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IRRICEVIBILE

di raffaello morelli

Non è dato sapere quale tipo di conseguenze avrà in Italia la nota verbale conosciuta il 22 giugno (tramite un articolo sul “Corriere della Sera”) ma presentata cinque giorni prima all’ambasciata italiana dal Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor  Gallagher. Tuttavia una cosa va detta subito. Soprattutto visto che mercoledì 23 alla Camera c’è stato ­– come previsto prima di importanti incontri UE – un dibattito con il Presidente Draghi. E della nota non si è parlato, nonostante lui stesso avesse annunciato alla vigilia che avrebbe fatto un commento strutturato, qualora il tema gli fosse stato posto. Siccome nessun deputato lo ha posto.

La cosa da dire subito a scanso di equivoci che già si stanno profilando, è che la nota verbale di Gallagher  costituisce un atto diplomatico di estrema gravità per l’Italia. Di fatti  essa afferma che “alcuni contenuti della proposta legislativa in esame presso il Senato (ndr, il controverso disegno Zan)  riducono la libertà garantita alla Chiesa cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato“. Tali parole, in apparenza manifestano il giudizio del Vaticano sulla proposta (del tutto legittimo dal punto di vista delle istituzioni laiche), ma nella realtà hanno l’evidente pretesa di ritenere il Vaticano parte inaggirabile del processo legislativo italiano. La conferma viene non solo dalla lettura del testo, ma dal fatto che la CEI aveva già più volte manifestato il suo giudizio preoccupato sul ddl Zan, Dunque, non è un caso il passaggio da un organo come la CEI interno al dibattito culturale italiano, alle note verbali internazionali. Significa che  il Vaticano intende tirare in ballo le norme concordatarie, ritenendo che esse determinino le decisioni dei Governi e delle Camere dell’Italia.

Pertanto la risposta italiana alla nota è un concetto solo: irricevibile (formulato nei termini degli usi diplomatici). Sotto questo profilo la prima dichiarazione corretta è stata quella del Presidente della Camera che ha detto ad Agorà su Rai3 “noi come Parlamento non accettiamo ingerenze. Il Parlamento è sovrano e tale rimane sempre”. Ma  sarebbe stato meglio se il principio fosse stato ribadito dal titolare dei rapporti internazionali, il Ministro degli Esteri Di Maio (ad ora nelle nebbie) . Nel pomeriggio del 23, al Senato, il Presidente del Consiglio Draghi ha compiuto un passo in più.  Il giorno prima  aveva fatto sì un commento corretto – “dovranno essere valutati gli aspetti segnalati da uno Stato con cui abbiamo rapporti diplomatici” – ma parziale, dato che aveva sorvolato sull’aspetto segnalato sopra, cioè l’inaccettabile pretesa vaticana che le norme concordatarie determinino le decisioni dell’Italia. Al Senato ha precisato “il nostro è uno Stato laico, non confessionale. Il Parlamento è libero di discutere e legiferare e il nostro ordinamento è in grado di dare tutte le garanzie verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa”. Molto meglio ma non del tutto sufficiente, perché non esprime il concetto decisivo. La nota è irricevibile.

Tra l’altro, se questo concetto di “irricevibilità” non sarà espresso,  sarà compromessa l’autonomia del Senato nel decidere sul testo del ddl Zan approvato dalla Camera. E’ un testo che deriva da un giusto intento di convivenza civile e che adopera strumenti assai impositivi.  Se non  sarà espresso il concetto di “irricevibilità”, qualunque decisione del Senato sarebbe tacciata  di essere frutto dell’ingerenza vaticana. Questo è un altro motivo che spinge ad essere subito chiari nel merito della questione istituzionalmente più rilevante. Le istituzioni della Repubblica sono laiche non solo a parole.

 

 

verso la revisione del concordato?

