di enzo marzo
Due giorni fa ho partecipato a un dibattito sul diritto alla conoscenza. Due giorni prima era stato approvato a larga maggioranza un documento su questo argomento dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Ho dovuto ringraziare il suo autore, il senatore piddino Rampi, perché mi sembra che per la prima volta si sia cercato di superare la vaghezza delle belle parole e di indicare delle soluzioni concrete. Speriamo che l’iter faccia passi avanti. Ovviamente vi si parla molto dei media. Lo scopo è quello di far promuovere il diritto alla conoscenza a diritto umano. A me di sinistra liberale indica il sentiero Luigi Einaudi col suo “conoscere per deliberare”, a me europeo indica il sentiero Dante col suo invito a “seguir vertute e conoscenza”. Voi direte , tutto scontato, ma è cosi? O ci stiamo prendendo in giro reciprocamente facendo finta che le nostre democrazie siano davvero tali, facendo finta che i mezzi di comunicazione siano davvero liberi? Mi pare che siamo tornati all’ipocrisia dello statuto albertino che nel suo testo preparatorio affermava che “la stampa è libera ma sottomessa a leggi repressive”. Non sorridete. Noi potremmo dire: la stampa è libera ma sottomessa a regole che nessuno fa rispettare, al crollo della professionalità, alla pubblicità occulta, al terribile conformismo della concentrazione editoriale, alla precarietà che rende schiavi, alla ignoranza che è l’esatto opposto della conoscenza.