TRE DOMANDE A MATTARELLA

di riccardo mastrorillo

La prassi costituzionale delle consultazioni, prima della designazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, fu introdotta da Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica. Einaudi non introdusse una prassi per sua fantasiosa scelta, ma si basò pedissequamente sul dibattito avvenuto all’Assemblea Costituente, al quale aveva attivamente partecipato. Il principio sarebbe che, attraverso le consultazioni, il Presidente della Repubblica investe dell’incarico la persona che ritiene abbia la reale possibilità di ottenere la fiducia del Parlamento.

La modalità con cui è stato esercitato il mandato esplorativo conferito al Presidente della Camera Roberto Fico sono indiscutibilmente incompatibili con la prassi costituzionale:

Fico avrebbe dovuto verificare la disponibilità della precedente maggioranza a costituire un nuovo Governo, presieduto da Conte o da persona da individuare, riportare al Quirinale il risultato ottenuto e, se positivo, il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto dare l’incarico al designato. E solo a quest’ultimo sarebbe spettato il compito di consultarsi con le forze politiche sia per il programma sia per l’individuazione dei Ministri.

Il Presidente era consapevole delle modalità, inconsuete, utilizzate da Fico, durate ben 4 giorni, di fronte all’urgenza di concludere la crisi il più rapidamente possibile?

La convocazione “ad horas” di Mario Draghi per conferirgli l’incarico pare oggettivamente in contrasto con la dichiarazione fatta trapelare il 31 gennaio: «è destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa oggi su alcuni giornali, che il presidente Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, il presidente Mario Draghi. Lo affermano fonti qualificate del Quirinale».

Se nel primo giro di consultazioni era emersa una disponibilità a formare un governo politico a partire dalla maggioranza preesistente, come dichiarato dal Presidente: «Dai colloqui, svolti qui al Quirinale – in queste trentadue ore – con le forze politiche e parlamentari, è emersa la prospettiva di una maggioranza politica, composta a partire dai gruppi che sostenevano il governo precedente. Questa disponibilità – a me manifestata nel corso delle consultazioni – va peraltro, doverosamente, verificata nella sua concreta praticabilità. A questo scopo adotterò – con immediatezza – un’iniziativa».

Perché ha dato un incarico al presidente della Camera e non direttamente a Conte, presidente dimissionario in carica e comunque non sfiduciato?

Accogliamo e facciamo nostre le preoccupazioni del Presidente della Repubblica, sulla necessità di scongiurare il ricorso alle elezioni, condividendo pienamente tutte le motivazioni da lui addotte, ci domandiamo se non fosse stato preferibile e più rispettoso della prassi, un rapido ulteriore giro di consultazioni allo scopo di assicurare la migliore possibilità perché il Governo Draghi ottenga la fiducia del Parlamento.

Per quanto condividiamo la più alta considerazione sul valore e sulle capacità di Mario Draghi, non crede che gettarlo, in questo modo, in pasto ad un Parlamento, di cui è stata certificata l’inadeguatezza politica e istituzionale, non possa mettere a serio rischio la riuscita dell’incarico?

4 commenti su “TRE DOMANDE A MATTARELLA”

  1. Tutte giuste le tue considerazioni. Ma la deriva delle forze politiche e il vergognoso spettacolo che abbiamo visto hanno riportato indietro le lancette al 93 quando i partiti godevano dello stesso discredito e Scalfaro per salvare la repubblica chiamò Ciampi che nominò i ministri senza neppure sentire i partiti. Siamo ancora li.

  2. E’ una crisi molto, molto complessa e per certi versi strana. Si rilevano da un lato difetti di strategia da parte dei 5S come l’essersi intestarditi sui nomi di Conte e Bonafede al governo quando invece si poteva pensare ad una loro diversa collocazione in un futuro molto prossimo; Conte e’ un nome spendibile per la presidenza della repubblica, Bonafede e’ giovane e preparato, ha un sicuro avvenire e comunque poteva essere utilizzato in incarichi di partito. Da un altro lato si rileva l’ignavia dei parlamentari di IV che, pur consapevoli di essere stati eletti nel PD e quindi di aver tradito il mandato degli elettori passando ad un altro partito, non hanno avuto il coraggio di venire allo scoperto votando la fiducia al governo ma hanno preferito nascondersi dietro l’atteggiamento pilatesco del proprio leader. In buona sostanza, hanno sperato che qualcun altro togliesse loro le castagne dal fuoco.
    È qui emergono le carenze del PD dove, apparsa impraticabile la strada dei “responsabili” si è preferito rimettere in corsa Renzi e i renziani dando loro ulteriori chances che li hanno ringalluzziti.
    Due dati incontrovertibili ci hanno però lasciato questi giorni di crisi: che Renzi e’ assolutamente inaffidabile, per chiunque e con chiunque, che il governo in carica sia pure per il disbrigo degli affari correnti ha goduto sino in ultimo della fiducia della Camera e del Senato.
    Ecco, se un appunto si può fare al presidente Mattarella e’ di aver dato poco peso al fatto che il governo Conte non e’ stato sfiduciato.
    Quello di Draghi nasce senza che esista una maggioranza in parlamento. Ecco, e’ conforme a Costituzione un Governo “del Presidente” che nasce per di più con queste modalità ?

  3. Perche’ un Conte ter avrebbe avuto chances? Il mandato a Fico aveva come primo scopo di sondare questa possibilita’ e ne ha verificato l’agonia. Il perfezionismo costituzionale e’ spesso una delle cause della crisi dei regimi che dovrebbero proteggere. Se non siamo in grado di produrre un Recovery che riformi e rivitalizzi questo paese, si apre uno scenario infernale

    1. Per quanto sia felicissimo di avere Draghi Presidente del Consiglio, e per quanto abbia sempre ritenuto Conte un “democristiano” non ho mai sopportato quel malcelato pregiudizio nei suoi confronti. Il recovery inadeguato è frutto del ministro Pd, non di Conte, come pure a differenza di tanti non mi illudo che Draghi possa riuscire nell’impossibile azione di modificare la testa di un parlamento squalificato e inadeguato: che rappresenta pedissequamente la cialtroneria dell’intero paese. Ma non era questo l’argomento delle domande, era appunto sulla forma, che è la garanzia della sostanza, la correttezza della forma non è mai la causa della crisi dei regimi, ma semmai ne è il sintomo. Questo regime è in crisi da tempo e non per colpa dei 5 stelle, che ne sono un altro innegabile sintomo…. ma continuiamo imperterriti a non voler vedere….

      RM

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