I VICE PAGLIACCI: SPEZZEREMO LE RENI A SATANA (OLTRE CHE ALLA FRANCIA) – PICCOLO MANUALE POLITICO PER IL VICE BAMBINO.

SPEZZEREMO LE RENI A SATANA (OLTRE CHE ALLA FRANCIA)

Ho sempre apprezzato il “Governo Del Cambiamento”: un ritorno ai riti novecenteschi di stampo paleodemocristiano non può che essere rassicurante. Asservimento completo al governo della  tv  pubblica,  una pioggia di condoni, sanatorie e incentivi all’evasione fiscale, un accantonamento di quell’ente inutile che è il Parlamento e soprattutto assistenzialismo a gogò, recessione: sono state consuetudini abusatissime riscoperte con una operazione di archeologia politica. Riportarle in auge è stato un vero cambiamento. Ma ci possiamo fermare al Novecento quando il Medioevo è lì ad aspettarci? Direi proprio di no…

Ci deve pensare il Ministro degli interni che tra una nutella e l’altra era sereno come una pasqua… La mafia imperava e dilagava per il paese, Torino era messa sottosopra, l’integrazione degli emigranti interrotta, i suoi amichetti camerati di Casa Pound da decenni occupavano illegittimamente un palazzo del centro di Roma, la tv mostrava un cortile dove la polizia neppure s’arrischia di entrare e dove un giornalista veniva picchiato, per non citare la dichiarazione di guerra alla Francia e all’Europa tutta. Salvini pensava ad altro. Nulla gli toglieva il sonno dopo la conta delle pecore sarde. Non lo inquietava neppure l’essere debitore di 49 milioni di euro truffati allo Stato dal suo partito ladrone…

Questo fino ad oggi. Da oggi è cambiato tutto. Il Festival della canzone italiana lo ha sconvolto. Una presentatrice (offendendo indirettamente il caro San Remo) ha citato Satana per ben 5 volte. Il ministro ha sobbalzato e sulla scia degli esorcisti italiani si è affrettato a dichiarare che «Il satanismo è un fenomeno preoccupante». Altro che la mafia. Presto una convocazione delle forze di polizia. I prossimi consigli dei ministri si apriranno con l’acqua santa e le  preghiere di un esorcista professionista, casomai i casaleggini osassero per la prima volta avanzare timidamente una qualche proposta non di estrema destra. Il satanismo va stroncato dappertutto, Salvini, vestitosi col saio, ha abbandonato il rosario con cui conduceva i suoi comizi elettorali  e, con l’aspersorio in mano, sventola il De exorcismis et supplicationibus quibusdam. E’ suo dovere gettarsi in una guerra definitiva contro il Maligno. Probabilmente introdottosi nel nostro paese su qualche gommone di immigrati. E per accaparrare voti anche al Sud girerà con collane d’aglio al collo. “Il Voto lo vole…”.

PICCOLO MANUALE POLITICO PER IL VICE BAMBINO.

Il vice bambino una decina di giorni fa, assieme a Di Battista, è salito sull’auto (ma chi gli ha dato la patente in così tenera età?) per andare a rendere omaggio a tale Chalencon, uno dei leader dell’ala  violenta dei Gilets Jaunes che ogni sabato mettono a soqquadro la Francia. Anche se sono sempre meno.

