Archivi categoria: editoriale

TEMPI BUI

IERI

VOTARE CONTRO

GLI STATI UNITI SONO SULL’ORLO DEL PRECIPIZIO, I VALORI FONDANTI E LA COSTITUZIONE FEDERALE SONO MESSI IN DISCUSSIONE DA UN CANDIDATO GOLPISTA, VIOLENTO, RAZZISTA, ANTIDEMOCRATICO, DELINQUENTE PERICOLOSISSIMO PER GLI AMERICANI, PER LA STESSA UNITÀ DELLA FEDERAZIONE E PER TUTTO IL MONDO CIVILE.      SOLO I CIECHI E I SORDI POSSONO NON PERCEPIRE IL PERICOLO. SOLO IL QUALUNQUISMO, L’AUTORITARISMO E IL FASCISMO INTERNAZIONALE POSSONO APPOGGIARLO DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE.

OGGI

TEMPI BUI

TRUMP HA VINTO. GLI STATI UNITI SONO SPACCATI IN DUE IN MODO RADICALE. HA VINTO UN PREGIUDICATO VIOLENTO, SOVRANISTA E PROTEZIONISTA. L’INTERNAZIONALE NERA GIUSTAMENTE ESULTA. FELICI TUTTI GLI AUTOCRATI, I FASCIO-BOLSCEVICHI E IL CAPITALISMO PIU’ ARRETRATO E SREGOLATO. COMINCIANO TEMPI BUI PER TUTTI I DEMOCRATICI E I LIBERALI, CHE (AHINOI!) HANNO ACCUMULATO TROPPI ERRORI. DA ADESSO DIVENTA ANCORA PIÙ ESSENZIALE DIFENDERE CON UNGHIE E CON DENTI LE LIBERTÀ E GLI STATI DI DIRITTO, CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE LA DEMOCRAZIA FORMALE, DISGIUNTA DAL LIBERALISMO, PORTA ALL’AUTORITARISMO

NEL BARATRO DI NUOVO ECC.

di stefano feltri

La sconfitta di Kamala Harris e il ritorno di Donald Trump al potere segnano l’inizio di una fase buia. Anche e soprattutto per l’Europa

La vittoria ormai certa di Donald Trump è un problema, per gli Stati Uniti, per la democrazia liberale, per l’Unione europea, perfino per gli elettori e le elettrici che l’hanno sostenuto. E non ci sono soluzioni facili. Forse non ci sono proprio soluzioni, bisogna soltanto sopravvivere quattro anni o quanto durerà la sua presidenza.

Sono reduce da una lunga notte a seguire i risultati in tv – a Porta a Porta avevo accanto il gongolante Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia – quindi per ora mi limito a poche considerazioni a caldo.

Kamala Harris
Il suo ingresso nella campagna elettorale ha ridotto il differenziale tra Trump e Joe Biden, che sembrava destinato a sicura sconfitta. Ma è sempre stata più debole nei confronti di Trump rispetto sia a Hillary Clinton che Joe Biden a parità di momento di campagna elettorale. Non ha elaborato un messaggio chiaro e convincente, il suo ottimismo era privo di basi solide, il suo personaggio indecifrabile.

Dopo l’entusiasmo iniziale, ha confermato i limiti mostrati come vice presidente: non ha niente da dire e infatti più parlava, più perdeva consenso.

Le colpe di questa sconfitta sono da ripartire così: Barack Obama, Nancy Pelosi, il New York Times, George Clooney e tutta la “macchina” Democratica ha nascosto le fragilità di Biden quando c’era ancora tempo di costruire un’alternativa, poi lo hanno silurato dopo il dibattito di fine giugno, troppo tardi, troppo violentemente. Poi Biden ha indicato Harris come erede, chiudendo a ogni ipotesi di primarie.

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Aux urnes, citoyens!

di enzo marzo

L’iconografia francese ha l’immagine più appassionante nella Marianna che guida il popolo verso la liberté. Nei giorni scorsi si è vista la foto di una giovane con il cartello dove “aux armes” era sostituito da “aux urnes”. Grido che più democratico non potrebbe essere. E i francesi hanno votato in massa contro l’estrema destra.

