingenuo e il provocatorio. Questa idea del “nuovo”, che poi nuovo non è, e della presunzione che qualsiasi candidato scelto dai 5 stelle sia automaticamente il “migliore”, ci pare quanto meno una boutade. L’eventuale ritiro della candidatura di Leccese potrebbe sembrare una sua indiretta colpevolizzazione, mentre Leccese non solo non ha nulla a che fare con le inchieste in corso, ma è persona notoriamente proba esattamente come La Forgia. L’unica differenza tra Leccese e La Forgia è che il primo è stato eletto deputato, mentre il secondo, pur candidato, no, per cui sarebbe bene smetterla con le teorie del nuovismo o della discontinuità, Leccese e La Forgia sono due figure validissime, esperte, navigate e integerrime, come ha detto qualcuno magari in tutti i comuni d’Italia si potesse scegliere tra un Leccese e un La Forgia, magari con un sistema di scelta meglio progettato, aggiungerei.