[e.ma.] LA GRANDE TRUFFA. Uno dei non minori mali che affliggono la politica italiana è nella più che trentennale truffa che l’ignoranza e la malafede hanno perpetrato nel linguaggio politico e nella battaglia delle idee. Così “scientificamente” si è voluto regalare la bandiera liberale a un demagogo millantatore che fino ad allora aveva fatto affari di bassa lega con il partito socialista. L’etichetta di “liberale” a Berlusconi è servita e serve ancora a dare uno straccio di dignità politica a chi ne è totalmente sprovvisto. I complici sono molti: si va da Bertinotti alla stampa padronale, persino al Pd sempre incline all’inciucio e al compromesso di potere. Il tutto si inserisce in un equivoco costruito ad arte, che fa confondere e identifica il liberalismo col liberismo, e neppure con quello classico della scuola italiana, ma con la versione “selvaggia” di quello austriaco e americano. Fino ad arrivare a sfondare ogni diga persino del buon senso e del ridicolo: cosi si scambia il missino Tatarella con Croce, Dell’Utri con Einaudi; diventa liberale, anzi liberale doc, un putiniano-razzista-clericale come Fontana. Come ci si possa, la mattina, guardarsi allo specchio senza ridere o vergognarsi, non si sa proprio. Ci si strofina su Meloni come nel 1922 i fascioliberali su Mussolini.
Schiere di “intellettuali” liberaloidi, per opportunismo e servilismo, si sono ingrassati, smaniosi, alla corte del Pregiudicato, e hanno avallato ogni misfatto, anche il putinismo, la mafiosità, il crimine, la corruzione, le leggi ad personam, la distruzione di ogni etica pubblica, ma adesso che percepiscono che il suo potere scema non hanno ritegno, né lo avranno, a cambiare padrone. Ora si scopre con stupore che Berlusconi è un pagliaccio, solo perché più sfacciatamente si veste da pagliaccio.
Si è proceduto da decenni per slogan: la “rivoluzione liberale” predicata da Gobetti e quella di Berlusconi, per i pennivendoli di Arcore, sono state la stessa cosa. Alcuni hanno avuto persino la faccia tosta di espungere Gobetti dalla storia del pensiero liberale per dare posto al monopolista di Arcore. Ora si sta passando ad assimilare e confondere il conservatorismo col postfascismo reazionario e clericale. La destra con l’estrema destra. Il sovranismo con l’europeismo fresco di giornata. Ugualmente avremo putinismo e atlantismo pret-à-porter a giorni alterni. Si ritenta con Fratelli d’Italia il gioco sporco fatto con Berlusconi. Dimenticando che non basta dirsi liberale per esserlo. Occorre “praticare” il liberalismo, dimostrare coi fatti e coi comportamenti una mentalità liberale. Essere radicati nella storia, non in Tik tok. E una mentalità liberale nessuno riesce a imporsela soltanto per dare un po’ di dignità politica al Potere.
Oddio, quanto ammiriamo Orbàn che parla chiaro e dichiara che la sua “democratura” è per definizione “illiberale”. Per i liberaloidi nostrani, invece, si può essere orbaniani, e anzi molto più a destra, e contemporaneamente indossare tailleur liberali alla Fiamma tricolore.
Naturalmente la sinistra “rosso antico” (oggi in grande spolvero perché con Putin e Kirill può tornare a respirare medioevo e antimodernità) ha sempre avallato questo disconoscimento della tradizione molto variegata e con mille sfumature del liberalismo, perché sono nella sua tradizione storica ed ideologica sia il rifiuto della libertà come valore primario sia l’affinità con il pensiero reazionario e totalitario. Purtroppo, anche dalle parti di quell’involucro vuoto che è il Pd, la medesima vulgata ha preso piede, ma non si può pretendere che ceti politici agonizzanti vadano a scuola elementare di dottrine politiche.
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Questa lettera aperta fu indirizzata, su iniziativa dell’Associazione per la Democrazia Liberale all’allora presidente del Consiglio Berlusconi. Chi fosse Putin e quali fossero le condiscendenze di Berlusconi nei suoi confronti era già chiaro dodici anni fa. E’ datata 30 Aprile 2010.
di valerio zanone
“MAESTRI SBAGLIATI”
Lo riconosciamo in partenza: i sottoscrittori di questa lettera, a differenza del presidente e dei coordinatori del Popolo della Libertà, sono da sempre liberali, e hanno sempre cercato di adottare comportamenti che fossero coerenti con le proprie convinzioni. Proprio la corrispondenza tra ciò che si afferma e ciò che si pratica è infatti uno dei capisaldi dell’essere liberali.
E’ stato quindi per noi, incalliti liberali, davvero sconcertante apprendere che Lei ha richiesto all’oggi Primo Ministro russo Vladimir Putin di tenere la lezione di apertura della cosiddetta “Università del Pensiero Liberale”.
La Sua iniziativa è un vero paradosso e ribalta in modo inaccettabile gli elementi essenziali ed ineludibili del pensiero dei padri fondatori del liberalismo italiano ed europeo. E’ l’associazione di una parola sacra “libertà”, ad una storia politica che nasce nel Kgb sovietico e prosegue con metodi di polizia, di occultamento della verità, di ripristino della vecchia mitologia del potere sovietico ora mescolati agli sgargianti interessi personali dei nuovi dominatori dell’economia.
Non è Vladimir Putin l’uomo che può insegnare, in Italia e nell’Occidente, cos’è la libertà, tanto meno in ambito economico. L’oppositore di Putin, Khodorkosky, è stato spogliato della sua società, la Yukos, e dopo un processo farsa è ora costretto ai lavori forzati. Lo stesso destino è stato riservato a Platon Lebedev.
La morsa del potere politico rappresentato da Putin si è stretta sull’indipendenza, non solo proprietaria, dei media, prontamente nazionalizzati o ricondotti alla dipendenza dagli ordini politici. Nulla si fa conoscere circa i veri responsabili della morte di Anna Politkovskaja, giornalista del giornale, quello sì liberale, Novaja Gazeta, impegnata nella più liberale delle funzioni: criticare il governo per le reticenze e le responsabilità nel conflitto ceceno.
Le voci russe che non riescono a parlare liberamente o che non parlano più del tutto sono troppe perché si possa accettare senza reagire la Sua iniziativa, che è stata formulata in un’occasione ufficiale nella Sua veste di presidente del Consiglio del nostro Paese e perciò doppiamente sconcertante ed offensiva per tutti gli uomini e le donne liberali. Abbiamo infatti il diritto di pretendere che il presidente del Consiglio italiano rispetti le tradizioni, la cultura e i valori dei padri fondatori del liberalismo che sono anche i padri fondatori del nostro Paese.
Finché Lei sarà presidente del Consiglio avremo il diritto di chiederLe di astenersi dal mescolare la propensione personale ad un rapporto preferenziale con Vladimir Putin con la storia del liberalismo, che appartiene anche alla nostra storia personale.
Ci preoccupa, infine, questo Suo invito, perchè esso sembra contenere l’auspicio di una stretta integrazione tra il sistema realizzato da Vladimir Putin e quello italiano: Ma non è del modello russo che ha bisogno l’Italia, siamo certi che di questo sono convinti tutti gli italiani.
Roma, 30 Aprile 2010
Associazioni che hanno sottoscritto la lettera: Alleanza Lib-Lab, Associazione per la Democrazia Liberale, Comitato Liberale di Alleanza per l’Italia, Giustizia e Libertà – Circolo di Roma, Liberal PD, Liberi di Pensare, Nessuno Escluso, Sinistra Liberale, Spazio Lib-Lab.”