Noi ci lamentiamo giustamente che Salvini stia cavalcando il vento di estrema destra con scurrilità neofasciste alla “Libero”, imitando pateticamente chi sapete. Purtroppo in Europa – non ci crederete – c’è anche di peggio. In Baviera ha un certo spazio un partito ultranazionalista (AfD) con forti venature naziste che ha come co-leader tale Alice Weidel. Ovviamente i suoi cavalli di battaglia fanno parte dello stesso repertorio di Salvini.
Archivi categoria: fuori bordo | di enzo marzo
SALVINI NON E’ FASCISTA
Solo perché la ripetizione non guasta mai, è bene rammentare, soprattutto ai giovani, che cosa è stato il fascismo per venti anni: una enorme tragedia italiana e internazionale. Mussolini fu un dittatore che tolse le libertà politiche al suo paese. E le masse italiane subirono, spesso applaudendo. Il fascismo uccise, malmenò, imprigionò, confinò i suoi avversari politici. Col suo razzismo improvvisato fece sprofondare nella vergogna assoluta la civiltà italiana. Alla fine, con la guerra, furono 320 mila gli italiani morti per la scellerata politica fascista. Ricordate gente.
Detto questo, Mussolini fu un grosso personaggio, con tratti sì di ridicolaggine, ma proporzionato alla grandezza dei guasti compiuti. Uno dei danni non minori da lui provocati è che qualche volta nasce un guitto che lo vuole imitare.
GRAZIE, ORBAN
Non avremmo mai creduto di dover ringraziare un velleitario dittatorello dell’Est europeo, nonché il Capo di Lega ladrona, per la loro incessante opera a favore dell’unità europea. Grazie alla meticolosità di Wundt si è potuto mettere a punto un concetto, quello della “eterogenesi dei fini” che ci avverte come azioni intenzionali possano portare a conseguenze non intenzionali, spesso anche assolutamente contrarie a quelle volute. Orbàn è il più chiassoso tra quelli che vogliono ricostituire in chiave antieuropea (ma conservando tutti i vantaggi economici) un’alleanza del tutto simile alla vecchia Austria–Ungheria. Nella sua mente nostalgica c’è la volontà di esprimere egemonia o forza di attrazione verso la Baviera, la Croazia, persino verso il lombardo-veneto. Ha dalla sua il fatto che l’Ungheria (a parte alcune fiammate libertarie) è stata sempre un paese sottomesso a poteri esterni e quando si è auto governata – come nella Reggenza tra le due guerre mondiali – ha prodotto solo governi fascisti, addirittura nazisti, fondati su un accanito antisemitismo. La popolazione ungherese non si è fatta molto onore, ha perseguito gli ebrei con determinazione. E’ scesa in guerra al fianco di Hitler e, come fecero pure gli italiani, quando la guerra volgeva a male cercò di tradire i suoi alleati. Fu ovviamente occupata, non risulta una sua resistenza ma molto collaborazionismo. Dopo fu punita duramente dalla sua posizione geografica.
Ma gli ungheresi di Orbàn non hanno appreso la lezione.
MEGLIO RICCHI CHE POVERI
“La tragedia di Marcinelle ci deve ricordare che non bisogna emigrare”. Questo il consiglio di Di Maio. Ha ragione il v.presidente del Consiglio in veste simil-salvini. Ma purtroppo gli uomini sono idioti, preferiscono andare a morire in una miniera belga piuttosto che giocare in borsa a Milano o anche solo starsene riparati in qualche ministero. Oggi altri pazzi addirittura fuggono daĺl’Italia invece che godersi una quindicina d’anni di disoccupazione. Usando la stessa logica ferrea di Di Maio si possono deprecare quegli incoscienti che di questi tempi si sciolgono al sole in città invece di rifugiarsi sulle montagne fresche di Cortina. Oppure si astengono dal mangiare tutti i giorni quando basterebbe rimpinzarsi in qualche costoso ristorante. Per non citare coloro che addirittura amano così tanto le vacanze avventurose che preferiscono provare i brividi dell’attraversamento in gommone del Mediterraneo invece di andare a sparapanzarsi su qualche spiaggia caraibica.
Il cinismo cialtrone di politicanti vecchi e nuovi ormai non ha più limiti. E si dedica con frequenza quotidiana a prendere per i fondelli i poveri cittadini.
P.S. 1 Forse gli storici futuri rintracceranno l’origine prima di questa volgarità intellettuale in un presidente-pregiudicato che, in qualche viĺlona sarda e tra le braccia di qualche olgettina, definì “una villeggiatura” il confino cui furono costretti per anni molti antifascisti.
P.S. 2 Qualcuno dovrebbe insegnare al v.presidente che invece “bisogna emigrare”: le civiltà si sono formate scegliendo il movimento piuttosto che il rinchiudersi nella propria tenda e nelle proprie superstizioni. Solcando i mari e non rimanendo incatenati alla propria terra.
