Erano giorni che ci arrovellavamo il cervello per cercare il perché Boris Johnson fosse così imbecille. Adesso lo sappiamo.
Ieri, suo padre, il 79enne Stanley Johnson ha dichiarato: “Naturalmente andrò al pub se avrò bisogno di andare al pub”.
Erano giorni che ci arrovellavamo il cervello per cercare il perché Boris Johnson fosse così imbecille. Adesso lo sappiamo.
Ieri, suo padre, il 79enne Stanley Johnson ha dichiarato: “Naturalmente andrò al pub se avrò bisogno di andare al pub”.
di maurizio fumo
“La prescrizione estingue il reato”, così si legge nell’art. 157 del codice penale.
A mio modo di vedere è un’espressione impropria. Come può un fatto storico (il reato), un avvenimento collocato nel tempo e nello spazio, “estinguersi” (annullarsi, azzerarsi, diventare inesistente) solo perché è passato (altro) tempo? In realtà, se vogliamo mantenere la prescrizione sul terreno del diritto penale sostanziale, ciò che si estingue è la pretesa punitiva dello Stato. Se viceversa la volessimo trasportare nell’ambito del diritto processuale, dovremmo dire che la prescrizione estingue – appunto – il processo (o il procedimento). Non si tratta di una mera questione terminologica affidata alla puntigliosità di giuristi un po’ pedanti; la distinzione ha conseguenze pratiche non indifferenti. Se, infatti, come vuole la Corte costituzionale, che fa riferimento al secondo comma dell’art. 25 della nostra Carta fondamentale (ordinanza 24/2017), la prescrizione è un istituto di diritto sostanziale, le norme più sfavorevoli all’imputato introdotte dopo la commissione del reato non possono retroagire, vale a dire: essa (la disposizione più severa) si applica solo con riferimento ai reati commessi dopo l’entrata in vigore della legge che la regola (o, nel nostro caso, la modifica). Se, viceversa, fosse (ma non è) un istituto di diritto processuale, sarebbe applicabile la normativa in vigore nel momento in cui si svolge il processo e, dunque, non avrebbe rilievo il momento in cui il reato è stato commesso (tempus delicti), ma il momento in cui chi è accusato di averlo commesso viene giudicato (tempus regit actum).
Sembra complicato, ma non è così.
Continua la lettura di QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DELLA PRESCRIZIONE
di marco marzano
Qualche giorno fa aveva raccomandato ai preti di star vicino ai malati, di visitare le loro case e di portar loro la comunione. Tre giorni fa ha detto ai vescovi, in riferimento alla decisione che molti di loro avevano preso, seguendo un suggerimento della Cei, di serrare le porte delle proprie chiese, che “le misure drastiche non sempre sono buone ”e contemporaneamente aveva deciso di riaprire quella della diocesi della capitale. Il papa pare insomma desideroso di evitare che il clero smobiliti in una situazione di emergenza come questa. La destra ha subito esultato e anche un cattolico influente come Enzo Bianchi (intervistato ieri l’altro dal nostro giornale) ha applaudito immediatamente e con entusiasmo le parole del pontefice.
QUALI SONO le ragioni di un comportamento che spinge la Chiesa Cattolica a remare in direzione oggettivamente contraria rispetto all’Italia, al Paese da una settimana obbediente alle indicazioni che provengono dalle autorità pubbliche e barricato in casa? Io ne vedo almeno due.
Continua la lettura di UN PAPA CHE TEME DI PERDERE IL GREGGE
Sommario
editoriale
5. riccardo mastrorillo, un approccio ecologico alle emergenze
la biscondola
6. paolo bagnoli, i “capiscioni” smemorati
res publica
8. antonio caputo, le gravi responsabilità di chi ha gestito la sanità
nota quacchera
10. gianmarco pondrano altavilla, salviamo i corpi
lo spaccio delle idee
13. valerio pocar, liberali o liberisti?
