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NORMALI, PECORONI MASOCHISTI, INFELTRITI

Questa volta, con un video, il sindaco Sala si è mostrato davvero irritato. Sui giornali compaiono foto che mostrano i Navigli di Milano affollati, alla faccia di ogni prescrizione, da imbecilli sfaccendati in vena di suicidarsi e di spargere comunque il Coronavirus in una regione cosi malgovernata da essere la più contagiata d’Italia. La Lombardia non si sta riprendendo, ha ancora una montagna di morti giornalieri e molti milanesi vanno a prendersi l’aperitivo senza mascherina, uno sull’altro.

Purtroppo i lombardi si dividono in tre gruppi.

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I DUE BAFFI

Il travestimento del pagliaccio Renzi in Berlusconi è quasi completato. Con decenni di ritardo copia il Berlusconi 1.0 riesumando il progetto, tanto caro agli amici di Dell’Utri, della  costruzione del Ponte di Messina. Ho scritto “quasi”. Perché l’operazione sarà davvero conclusa quando giurerà che la renziana trasformista neo-fontaniana, Patrizia Baffi,  è la persona più coerente del mondo poiché è la nipotina  di un uomo di rigore come Paolo Baffi, rimpianto governatore di Bankitalia.

la lepre marzolina – lunedì 1 giugno 2020

USCITO IL N.63 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI e ANCHE SUL FATTO.IT

per scaricare il pdf clicca qui  e anche sul https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/06/coronavirus-lappello-a-mattarella-sui-diritti-violati-e-un-minestrone-insapore/5791848/

Sommario
editoriale – la vita buona
5. valerio pocar, fase 2, meno male che tutti sanno che fare
coronavirus e libertà
7. mario vargas llosa, che la pandemia non sia un pretesto per l’autoritarismo
appello
10. basta con gli agguati
la biscondola
11. paolo bagnoli, libertà da e libertà di
stati uniti d’europa
12. massimo la torre, europa: il declino della fratellanza
res publica
15. franco grillini, coronavirus e aids
17. angelo perrone, il volto disumano del lavoro
nota quacchera
18. gianmarco pondrano altavilla, il brodo dei diritti (con una postilla di e.ma.)
lo spaccio delle idee
20. benedetto croce – 1° maggio 1925, manifesto degli intellettuali antifascisti
24. paolo fai, arrigo cajumi, bastian contrario
25. comitato di direzione
26. hanno collaborato
6. bêtise d’oro
6-9-14-18-19-22-23. bêtise
 

UNO SFOGO SACROSANTO

di la paglia, dottoressa covid hospital di Enna

Per tutti quelli che sento lamentarsi da ieri sera, per una fase 2 simile alla fase 1 direi (compresa la CEI) : 60 giorni dentro tute ermetiche, occhiali, visiere, notti insonni, colleghi sclerati, bipolarismo estremo, psiche sotto stress, morti in corsia, colleghi e amici che diventano pazienti, medici che al posto di visitare diventano anch’essi pazienti, pazienti a cui muoiono figli e non riescono a vedere il loro corpo e salutarlo, case di riposo e nonni ammazzati ..
Ecco, a voi tutti che vi lamentate da giorni, in trepida attesa della Minchia di tintarella , pensate solamente ad una cosa;
secondo voi alla ripresa dei contagi la sanità pubblica ripartirà e reagirà con la stessa forza d’animo? Avete idea delle ore trascorse vestiti da astronauti (e non è ancora estate) , avete idea dello stress che ci portiamo nelle nostre case? Avete idea di come andiamo a lavoro, ogni santissimo giorno con la paura del contagio? Avete idea di quanti tamponi veniamo sottoposti ? Avete idea delle distanze a cui siamo obbligati noi lavoratori nei reparti covid? Allora se non avete una cazzo di idea ascoltate quel povero di Conte con umiltà , eliminate le ideologie di Salvini e Meloni che consentitemi, non si possono più né ascoltare né vedere, tacete poiché siete ignoranti in materia e pregate (a casa) che non ci siano ricadute perché noi tutti, intendo noi che lavoriamo con la pandemia (con tutto rispetto per chi è a casa con i propri cari da 2 mesi) siamo stanchi di questo virus, e delle minchiate che vengono dette ..

Scusate per lo Sfogo e per la parola MINCHIA ripetitiva ma è un intercalare voluto e dovuto 💋😊 Amen

QUALE FESTA DEL LAVORO

di angelo perrone *

Tutto è cambiato, anche nelle manifestazioni che accompagnano la Festa del lavoro il 1 maggio. Non devono mancare però né la consapevolezza dei problemi che il Covid-19 ha reso più drammatici, né momenti di allegria e spensieratezza. Per dirci che, soprattutto nelle difficoltà, abbiamo bisogno di fiducia e tenacia.

