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TIÈ, TIÈ

“Questa è purtroppo, oggi, l’Europa. Un’altra non c’è. Quando finalmente la seppelliremo, sarà sempre troppo tardi. L’unica manifestazione sensata sull’Europa è un corteo funebre”.

Così oggi si esprime lo scatenato antieuropeismo di Travaglio. Nella sua mente ubriaca di fanatismo già immagina il corteo officiato da tristi figuri come Kirill, Dugin, Peskov e in coda, arrancando e leccando, Basile, Orsini, Conte, Rizzo (quello della “gnocca”) ecc…

la lepre marzolina – mercoledì 19 marzo 2025

 

le radici fasciste

di andrea ricciardi

Bagarre alla Camera dopo che Giorgia Meloni ha letto brevi pezzi del Manifesto di Ventotene (Per un’Europa libera e unita), scritto durante la guerra nel 1941 da  e , confinati sull’isola dal  dopo essere stati in carcere. Fu pubblicato nel 1944 grazie a Eugenio Colorni, che ne scrisse la prefazione e fu ucciso dai fascisti. Meloni ha detto che quella del manifesto «non è la sua Europa», accusando in sostanza Rossi e Spinelli di essere antidemocratici. Siamo al rovesciamento della realtà, alla propaganda di chi, citando frasi fuori dal contesto in cui furono scritte, ridicolizza gli oppositori del fascismo ma, così facendo, si schiera al fianco dei fascisti, alleati di ferro dei nazisti, che il manifesto voleva sconfiggere attraverso una rivoluzione federalista. Se la libertà ha vinto è merito di tutti gli antifascisti, anche di Spinelli, Rossi e Colorni. Meloni, una volta di più, dimostra che i suoi riferimenti storici sono coloro che gli antifascisti li hanno uccisi, incarcerati, confinati, costretti all’esilio. È presidente del Consiglio di una Repubblica democratica di cui, coerentemente, non riconosce le radici antifasciste.

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le citazioni colte

Potremmo mandare ai troppi che non sanno leggere un testo, nella specie il Manifesto di Ventotene [ che immagino letto forse da 1 italiano su 400mila o giù di li”]  e che tuttavia  sproloquiano fingendosi o improvvisandosi sapientoni  sempre sul pezzo, l’ammonimento sempre valido del grande giurista Celso, II secolo d.c., a uomini e giuristi o sedicenti tali : scire leges non est verba earum tenere sed vim ac potestatem. Dopo di che pare che quanto detto dalla presidente del consiglio sul Manifesto di Ventotene sia  prodotto  non suo ma di Capezzone . Nel rivolgere il monito di Celso a lui, se è stato lui, non resta che piangere per la scelta della presidente del consiglio, che giovane e volenterosa poteva far meglio.

P.S. conoscere le leggi non significa recitarle meccanicamente ma coglierne il significato e la forza sostanziale

Buttarla in caciara

di angelo perrone

Funziona sempre, non c’è verso. È la tecnica di chi getta un grosso sasso nello stagno mentre tanti curiosi sono chini ad osservare i pesciolini che sguazzano. L’effetto sono gli schizzi negli occhi, le reazioni, gli insulti per l’insano gesto. In Parlamento Giorgia Meloni doveva replicare nel dibattito sulla questione del “riarmo” dell’Europa dopo le mosse improvvide di Donald Trump. E lei che fa, come si approccia? Estrapola brani a casaccio del manifesto di Ventotene per prendersela con l’opposizione. Quei brani davano l’idea che gli autori disprezzassero il metodo democratico e perorassero addirittura una sorta di dittatura rivoluzionaria. Un ottimo pretesto polemico, dimenticando che il senso profondo del manifesto era altro: l’idea nobile di un continente unito, solidale e in pace dopo una guerra sanguinosa. Lei conclude, ovviamente irritando l’opposizione, «non è questa la mia Europa».  Bagarre in aula, proteste, schiamazzi, seduta sospesa. La caciara prevale sul tema in discussione, che non era di poco conto, come fare di fronte al tradimento ignobile americano sulla difesa dell’Ucraina invasa ed aggredita. Ma era importante per la Meloni sfuggire al tema, rifugiarsi altrove, per giustificare la sua vicinanza a Trump e la sua lontananza dalla solidarietà europea in un momento di crisi e di ripensamento del proprio ruolo. E l’opposizione cade nella trappola facendosi travolgere dall’irritazione. La frase della Meloni era capziosa, prima che irritante. Identificava falsamente l’idea di Europa moderna, responsabile, e autonoma da tutti con le citazioni discutibili del manifesto. Le serviva strumentalmente non già per affermare l’importanza del metodo democratico ma per assolvere sé stessa dalle ambiguità rispetto ai rapporti odierni UE-USA. Peccato non aver colto il punto, e non aver saputo reagire a dovere.

 

USCITO IL N.166 DEL “NONMOLLARE” SCARICABILE GRATIS QUI

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NONMOLLARE n. 166
Sommario

gli stati uniti d’europa
03. critica liberale, 9 punti urgenti per l’europa
04. pier virgilio dastoli, dal welfare al warfare passando dalla war transition economy
07. partito radicale, appello – subito l’ucraina in europa, e subito l’europa in ucraina
09. luca boccoli, pacifisti, federalisti, solidali di tutta europa, uniamoci!
11. riccardo mastrorillo, il keynesismo all’italiana e l’ottusità dei governi europei
cosmopolis
13. angelo perrone, il vittimismo politico, arma di vendetta e prevaricazione
15. e.ma., bisogna mettersi al passo del nuovo ordine mondiale – nota per i collaboratori del “non mollare”
20. roberto fieschi, il pericolo della bomba atomica – con noterella critica (e.ma.)
la vita buona
18. valerio pocar, le opere di misericordia
lo spaccio delle idee
23. francesca palazzi arduini, il nodo stretto tra patriarcato e militare
25. comitato di direzione
25. hanno collaborato