15. paolo fai, maxima politica
16. comitato di direzione
17. hanno collaborato
6. bêtise d’oro
8-9-11-14. bêtise
Ai Politici Italiani, che, dopo aver insultato all’inizio di questa emergenza i Medici di Codogno accusandoli ingiustamente di non aver rispettato i protocolli governativi, ora non sanno fare altro che ripetere “Ringraziamo i medici e gli infermieri, veri eroi di questo momento”, vorrei dire: “Risparmiateci tutte le vostre cazzate, che non sapendo Voi più cosa fare, fate oggi uscire a ruota libera dalle vostre bocche. Adesso, dopo anni di politica sanitaria incosciente, vi accorgete che mancano posti letto? che mancano i macchinari? che manca il personale sanitario e parasanitario ? …… Ma siete davvero degli Statisti educati nelle più prestigiose Università del mondo! Avete rovinato il Sistema Sanitario Italiano, introducendo criteri di selezione che poco avevano a che fare con il merito e le capacità. Aggrappandovi alle proclamate esigenze di ridurre il debito pubblico (che è continuato invece ad aumentare !), avete tagliato i posti letto, chiuso reparti, bloccato le assunzioni.
Le disgrazie non vengono mai sole. Adesso al Coronavirus si aggiunge lentamente ma inesorabilmente un nostalgica smemoratezza del ventennio di Arcore.
Ritorneranno i tacchi col rialzo, le cene eleganti, gli stallieri assassini e mafiosi, le prescrizioni a raffica, gli indulti, le amnistie, i condoni, le leggi ad personam, Raiset. Si scorgono i primi passi. “Libero” è passato dalle scurrilità quotidiane al “qui lo dico e qui lo nego” d’ogni giorno pur di seguire nelle sue giravolte vorticose il nuovo vero padrone, persino l’ex Agente Betulla già da qualche tempo ha ripreso a far finta d’essere un giornalista e dà lezioni di diritto, si arriverà a rimpiangere l’occasione perduta di avere Previti ministro della giustizia, lui sì che se ne intendeva di giudici e testimoni… E non mancheranno storici che ricostruiranno le gesta memorabili che portarono al compimento della “rivoluzione liberale” nel nostro paese. Si affolleranno i testimoni di quel glorioso periodo. La più autorevole ha già esternato. Marta Fascina, 30enne sicuramente la nipote più piccola di Mubarak, eletta deputata di Forza Italia a furor di popolo (come si addice a un partito populista), ha dichiarato: «In uno dei periodi più bui per la nostra nazione, alle prese con un nemico invisibile e per questo ancora più pericoloso e infame non ci si può esimere dal rappresentare le evidenti discrasie tra il modus operandi, in un contesto emergenziale, dell’attuale premier Giuseppe Conte e quello dell’ultimo capo di governo democraticamente scelto ed eletto dagli italiani, il nostro Presidente Silvio Berlusconi». Finalmente, come è necessario in uno stato liberale, abbiamo un’opposizione seria, Marta Fascina.
CRITICA LIBERALE
Settima serie, dicembre 2019
SOMMARIO
res publica
3. critica liberale, oltre i rossobruni c’è solo il liberalismo
9. valerio pocar, la questione ambientale: dai diritti ai doveri
14. giovanni perazzoli, le tre facce del complottismo
22. sabatino truppi, aiuti allo sviluppo e flussi migratori: cosa ci dicono le evidenze empiriche?
34. sabatino truppi, e se il vero problema dell’italia fosse l’emigrazione più che l’immigrazione?
52. paolo fai, il mito della democrazia diretta
57. fulvio cammarano, meridionalismo, una categoria storiografica ancora utile?
Continua la lettura di È USCITO IL NUOVO ANNUALE DI CRITICA LIBERALE
di roberto vacca, 20 marzo 2020
Le malattie infettive si diffondono dapprima lentamente. Quando il numero dei contagiati cresce, accelera sempre più fino a sembrare esponenziale – ma poi comincia a decrescere il numero dei contagiabili. La pendenza delle curve del numero totale dei contagiati e di quello dei morti, che cresceva gradualmente, diminuisce fino ad annullarsi: il numero raggiunge un valore massimo costante A, detto asintoto. Non muore più nessuno: l’epidemia è finita. È più significativo considerare il numero dei decessi [supponendo che i certificati di morte siano giusti]: infatti i numeri dei contagi dipendono da quanti tamponi si fanno.