Il presidente Macron, che inaspettatamente, e persino irritando il suo partito, ha sciolto l’Assemblée Nationale e ha convocato sul tamburo nuove elezioni, è stato sbeffeggiato da quasi tutti. “Incosciente”, “folle”, “irresponsabile”: è stato accusato di volere gettare la Francia nel caos e nella ingovernabilità. La sua carriera è stata data per finita sotto i colpi dell’estremismo di destra trionfante. I più accaniti ovviamente i meloniani e persino “il Fatto”, che ormai giudica ogni vicenda con gli occhiali distorti del “putinismo”. Chi oggettivamente non è a favore del duce russo è da scomunicare. Il giorno del voto il quotidiano esalta l’ultima dichiarazione favorevole a Putin di Le Pen, la traditrice di Francia foraggiata dalle banche russe. Quasi un’indicazione di voto. E così Macron diventa “Micron”. Anzi “cretino”.

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50 anni dal referendum sul divorzio

di riccardo mastrorillo

Il 12 maggio di 50 anni fa si svolgeva in Italia il primo referendum abrogativo della storia italiana.

Il referendum si tenne per abrogare la legge Baslini/Fortuna che il 1 dicembre del 1970 aveva introdotto il divorzio in Italia.

Prima di commemorare e rivendicare quella grande vittoria della democrazia e della cultura laica, di cui noi siamo eredi e custodi gelosi e intransigenti, prendiamo atto che le istituzioni, i giornali (con poche encomiabili eccezioni) le televisioni hanno ignorato colpevolmente questa ricorrenza. Continua la lettura di 50 anni dal referendum sul divorzio

Il 25 aprile, ai tempi d’oggi

di Angelo Perrone

Ogni volta è un momento di riflessione, da qualche tempo è diventato motivo di discussione. Persino di contestazione. Tra il compiacimento di pochi, purtroppo al potere, e lo stupore di tanti. Sono per fortuna la maggioranza: coloro che sanno e non dimenticano. Questo, ed altro, è il 25 aprile.
La Storia e la coscienza assicurano che la data, che segna la caduta del fascismo, rappresenti una svolta decisiva e irreversibile, dagli effetti profondi e non più ritrattabili. E, nello stesso tempo, che proprio l’antifascismo debba porsi alla base di quanto avvenuto dopo, esserne il principio ispiratore. Costituire la guida di ciò che tuttora dà alimento e sostanza alle nostre vite, in atteggiamenti pubblici, sensibilità individuali e norme di comportamento.
Si racconta, soprattutto, che quel momento sia fondativo della Repubblica, una pietra angolare su cui si regge la costruzione dello Stato e la vita collettiva, come prefigurata dalla Costituzione, un compendio di regole esemplare per significati e implicazioni.
Verrebbe da credere a tutto ciò e da confidare in simile missione, conquistati ancora oggi, nonostante tante disillusioni, dalla grandezza del disegno e dalla lungimiranza degli scopi.
Sarebbe anche utile pensare, per la nobiltà degli intenti che lo sovrastano, che il destino, immaginato da quanti presero parte alla Resistenza in nome di un’Italia libera e democratica e che poi ne forgiarono le regole supreme, corrisponda in pieno al futuro, un’anticipazione di ciò che sarà di noi domani. E tutto questo senza scarti, correzioni e distinguo.
Ma il presente è ingombro di troppe nuvole grigie, non appare affatto rassicurante, anzi integra cattivi auspici. Sarebbe improvvido non rilevarlo. Nessuna costruzione, anche la più radicata, può dirsi al riparo dai venti avversi, quando sono insistenti, pervicaci e devastanti. Il rischio è che, di fronte al pericolo, le convinzioni più salde smarriscano l’orizzonte e scadano nella retorica inoperosa.

300 anni di Immanuel Kant

di Giovanni Perazzoli

Da ragazzo, ricordo di aver sentito Giovanni Ferrara in televisione rispondere in modo brillante a una domanda molto impegnativa postagli da un giornalista: “Dove si trova il punto di passaggio ideale al mondo moderno?” La sua risposta è stata una di quelle che suscitano pensieri e aprono porte. “Il passaggio al mondo moderno”, disse, “è la Critica della ragion pratica di Kant, perché in quest’opera Immanuel Kant definisce il concetto di autonomia morale.” Continua la lettura di 300 anni di Immanuel Kant

verso l’europee: la risposta di critica alla mozione Pizzarotti

la redazione

È opportuno probabilmente rimettere in ordine alcuni concetti rispetto alla nostra discussione di queste ore.