La tela dipinta da Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901 è l’immagine più iconica da associare alla Festa del lavoro, che si celebra il 1 maggio. Chi sono i soggetti ritratti ed elevati a simbolo della lotte operaie e contadine? «Son uomini, donne, vecchi, bambini: affamati tutti che vengono a reclamare ciò che è di diritto. Sereni e calmi, come chi sa di domandare né più né meno di quel che gli spetta», scrisse lo stesso autore. Un’immagine della sofferenza composta, dell’affermazione pacata ma vigorosa dei propri diritti, il desiderio del riscatto dopo una vita di sacrifici e talora di stenti. Una manifestazione di protesta, che si basa sulla compattezza, sulla comunione di intenti, sulla vicinanza delle sorti.

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LA APP PER LA FASE 2

di lorenzo sartori

Con la Fase 2 sarà fondamentale utilizzare una preziosissima App. Non parlo di Immuni, ma di un’app ben più potente e sicura, Neuroni.
Sviluppata da Madre Natura, Neuroni è un’app gratuita che non sfrutta la tecnologia Bluetooth, bensì la ben più collaudata tecnologia Sinapsi. Si tratta di una tecnologia per nulla invasiva della privacy e che rende l’app comunque utile anche quando il 60% della popolazione non ne fa uso.

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BUON PRIMO MAGGIO GOBETTIANO

di pietro polito

Silenzio, precisione, presenza continua; una psicologia nuova si tempra a questo ritmo di vita: il senso di tolleranza e di interdipendenza ne costituisce il fondo severo; mentre la sofferenza contenuta alimenta con l’esasperazione le virtù della lotta e l’istinto della difesa politica. Quando Mussolini venne a cercare il loro applauso, questi operai dovettero guardarlo con il muto disprezzo che leggo adesso nei loro occhi. Essi sanno far rispettare le distanze.

Piero Gobetti,

Visita alla Fiat, “Il Lavoro”, Genova, 15 dicembre 1923.

 

          Le vicende di questa terribile pandemia hanno portato a un effetto inaspettato e inimmaginabile fino a qualche mese fa: rendere di nuovo visibile ciò che era diventato invisibile, anzi, dicendolo meglio senza contare la mezza messa, veniva nascosto, contrastato, deriso, vilipeso, ritenuto sorpassato, superfluo, inutile: il lavoro operaio e più in generale il cosiddetto (in maniera impropria) lavoro dipendente. Chi firma un contratto di lavoro, a tempo determinato o indeterminato, o con una azienda privata o con lo stato o con un ente di terzo settore non sottoscrive certo la rinuncia alla propria autonomia personale.

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VISITA ALLA FIAT

di piero gobetti, 1923

Mussolini e il re del Belgio han messo di moda tra i torinesi le visite alla Fiat. Ci siamo stati tanti anni vicini e il pensarvi ci dava orgoglio e sicurezza; la vita nostra cittadina se ne ispirava così direttamente che era inutile toccar con mano e ci bastava il concetto dell’industria moderna e della nuova psicologia urbana, che nella mente si accompagnava alla figura di Agnelli.

La Fiat è alla periferia estrema di Torino: ci si va con un tram che attraversa tutta la città, senza passar nel centro, sempre per vie fuori mano, che per trovarle bisogna andarci apposta.

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COME VIOLENTARE IL GRECO

di paolo fai

DUE LETTERE NON PUBBLICATE su  un articolo di Gabriele Lavia sul teatro (il Fatto quotidiano, 23 aprile 2020)

Lettera del 25 aprile:

Dalla riflessione di Gabriele Lavia sul teatro si sprigiona lo stesso fascino, la stessa malia che dal canto delle Sirene. Che ottunde, come è noto, le capacità raziocinanti.

Chi è rimasto indenne dal fluido incantatorio e ha invece letto con la necessaria lucidità le poetiche variazioni di Lavia sul tema teatro, avrà subito notato madornali sfondoni in sede filologica.

Intanto, l’accostamento di théa, ‘visione’, ‘spettacolo’, con theá, ‘dea’, e con theós, ‘dio’, è insostenibile, poiché la prima parola e le altre due derivano da radici del tutto diverse. Sono persuaso che Lavia abbia fatto la sua lettura del fenomeno teatrale inforcando gli occhiali di Heidegger (la spia, eloquente, è il riferimento ad aletheia come ‘disvelamento’ – svelamento e svelatezza, scrive Lavia – che è l’interpretazione di Heidegger di quella parola generalmente tradotta verità). Ma forse Lavia ignora che Heidegger leggeva il greco violentandolo, per farlo rientrare nelle sue categorie filosofiche, e saltando a piè pari le insidie filologiche, in cui non di rado inciampano i filosofi digiuni di filologia.

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