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IL FATTO ONLINE CENSURA CRITICA LIBERALE E “NON MOLLARE”

Il 3 novembre Critica liberale, come al solito, ha inviato l’ultimo numero del suo quindicinale “Non Mollare” al Fatto online, che da ben nove anni lo riprendeva tra i suoi blog, in seguito a un accordo tra le due pubblicazioni. Questa volta il “Non Mollare” conteneva al suo interno una lettera aperta al Direttore Peter Gomez, in cui si spiegavano – a lui e ai suoi lettori – le ragioni politiche che ci portavano a chiudere la collaborazione. Purtroppo il Fatto online in questa occasione non ha pubblicato né la lettera né il link del fascicolo. Abbiamo più volte sollecitato di farci sapere il perché di questa decisione censoria, ma invano.  Ci rammarichiamo sia  dell’abbandono da parte del “Fatto” della sua tradizionale correttezza giornalistica sia del poco rispetto dei diritti dei suoi lettori. Non ci resta che spiegare entrambi con le stesse motivazioni che ci hanno fatto decidere la fine della collaborazione e che abbiamo denunciato nella lettera aperta censurata .

[critica liberale]

TESTO DELLE LETTERA CENSURATA

LETTERA A PETER GOMEZ, direttore de “il fattoquotidiano.it”

Caro Direttore,   

con questo numero il “Nonmollare”, quindicinale online che riprende idealmente la testata di quello che fu nel 1925 il «primo esperimento di giornalismo clandestino in epoca fascista» sotto l’egida di Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, Gaetano Salvemini e Piero Calamandrei, termina la collaborazione con “il Fatto quotidiano.it”. La stessa memoria dei nostri progenitori ci impedisce di continuare ad essere diffusi da una testata che sempre più si è allontanata dai nostri principi e valori post azionisti e liberali, anzi li avversa apertamente. Già due anni fa

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DUE PROPOSTE PER USCIRE DALLA MELMA

di enzo marzo

Due giorni fa ho partecipato a un dibattito  sul diritto alla conoscenza. Due giorni prima era stato approvato a larga maggioranza un documento su questo argomento dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.  Ho dovuto ringraziare il suo autore, il senatore piddino Rampi, perché mi sembra che per la prima volta si sia cercato  di superare la vaghezza delle belle parole e di indicare delle soluzioni concrete. Speriamo che l’iter faccia passi avanti. Ovviamente vi si parla molto dei media. Lo scopo è quello di far promuovere il diritto alla conoscenza  a diritto umano. A me di sinistra liberale indica il sentiero Luigi Einaudi col suo “conoscere per deliberare”, a me europeo indica il sentiero Dante col suo invito a “seguir vertute e conoscenza”. Voi direte , tutto scontato, ma è cosi? O ci stiamo prendendo in giro reciprocamente facendo finta che le nostre democrazie siano davvero tali, facendo finta che i mezzi di comunicazione siano davvero liberi? Mi pare che siamo tornati all’ipocrisia dello statuto albertino che nel suo testo preparatorio affermava che “la stampa è libera ma sottomessa a leggi repressive”. Non sorridete. Noi potremmo dire: la stampa è libera ma sottomessa a regole che nessuno fa rispettare, al crollo della professionalità, alla pubblicità occulta, al terribile conformismo della concentrazione editoriale, alla precarietà che rende schiavi, alla ignoranza che è l’esatto opposto della conoscenza.

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LE BUFALE DI REPUBBLICA 3.0 (NON CORRETTE)

TESTI di nicola vallinoto, lucio levi e antonella braga (con una premessa di e.ma.)

 Ormai il disfacimento del giornalismo nel nostro paese avanza a grandi passi. E così la prevalenza delle bufale e degli errori marchiani. Nonché della scorrettezza dei Direttori che, senza alcun rispetto per i lettori, evitano di correggerli. La vicenda raccontata qui di seguito è clamorosa: su “Repubblica 3.0” (quella della gestione Molinari) compare un’intervista di tre pagine a Scalfari firmata addirittura dallo stesso Direttore. Scalfari se ne esce con uno svarione incredibile per uno che si autoproclama l’ultimo grande discendente del mondo liberalsocialista, federalista, pannunziano. Il Fondatore confonde il federalismo con il modello confederale (che è l’opposto e che viene sostenuto da Meloni). Insomma viene scambiato Spinelli con la capa di Fratelli d’Italia. In tutta “Repubblica 0.3” nessuno si accorge dell’errore, addirittura ripetuto due volte, talmente dilagante è l’ignoranza o la trascuratezza.  O forse nessuno vuole contraddire il Direttore e il Fondatore. Il Direttore stesso dà il cattivo esempio: almeno le interviste da lui firmate se le potrebbe leggere. I Federalisti ovviamente si arrabbiano, inviano la smentita, ma Molinari la fa pubblicare sull’online ma sul quotidiano cartaceo (dove la bufala è stata pubblicata) furbescamente la nasconde in una rubrica di solito dedicata a tutt’altri problemi. Nello spazio delle Lettere al giornale, luogo destinato ad accogliere le rettifiche, la segnalazione dell’errore è censurata. Ci dispiace constatare che gli editori e i Direttori ancora non capiscano che la concorrenza micidiale del web può essere contrastata soltanto con la maggiore autorevolezza e attendibilità della carta stampata e non con la rincorsa alla sciatteria e all’approssimazione tipica della Rete. [e.ma.]

