di paolo flores d’arcais
Lettera aperta a Tomaso Montanari e ai suoi compagni pacifisti
Caro Tomaso, provo a occuparmi del tuo articolo su Il Fatto di venerdì 11 marzo, che il redattore ha titolato, con perfetta aderenza al contenuto, “Il militarismo da divano farà strage di ucraini”.
Per cominciare: “guerrafondai” o “pacifisti”, siamo naturalmente tutti “da divano”, visto che possiamo scrivere dalle nostre case senza che le bombe a grappolo di Putin ci costringano negli scantinati o nelle tombe. Dal mio divano, perciò, al tuo, vorrei evidenziare alcune contraddizioni logiche palesate dal tuo testo.
Definisci quella di Putin una “aggressione scellerata”. Giusto. Il nostro punto di partenza è comune, perciò. C’è un aggressore e c’è un aggredito, un carnefice e una vittima (designata). L’aggressione di Putin è anche per te scellerata, immagino, visto che getta missili su scuole e ospedali per bambini, spara sulle famiglie in fuga nei “corridoi umanitari” firmati un’ora prima, e ne concede di nuovi, che conducono però in Russia: corridoi di deportazione, cioè, questa è la sua idea di “umanitario”.
A questa guerra di massacro, il popolo ucraino, stretto attorno al suo presidente democraticamente eletto (col 73% dei voti), ha deciso di opporre la più strenua resistenza. La vittima designata rifiuta di porgere la gola, sceglie di combattere.
Per cominciare: “guerrafondai” o “pacifisti”, siamo naturalmente tutti “da divano”, visto che possiamo scrivere dalle nostre case senza che le bombe a grappolo di Putin ci costringano negli scantinati o nelle tombe. Dal mio divano, perciò, al tuo, vorrei evidenziare alcune contraddizioni logiche palesate dal tuo testo.
Definisci quella di Putin una “aggressione scellerata”. Giusto. Il nostro punto di partenza è comune, perciò. C’è un aggressore e c’è un aggredito, un carnefice e una vittima (designata). L’aggressione di Putin è anche per te scellerata, immagino, visto che getta missili su scuole e ospedali per bambini, spara sulle famiglie in fuga nei “corridoi umanitari” firmati un’ora prima, e ne concede di nuovi, che conducono però in Russia: corridoi di deportazione, cioè, questa è la sua idea di “umanitario”.
A questa guerra di massacro, il popolo ucraino, stretto attorno al suo presidente democraticamente eletto (col 73% dei voti), ha deciso di opporre la più strenua resistenza. La vittima designata rifiuta di porgere la gola, sceglie di combattere.