MA SIRI ANCORA PRIMA ERA INDEGNO DI STARE NEL GOVERNO (con una postilla)

di franco pelella

Caro direttore, ho visto Matteo Salvini al telegiornale. Insiste nel dire quello che sta dicendo da giorni a proposito del sottosegretario leghista Armando Siri: noi non siamo giudici ma aspettiamo che siano i giudici a stabilire se Siri è colpevole o meno e fino a quel momento Siri non si dimetterà da sottosegretario. La posizione di Salvini è contraddittoria per molti aspetti. Innanzitutto quando egli è stato indagato per la vicenda della nave Diciotti non ha aspettato che fossero i giudici a decidere ma ha preteso che fosse la politica a salvarlo. Inoltre, e soprattutto, Siri è stato già condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta (nel 2014 ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi di reclusione). I giudici, quindi, hanno già deciso (anche se in un altro processo) per la colpevolezza di Siri. Dovrebbe bastare questo fatto a far dimettere Siri da sottosegretario e da senatore (e far fare una profonda autocritica a leghisti e 5stelle per aver accettato la sua nomina a sottosegretario nonostante la condanna subita).

Inoltre dovrebbe essere un principio sacrosanto della politica quello di far dimettere da ogni carica chi viene indagato in attesa che venga, eventualmente, dimostrata la sua innocenza. Il Partito democratico l’ha fatto nel caso della governatrice dell’Umbria ed ha fatto bene.

Cordiali saluti  Franco Pelella – Pagani (SA)

[POSTILLA: A dir la verità noi di Critica liberale  siamo  stati tra i pochissimi che, appena è scoppiato questo (secondo) scandalo Siri, abbiano sostenuto la tesi che alla formazione del “governo del cambiamento” un bancarottiere fraudolento non poteva essere scelto dal presidente del consiglio come sottosegretario alle infrastrutture. Ma abbiamo dovuto assistere  a moltissimi dibattiti in tv e sulla carta stampata in cui questo “particolare” determinante non veniva neppure citato. Ahi! serva stampa.              e.ma.] 

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