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un no al regionalismo all’italiana con uno sfondo (a)democratico

di antonio caputo
Dopo il flop dell’affluenza alle urne in Lombardia e nel Lazio, un paese serio metterebbe in discussione l’intero regionalismo all’italiana partitocratico e dilapidatorio esasperato dell’infausto e infelice titolo V.. Che ha accompagnato la dissoluzione servizio sanitario nazionale. Nessuno dei partiti che si sono presentati alle regionali ha messo al primo punto di un programma che per altro nessuno ha presentato una seria e radicale riforma per superare il dissennato regionalismo sanitario ripristinando in toto un servizio
sanitario nazionale universale che non ha bisogno di Lep definiti dal governo o con le autonomie differenziate addirittura da un atto amministrativo unipersonale, il dpcm. Ma è tutela concreta di qualunque malato se malato con mezzi e adeguate dotazioni ovvero in aderenza alle prescrizioni e indicazioni dei medici e del personale sanitario in tutto
il paese. Ci manca solo essere o meno curati e come solo in forza della decisione del presidente del consiglio con dpcm casomai in diretta Facebook. Il giorno prima di tirare le cuoia in attesa della diretta. Con il necessario decentramento sul territorio a fini e solo a fini di gestione. Questo regionalismo partitocratico non è quello di Cattaneo e nemmeno quello di Miglio . Un ibrido alimentato dal denaro pubblico e dalla pessima deforma del titolo V del 2001. Il risultato del voto in Lombardia e nel Lazio certifica ora: Continua la lettura di un no al regionalismo all’italiana con uno sfondo (a)democratico

IL LIMBO DELLA POLITICA

di marco cianca

«Per la prima volta non sono andato a votare. Ma quello che mi sgomenta di più è che non mi importa niente, nemmeno dei risultati». A parlare così è un convinto cultore della democrazia, talmente attaccato ai suoi valori fondanti che la notte prima del referendum voluto da Matteo Renzi dormì con il testo della Costituzione sotto il cuscino paventando insani stravolgimenti. Adesso constata con tristezza, quasi sorpreso, di essere anch’egli caduto nel gran calderone dell’astensionismo. Il limbo della politica.

«Or discendiamo qua giù nel cieco mondo». Non c’è impeto, non c’è calore, solo sospiri «ne l’aura che trema». Ecco, tutto si può dire delle elezioni nel Lazio e in Lombardia, sulle quali gli analisti già si stanno sbizzarrendo, tranne che ci sia passione, intesa non come sofferenza (questa, almeno a sinistra, abbonda), ma nel significato di tensione emotiva. Tali non possono certo essere definiti il livore e il senso di rivalsa che trasudano a destra.

Effetto Fedez &C: sinistra asfaltata, titola “Il Giornale”. Canta la destra”, fa eco “Libero”, precisando nel sommario «La sinistra s’aggrappa a Fedez, Egonu e Zan e finisce asfaltata. Doppia sberla». «La sinistra vince solo a Sanremo», gongola “La Verità”. «C’è solo il centrodestra», esulta “Il Tempo”, aggiungendo: «A pochi giorni dalle primarie altra batosta per i Democratici». «Se la sono presa in quel posto», chiosa in strada una verace sorella d’Italia.

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I CANDIDATI INDECENTI (QUELLI INDICATI DALL’ANTIMAFIA), MA CE NE SONO MOLTI DI PIÙ

[nella foto: Carlo  Iannace, candidato nella lista De Luca , già sospeso il 31 marzo 2016 in base alla legge Severino per via della condanna in primo grado a 6 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per 5 anni].

Regionali, gli ‘impresentabili’ per l’Antimafia: “Nove in Campania, 3 in Puglia e uno in Valle d’Aosta”. Liste ‘pulite’ in quattro Regioni

È questo il giudizio dopo lo screening, in base alla Severino e codice di autoregolamentazione, delle liste elettorali nelle 7 regioni al voto: 5 “bocciati” a supporto di De Luca, quattro tra i candidati di Forza Italia e Lega. In Puglia due corrono per Emiliano. Il governatore: “Devono fermarsi subito”. Albani risponde: “Mi ritiro”. Diminuiscono quindi a 13 i volti “bocciati” rispetto ai 17 della scorsa tornata elettorale nelle regioni Continua la lettura di I CANDIDATI INDECENTI (QUELLI INDICATI DALL’ANTIMAFIA), MA CE NE SONO MOLTI DI PIÙ