INVETTIVA CONTRO IL P.I. – AGLI IDIOTI SI ADDICE IL SILENZIO
Si è chiuso il cerchio. Il consorzio affaristico per il potere fascio-leghista e casaleggino ha compiuto un passo determinante, e ora ha in mano l’intera informazione pubblica. A cui si assommerà mediaset,, reti di un Berlusconi “di lotta e di governo”. Vedremo, sorridendo amaramente, chi darà al putiniano Foa i voti che ancora gli servono. Così la libertà d’informazione compie il suo ultimo salto verso il baratro. Ne parleremo, ne parleremo a lungo.
Ma che ci si poteva aspettare da quel consorzio di cui sopra, tutto buoni propositi e gestione alla napoletana da prima repubblica, solo con un po’ di protervia in più? Salvini ha avuto persino la faccia di c. di dichiarare: «Stiamo scegliendo le persone migliori, c’è una società di cacciatori di teste che ha valutato e certificato». Cacciatori di teste molto pigri, che hanno cercato solo nel salotto di Casaleggio, il ReAzionario dei 5stelle, e nella redazione del “Giornale” di Berlusconi.
Ma ora la nostra cultura democratica e liberale ci spinge a scrivere anche di altro. Siamo trasecolati di fronte alla reazione del Pd, o meglio di quello cui proprio questa vicenda ci legittima più che ampiamente di dare il vero nome: P.I., il Partito Idiota.
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IL NAUFRAGIO
Ci annoia ripeterci. Però lo scrivemmo subito. L’analisi era fin troppo facile. Quando Renzi fu travolto dal risultato del referendum costituzionale anche i degenti in un ospedale psichiatrico avrebbero capito che la tempesta non era sostenibile, non perché fosse particolarmente violenta ma perché il capitano della nave era assolutamente un incapace. Aveva perso tempo a fare l’Inchino a Berlusconi senza accorgersi che lo scoglio era penetrato nella chiglia. Se ci fosse stato ancora qualche dubbio, questo avrebbe dovuto essere fugato dall’arrogante presunzione dimostrata dal nuovo Schettino subito dopo l’esito referendario. In quell’occasione Renzi riecheggiò i commenti che i radicali erano soliti fare dopo le raffiche di sconfitte dei loro referendum: “sì, è vero, in questo referendum il no ha perduto 80 a 20, ma questo vuol dire che il partito radicale ha la forza del 20%”. Ugualmente Renzi si accreditò il 40 % degli italiani, come se fosse tutto suo. Dopotutto nelle elezioni europee proprio il 40% era stata la cifra del suo successo, quando gli italiani non lo conoscevano. Dopo il referendum le sconfitte non si sono contate più, ma sono state sempre sottovalutate.
L’IDOLO IMMONDO
Quindi Mattarella ha dissepolto Einaudi. Ne siamo contenti. Ugualmente siamo felici quando un personaggio come Salvini, che pensavamo ignorantissimo, dimostra di aver orecchiato il vecchio Einaudi. Al punto di correggere il presidente della repubblica: “Ma Einaudi va letto tutto, scrisse di un Paese fondato sull’autonomia”. Quanto è vero. Ha proprio ragione Salvini: Einaudi va letto tutto, anche le centinaia di pagine che scrisse dalla prima guerra mondiale in poi sulla necessità storica di un’Europa federata e contro i danni del nazionalismo. Fino a raccomandare di fugare “dal cuore degli uomini l’idolo immondo dello stato sovrano”. Capito, caro lepenista?
IL DINOSAURO DIXIT
I politologi si stanno rompendo la testa per trovare le più raffinate motivazioni della catastrofe politica del Pd. Di cui si sono accorti solo la domenica del 4 marzo. Eppure ce le hanno avute sempre davanti agli occhi: il Pd renziano non è stato che idiozia allo stato puro ricoperta da impudica sfacciataggine. Come se il cervello dei cittadini avesse un’intelligenza inferiore a quella del dirigente medio o alto del “Giglio magico”. Cosa quasi impossibile. Al punto che, dopo la legnata storica, la mente del renziano-tipo, già molto intontita, ancora non riesce a dare segni di vita.
La vicenda della nomina dei presidenti delle due Camere ne è un altro segnale inquietante. Issare sull’Aventino la bandiera bianca è stato un grave errore, ma in politica , soprattutto nel Nazareno, di errori se ne fanno tanti, e dato il livello della sua classe dirigente è persino ovvio. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di più di un semplice errore: presentare come candidata, appunto di bandiera, il nome della “più peggiore” ministra della pubblica istruzione è pervicace autolesionismo. E proprio nel giorno in cui la Cgil dava i dati sulla scuola italiana: 4 punti di spesa pubblica in meno sulla media Ocse e collocazione al 19 (diciannovesimo) posto in Europa per le risorse dedicate.
invettiva contro il p.l.i., partito liberale italiano
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