Trovò le equazioni che descrivono questi processi, nel 1930, il fisico Vito Volterra [1]. Queste definiscono le curve logistiche a S – il diagramma seguente rappresenta i decessi da corona virus in Cina.
Continua la lettura di ANALISI DEI DECESSI DA COVID-19 IN ITALIA E IN CINA
[nella foto: Tommaso Cerno, qui con la tessera del Pd, tanto per farsi eleggere]
NOTA REDAZIONALE: Della Vedova, qui già segnalato tra i trasformisti più vivaci, è anche un impenitente Fondatore di partiti in tutto lo schieramento politico. E così gli aggiungiamo un’ottava bandierina. I giornali annunciano il prossimo debutto di una nuova formazione, leader Calenda, che dovrebbe mettere assieme le sigle di Azione, +Europa, l’area popolare di Peppino Gargani e Energie per l’Italia di Stefano Parisi. Stranamente manca Giuliano Pisapia in questo ritrovo di politici da prefisso telefonico. Un fritto misto con tutte le culture politiche possibili e immaginabili. Il nome non poteva che essere vintage: la Margherita 02. [E.Ma]
Ci scusiamo con i lettori, ma non siamo in grado di seguire giorno per giorno le avventure dei trasformisti In Parlamento. Il 29 gennaio è stata raggiunta quota cento dei parlamentari che hanno cambiato Gruppo. Sono perlopiù eletti col M5s che sono stati espulsi o hanno abbandonato il Gruppo e l’emorragia sembra non fermarsi.
Quando ci chiederanno “Ma voi dove eravate mentre succedevano quelle cose in Siria o in Libia?”, diremo che cercavamo l’amuchina per lavarcene le mani!
[da internet]
Abbiamo sempre disistimato Matteo Renzi, fin da quando accettò (da sindaco piddino) di farsi accompagnare da Verdini ad Arcore per omaggiare Berlusconi (presidente del consiglio berlusconiano). E da allora i due ospiti diventarono i mentori e i suggeritori di tutta la politica renziana contro il centrosinistra… Lo abbiamo attaccato duramente e abbiamo dato una mano per la sua sconfitta al referendum costituzionale. Per noi è semplicemente un avventuriero della politica, uno dei più squallidi tra quelli che hanno causato la rovina del paese.
Ma una cosa è svillaneggiarlo e un’altra dargli “l’abbraccio della morte”. Non siamo così malvagi. Per questo siamo amareggiati dalle ultime dichiarazioni di Giulio Di Donato a favore di Renzi, cui offriamo una completa e sincera solidarietà. Un poveraccio sgomita ogni giorno per raccattare a mala pena il 2-3% di consensi, con certa audacia intitola il suo cerchio magico “Italia viva”, e poi gli arriva un rottame tra i più squalificati della prima repubblica che lo riempie di lodi e lo affonda nell’”Italia defunta”.
Di Donato fu uno dei tre Vicerè (assieme ad altri due gentiluomini come Pomicino e De Lorenzo) che fecero per lunghissimo tempo il cattivo tempo a Napoli. Craxiano di ferro e vicesegretario del Psi, nel 2004 fu condannato a tre anni e quattro mesi per corruzione nel processo per le tangenti nella privatizzazione della nettezza urbana a Napoli. Ovviamente, uscito dal carcere e dai “domiciliari”, diventò – per meriti acquisiti – prima berlusconiano e poi mastelliano. Una vita così travagliata deve averlo segnato molto, al punto che ora sostiene l’unione tra il Psi e Renzi e rassicura i suoi amici berlusconiani e socialisti perché con Renzi «per il Psi non vedo rischi di neocentrismo». L’àncora a destra è sicura. Poi strafà, e sul “Trasformista”, il quotidiano forzarenziano di Romeo e Sansonetti, dà consigli al piccolo Renzi sulla riforma della giustizia. Chi più esperto di lui?
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