di vittorio emiliani
Scambiare l’Accademia Reale d’Italia voluta da Mussolini con la gloriosa Accademia dei Lincei costituita nel ‘600 da alcuni giovani intellettuali solidali col Galileo del Nuncius Sidereus è già una bella topica per chi vorrebbe essere l’Intellettuale per eccellenza pronto a dare della “capra” ai suoi contraddittori, cioè Vittorio Sgarbi sottosegretario alla Cultura nel governo di destra. Ma non è la sola della chilometrica fustigazione (con tante gaffes) di un bravo e coraggioso giornalista come Enzo Marzo, già Corriere della Sera in anni migliori ed ora attivo pensionato in Umbria con una sua lettera quotidiana e numerosi interventi di attualità politica. Insomma un animatore politico-culturale come ne vorremmo di più in questo stanco e stravolto Paese e come cerchiamo di essere noi con Italia Libera. Naturalmente Sgarbi non sfugge all’argomentazione tipica del qualunquismo più becero e cioè che “Mussolini fece anche cose buone” e cita, puntualmente smentito da Enzo Marzo, l’Inps che ha le sue prime radici nel solidarismo di fine ‘800, la Treccani anch’essa nata prima e che, lo sottolineiamo noi, durante il fascismo fece lavorare – come la Comit di Raffaele Mattioli – numerosi intellettuali non allineati al fascismo. Accusa di collusione Benedetto Croce che col manifesto da lui promosso tentò invece di opporsi al plebiscito fascista. Fra l’altro a Croce ministro della Cultura nell’ultimo governo prima del fascismo e al suo attivo sottosegretario Giovanni Rosadi si deve la promozione dei due primi Parchi Nazionali e cioè il Gran Paradiso e il Parco Nazionale d’Abruźzo con sede a Pescasseroli dove don Benedetto era nato. Col fascismo la politica dei Parchi si fermò a quello del Circeo per giunta in parte disboscato negli anni ’30. Ma le “perle” sono tante che è arduo citarle tutte. Come quella clamorosa della cultura portata in Abissinia con l’architettura delle case della cultura fascista. Dimenticando che alla posizione d’avanguardia di un Terragni e dei suoi seguaci vi fu la monumentale reazione dell’architetto di regime Marceĺlo Piacentini che è il vero maestro della edilizia e dell’urbanistica mussoliniana. Per non parlare della Via dei Fori Imperiali, inaugurata dal Duce a cavallo, che sacrificò due antiche chiese e una quantità di preziosi resti archeologici documentati in uno scritto di esaltazione dell’allora governatore di Roma Bottai che per fortuna nel ’38 da ministro della Cultura ascoltò i consigli di tecnici antifascisti o non allineati come Argan e Brandi. Ma forse è pretendere troppo dal loquacissimo sottosegretario alla Cultura del governo Meloni specialista in capre.
*Riprendiamo volentieri questo editoriale di Vittorio Emiliani pubblicato da “Italia libera”….