 LA CONFEDERAZIONE EUROPEA È L’OBIETTIVO CHE UNISCE ALTIERO SPINELLI E GIORGIA MELONI?

di nicola vallinoto

Sembra incredibile ma è quanto si potrebbe dedurre dalla lunga intervista realizzata dal direttore de La Repubblica, Maurizio Molinari, al fondatore del giornale Eugenio Scalfari (edizione del 2 gennaio 2021). Nella parte conclusiva dell’intervista si legge che «Rinnovare il nostro paese non basta più. Serve la Confederazione europea di cui parlava Altiero Spinelli». Si potrebbe pensare a un semplice svarione ma qualche riga dopo l’intervista viene conclusa così: «C’è qui un ruolo per l’Europa: dare vita ad una grande confederazione partendo dalle coste più minacciate, dal Baltico fino al Mediterraneo».

Federazione e confederazione sono due termini che contraddistinguono due proposte politiche distanti, come ci ricordano bene gli studiosi federalisti Lucio Levi ed Antonella Braga in due lettere inviate al direttore Molinari dopo la pubblicazione dell’intervista. A conferma di ciò la leader dei Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei, pochi giorni prima, in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera (28 dicembre 2020) ha voluto ribadire la sua visione di Europa basata su un modello confederale alternativo al modello federalista.

È possibile che Eugenio Scalfari non conosca la differenza tra i due modelli? E se così fosse il direttore Maurizio Molinari non avrebbe potuto farglielo notare? L’aspetto più inquietante è che entrambi possano non conoscere la differenza. Il che pare da escludere perché in passato sia Molinari che Scalfari hanno già usato questo termine. Il primo ne ha parlato come possibile soluzione per la situazione israelo palestinese facendo riferimento alla proposta di Confederazione avanzata da Reuven Rivlin come «un modo per far vivere i due Stati assieme tenendoli separati». Il secondo in uno dei tanti editoriali come quello del 5 luglio 2015 «Non navi d’altomare ma scialuppe senza un futuro» in cui, parlando dell’integrazione europea, disse che «I governi confederati si rassegnano ad una normale integrazione purché non metta in discussione la sovranità politica. Non vogliono essere federati, non vogliono gli Stati Uniti d’Europa che li declasserebbero».

Per tutti questi motivi è auspicabile che il direttore Molinari pubblichi la dovuta rettifica certi che i lettori del quotidiano non gradirebbero vedere Giorgia Meloni sullo stesso piano di Altiero Spinelli. 

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la recensione di pierfranco pellizzetti su Micromega al libro di enzo marzo: “I diritti dei lettori”

http://temi.repubblica.it/micromega-online/l-informazione-puo-ancora-essere-salvata/

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https://www.biblionedizioni.it/prodotto/i-diritti-dei-lettori/

https://www.ibs.it/diritti-dei-lettori-proposta-liberale-libro-enzo-marzo/e/978883383

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https://www.libreriauniversitaria.it/diritti-lettori-proposta-liberale-informazione/libro/9788833831169

https://www.lafeltrinelli.it/libri/enzo-marzo/i-diritti-lettori-una-proposta/9788833831169

https://www.hoepli.it/libro/i-diritti-dei-lettori-una-proposta-liberale-per-l-informazione-in-catene/9788833831169.html?origin=google-shopping&gclid=CjwKCAjwoc_8BRAcEiwAzJevtbL2Dwh_p-Kw3bV-K5W42DE8mV66U55yRDMdIVjowduUhv_qffvH-RoC5QgQAvD_BwE

“un attacco al principio di un’onesta informazione”

di gian giacomo migone

Come è noto, i lettori dei giornali non hanno alcun diritto. In materia siamo ancora al medioevo. E i Direttori se ne approfittano, convinti come sono che i lettori debbano pagare il loro giornale e subire in silenzio ciò che viene loro apparecchiato. Nel nostro piccolo abbiamo creato uno strumento per divulgare le smentite e le repliche che i Direttori (nel primo caso addirittura violando l’articolo 8 della legge sulla stampa, e nel secondo le regole dell’educazione e della corretta informazione) non pubblicano. [red.]

Caro Direttore, [Mario Calabresi, “La Repubblica]

come lettore del Suo giornale, sono rimasto negativamente colpito dal titolo di apertura odierno del Suo giornale: “Rimborsi, lo scandalo scuote M5S”. Altri giornali, da “La Stampa” al “Giornale” portano titoli analoghi di prima pagina. Mi è dispiaciuto constatare che “La Repubblica” partecipa, se non è addirittura capofila,  di una campagna mediatica che coinvolge i principali giornali e canali televisivi su questo argomento.

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