9 PUNTI URGENTI PER L’EUROPA

credits: Gioventù Federalista Europea (GFE)

di critica liberale

  1. La Russia nel 2022 ha invaso l’Ucraina, uno stato sovrano, convinta di annettersela in pochi giorni. Il suo obiettivo è fallito. Il popolo ucraino ha saputo resistere, grazie agli armamenti forniti da Usa e da paesi dell’UE. Quali che fossero le ragioni storiche più o meno remote delle sue rivendicazioni territoriali va rifiutato senza fraintendimenti l’uso delle armi quale mezzo per la soluzione delle controversie internazionali.
  2. L’imperialismo russo, che si esprime con le armi ma anche con le nuove forme di guerra ibrida, propaganda, infiltrazione in partiti, comunicazione ecc., da anni ha dichiarato il suo intento: ricostituire il vecchio status preesistente alla caduta del Muro. Non capirlo non è solo da ciechi e sordi, ma da complici.
  3. Il pacifismo, come tutti i pacifismi in tempo di guerra, è solo il sinonimo buonista della “resa”, della “bandiera bianca” alzata di fronte a un imperialismo che ancora oggi continua a bombardare e fare stragi.
  4. D’altra parte, il sovranismo trumpiano ha distrutto l’alleanza atlantica, si dichiara antieuropeo, fomenta l’aggregazione di una “internazionale nera”, distrugge ogni valore liberale e manipola persino le procedure democratiche.
  5. Questa “rivoluzione trumpiana” di estrema destra recupera e aggiorna le vecchie politiche rossobrune che nel Novecento hanno apparentato i due totalitarismi e oggi sono parte fondante dell’ideologia putiniana.
  6. L’Europa deve rendersi conto di essere isolata, indifesa, minacciata ad est e a nord nei suoi confini naturali, abbandonata dal suo alleato storico. L’istinto di sopravvivenza, come salvaguardia dello spazio democratico e liberale fondato sul diritto e sulla libertà, deve spingere a rovesciare, subito e radicalmente, l’inerzia che per decenni ha trasformato le originarie idealità federaliste in mercantilismo e in un residuo governativismo votato all’immobilismo e all’inefficacia politica.
  7. La politica attuale dell’Unione Europea va completamente rivista seguendo i seguenti punti:                                                                                      A. – Il passaggio dell’amministrazione Trump da avversario a complice di Putin la rende oggettivamente improponibile come mediatrice nella trattativa Russia-Ucraina. Qualunque soluzione finale sarebbe, o sarebbe vista, come una spartizione delle due potenze mondiali a spese del paese invaso. L’Europa deve subito sollecitare alla controparte russa un tavolo di tregua e di pace, dove siedano a negoziare le effettive controparti: la Russia e l’Ucraina con i suoi sostenitori, ovvero l’UE e altri paesi “volenterosi”. Questa iniziativa, che colpevolmente è mancata negli anni passati, sarebbe finalmente il segno di una raggiunta effettiva soggettività politica.
    B. – Contemporaneamente, si deve mettere in moto un’aggregazione di Paesi Ue per la formazione di una identità sovranazionale che faccia una somma delle forze armate europee e dia loro un solo centro comando, nonché le dia una politica estera rappresentativa e accreditata.
    C. – Ogni Stato, per sopravvivere senza subalternità alcuna, non deve delegare ad altri la sua difesa. Riconosciuta l’ovvia necessità della difesa, deve provvedere a fornire i mezzi e gli strumenti adeguati. Non si tratta di “bellicismo” ma di “deterrenza”. Sostenere il contrario è solo dimostrazione di demagogia o collusione con l’uno o l’altro imperialismo. Ogni dimostrazione di disarmo o di debolezza è solo un incentivo all’aggressività altrui.
  8. È stato un gravissimo errore politico ribaltare questo ordine e partire dall’ultimo punto, mettendo in opposizione, se non in alternativa, la necessità della difesa comune con lo “Stato sociale”. Per di più con un piano vago e velleitario. Ciò ha contribuito a disunire le volontà, a spaventare una larga parte dell’opinione pubblica, a rinforzare politiche demagogiche e pseudo pacifiste, a favorire la mentalità di estrema-destra e trumputiniana.
  9. Inerzia ed errori si superano se l’opinione pubblica europea manifesta sempre più chiaramente e con forza la volontà di costruire gli Stati Uniti d’ Europa, aggregazione in una Federazione di quegli Stati dell’Ue che sono convinti della necessità di un’”area politica” autonoma all’interno della Ue. Questa volontà va espressa subito, e subito vanno intrapresi i primissimi passi verso quella direzione.

15 MARZO 2025

Dal welfare al warfare passando dalla war transition economy

 di pier virgilio dastoli

 C’è molto, e forse eccessivo, entusiasmo nella ormai variegata rete degli europeisti che ha esondato dalla “maggioranza Ursula” imbarcando una parte dei conservatori e riformisti e financo di federalisti sulla proposta di Ursula von der Leyen di “riarmare l’Europa” (Rearm Europe).

O meglio: di riarmare gli eserciti nazionali dei volenterosi nell’Unione europea per rafforzare il sostegno all’Ucraina e, soprattutto, prepararsi a contrastare le eventuali mire imperialiste di Mosca che, conquistate le regioni russofone ma non russofile dell’Ucraina con l’accordo di Donald Trump, potrebbe teoricamente indirizzare le sue truppe verso i Paesi Baltici e fors’anche verso altri Paesi che facevano parte fino al 1990 dell’impero sovietico.

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