La nota verbale consegnata per via diplomatica dal Vaticano al governo italiano tecnicamente sul piano formale è un atto diplomatico interstatuale  inteso a rappresentare la posizione del Vaticano su alcuni contenuti del ddl (disegno di legge Zan) all’esame del parlamento italiano . Formalmente non è una “ingerenza”. La nota intende affermare che talune disposizioni del ddl sarebbero lesive delle libertà previste dal concordato del 1984 ( governo Craxi) nel senso di limitare o ostacolare libere opinioni su temi del ddl.  E’ una posizione unilaterale a fronte di un accordo pattizio internazionale la cui stabilità è recepita dall’art.7 della costituzione che ha costituzionalizzato il principio pattizio, in tal modo subordinando al previo accordo bilaterale con lo stato del Vaticano  la regolazione dei rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica . L’art.14 del Concordato vigente in caso di dissenso o di divergenti interpretazioni sui temi dell’accordo del 1984 prevede il possibile ricorso a una Commissione mista per dirimere ogni contrasto. A questo punto sul piano procedurale se permanesse  il contrasto con l’approvazione in parlamento di un testo non condiviso dal Vaticano potrebbe aprirsi la strada a una revisione dell’art.7 costituzione con il venir meno del principio pattizio. Sempre che vi siano i numeri in parlamento ex art.138 cost.. e salvo referendum confermativo. Un risultato auspicato nell’immediato dopoguerra da personalità del mondo laico come Gaetano Salvemini o Piero Calamandrei( non Togliatti che  fu tra gli artefici dell’art.7) . E riecheggerebbe nella ipotetica revisione l’ottocentesco e cavouriano ” Libera Chiesa in libero Stato”!

Comunità cristiane di base italiane: IL NOSTRO NO ALL’INTERFERENZA DELLA CEI SUL DDL ZAN

Le Comunità cristiane di base italiane, riunite in modalità online – causa pandemia – per il loro Seminario nazionale, esprimono il loro turbamento e il loro dissenso per la presa di posizione della Presidenza della Conferenza episcopale italiana contro il ddl Zan.

Il comunicato della CEI ci indigna come cittadini, che vedono ancora una volta un’ingerenza dell’Episcopato italiano nell’approvazione di leggi di uno Stato laico, nei lavori del Parlamento, ora chiamato ad esprimersi sul ddl Zan, che prevede misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Ma ancor più il comunicato ci indigna come credenti.

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Franco Grillini: “La legge Zan ci difende dagli omofobi. Sarà una rivoluzione sentimentale” di Valentina Desalvo

Intervista al fondatore dell’Arcigay: “La sinistra deve farla passare a tutti i costi in un’alleanza contronatura. La destra italiana copia la Polonia. Ma vent’anni fa Salvini era d’accordo con me”
10 APRILE 2021

BOLOGNA. Franco Grillini, fondatore dell’Arcigay, simbolo di tante battaglie per i diritti Lgbt, che succederà con la Legge Zan?
«La sinistra deve farla passare a tutti i costi. È un tema strategico, quello della lotta contro la omotransfobia. Perché non è solo una questione di civiltà ma è una battaglia di modernità. Il Pd si trova al governo dentro un’alleanza contronatura: approvarla significa smarcarsi da una destra italiana profondamente anti-moderna».

Una destra che sta facendo un ostruzionismo fortissimo.
«La verità è che oggi, nel 2021, la destra italiana vuole fare dell’omofobia la sua bandiera. Non le serve elettoralmente ma culturalmente. La destra di Salvini e della Meloni si è riempita di idee reazionarie, prendendole a prestito qua e là. Dagli ultra clericali, dai tradizionalisti, dai fascisti. Ora il modello è la Polonia che ha persino zone “lgbt free”. Non hanno una cultura propria, perchè non sono in grado di elaborarla come la destra americana, e allora sposano la destra omofoba. Ma per Salvini è davvero il trionfo dell’ipocrisia».

Perchè ipocrita?
«La teoria di Salvini è “il si fa ma non si dice”. A casa fai quello vuoi, ma devi restare a casa tua, non puoi farlo in pubblico. La stessa ipocrisia di alcuni parlamentari: ci sono tanti omossesuali che non lo dicono. Dirlo è un atto politico. Loro vogliono l’invisibilità. Noi vogliamo la visibilità, che è la nostra religione civile. Certo Salvini è molto cambiato…»

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