Alla fine dello storico incontro il golpista francese – come riferisce la stampa – «conferma l’intenzione di organizzare una mobilitazione al confine franco-italiano per coinvolgere nuovi gilet gialli in una sorta di lotta comune transnazionale», una lotta comune contro il Governo italiano. Di Maio, che non si ricorda di essere il v.presidente di quel Governo, sprizza contentezza: «Questa è la foto ricordo di questo bell’incontro, il primo di tanti, in cui abbiamo parlato dei nostri Paesi, dei diritti sociali, di ambiente e di democrazia diretta». Finalmente il M5s ha trovato il suo alleato. Il commento dell’ufficio stampa del vicepremier sottolinea che sono «molte le posizioni e i valori comuni che mettono al centro delle battaglie i cittadini, i diritti sociali, la democrazia diretta e l’ambiente». Il vice presidente del consiglio aggiunge con sobrietà: «Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi. Ripeto. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi». Se Di Battista è Che Guevara, lui è Annibale al contrario. Non si accorge neppure che allearsi con dei golpisti violenti forse aprirà qualche problema col governo francese… E non gli fa male neppure la porta in faccia che gli sbattono i veri leader dei Gilets, che si affrettano a precisare: «Quelli incontrati dal vicepremier e da Di Battista rappresentano solo una frangia del movimento dei gilet gialli». I due dei principali leader, Maxime Nicolle e Eric Drouet aggiungono: «Secondo fonti italiane, Di Maio avrebbe sollecitato un incontro a Parigi. Posso dirvi che né il sottoscritto, né Eric Drouet, né Priscilla Ludosky siamo stati contattati. Se Di Maio mi chiama non alzo nemmeno il telefono». [vedi  https://www.huffingtonpost.it/2019/02/05/luigi-di-maio-e-alessandro-di-battista-incontrano-christof-chalencon-uno-dei-leader-dei-gilet-gialli_a_23662092/].

Il v. premier ha dichiarato guerra alla Francia e a sé stesso. Trascorrono dieci giorni di vera belligeranza. Mattarella getta acqua sul fuoco, fioccano le scuse. L’import ed export piangono. I casaleggini si accorgono che Caporetto è in Abruzzo.

Poi, sorpresa.

Di Maio, quando presenta i suoi futuri alleati europei, en passant afferma: «In questo evento non ci sono esponenti dei gilet gialli. C’è stata un’interlocuzione con una realtà complessa [come abbiamo visto, è una menzogna, ndr] ma noi non abbiamo intenzione di dialogare con quell’anima che parla di lotta armata o la guerra civile. Chi presenterà quella lista dovrà essere una persona che crede nella democrazia per cambiare le cose». Però si dimentica di aggiungere: «Scusate, italiani, 10 giorni fa abbiamo scherzato, la nostra economia non ce ne voglia troppo». Evidentemente il v.presidente del consiglio ha visto una trasmissione televisiva in cui l’ineffabile Chalencon si lasciava andare sui «paramilitari pronti a far cadere il governo». A quando le scuse a Macron?

Occorre correre ai ripari. Per questo ci permettiamo di regalare a Di Maio un piccolo Manuale per bambini che vogliono giocare a fare i Capi di un partito.

Regola 1. Appena nominati, farsi regalare da re Casaleggio secondo un Pc portatile.

Regola 2. Farsi fare da Casalino un corso rapido sull’uso di questo strumento prezioso per la democrazia diretta.

Regola 3. Prima di dichiarare guerre o stabilire trattati di pace o storiche alleanze consultare www.google.it, motore digitale noto ai più grandi.

Regola 4. Digitare le parole “Christophe Chalencon”. Premere il tasto, e per miracolo si apre una pagina con l’indicazione di molti siti, tra cui https://www.agi.it/estero/chalencon_gilet_gialli-4955303/news/2019-02-06/. Potenza della tecnologia moderna. (Ricordarsi di ringraziare Casaleggio secondo). Sul sito scoprire chi è Chalencon. E non da oggi. Apprendere quindi che il golpista «Il 3 dicembre 2018, ai microfoni della radio “Europe 1” aveva chiesto le dimissioni dell’esecutivo aggiungendo: “Io vedrei bene il generale de Villiers a capo del governo”». E che «In un post pubblicato il 23 dicembre 2018 sul suo profilo Facebook, Chalencon aveva detto che “la guerra civile è inevitabile”».

Regola 5. Riprendersi il panierino, e tornarsene a casa.

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