Dall’esterno stiamo dando l’impressione di una discussione tutta proiettata su una chiave nazionale.

Ma l’appuntamento elettorale che ci aspetta è un appuntamento europeo e pertanto non c’è niente di peggio che dare questa idea, men che meno se lo si fa agitando il feticcio di una lista per gli Stati Uniti d’Europa. Continua la lettura di verso l’europee: la risposta di critica alla mozione Pizzarotti

voterò bonaccini segretario pd — lettera apocrifa di giorgia meloni

a cura di enzo marzo

Certo non ce l’aspettavamo, data la distanza siderale tra noi della sinistra liberale e l’efficiente creatrice delle fortune di un’estrema destra dalla mentalità fascista. Siamo stati attenti sempre a distinguere il fascismo storico da una formazione del nostro tempo che ha nella propria pancia valori e interessi reazionari e clericali tipici in tutt’Europa di un’estrema destra nostalgica. Per ciò abbiamo trovato interessante questa lettera pervenuta in redazione con un mittente così incredibile. Abbiamo deciso di condividerla con i nostri lettori perché l’abbiamo trovata verosimile, anzi realistica, e purtroppo in linea con le linee di fondo della storia italiana recente e non recente.

 “Domenica 26 andrò ai seggi del Pd e voterò per Bonaccini. Glielo devo. E voglio vedere se gli scrutatori mi vorranno fermare. Io sono ITALIANA, ho la carta di identità e due euro, quindi ho tutti i diritti di avvalermi di una procedura scelta dal Pd per eleggere il loro, direi il nostro, Segretario. È vero che non c’è nel mondo un sistema di scelta più idiota, demagogico e antidemocratico di quello: primarie aperte a tutti, senza alcun controllo, senza alcuna discussione, senza alcun confronto congressuale. Così ogni cittadino può decidere anche qual è l’avversario che preferisce. Invito quindi tutti i miei sostenitori ad andare in massa a votare per chi ha avuto parole così gentili per me. E io, lo dico chiaro, scelgo uno che ci farà vincere per decenni. Continua la lettura di voterò bonaccini segretario pd — lettera apocrifa di giorgia meloni

Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni…

di annalisa savino, preside del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze

Cari studenti, in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose. 

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. Continua la lettura di Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni…

berlusconi, il “liberale” putiniano. Una lettera aperta di Valerio Zanone. Con una postilla di e.ma.

[e.ma.] LA GRANDE TRUFFA. Uno dei non minori mali che affliggono la politica italiana è nella più che trentennale truffa che l’ignoranza e la malafede hanno perpetrato nel linguaggio politico e nella battaglia delle idee. Così “scientificamente” si è voluto regalare la bandiera liberale a un demagogo millantatore che fino ad allora aveva  fatto affari  di bassa lega con il partito socialista.  L’etichetta di “liberale” a Berlusconi è servita e serve ancora a dare uno straccio di dignità politica a chi ne è totalmente sprovvisto. I complici sono molti: si va da Bertinotti alla stampa padronale, persino al Pd sempre incline all’inciucio e al compromesso di potere. Il tutto si inserisce in un equivoco costruito ad arte, che fa confondere e identifica il liberalismo col liberismo, e neppure con quello classico della scuola italiana, ma con  la versione “selvaggia” di quello austriaco e americano. Fino ad arrivare a sfondare ogni diga persino del buon senso e del ridicolo: cosi si scambia il missino Tatarella con Croce, Dell’Utri  con Einaudi; diventa liberale, anzi liberale doc, un putiniano-razzista-clericale come Fontana. Come ci  si possa, la mattina, guardarsi allo specchio senza ridere o vergognarsi, non si sa proprio. Ci si strofina su Meloni come  nel 1922 i fascioliberali su Mussolini.

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il richiamo democratico alla serietà

di riccardo mastrorillo

Hanno votato ai referendum il 20,9% degli elettori. É l’affluenza più bassa nella storia dei referendum abrogativi in Italia. Era l’obiettivo dichiarato che come comitato “ilNOmedianteilNON” ci eravamo prefissati. Questi referendum sono stati favoriti in ogni modo: l’accorpamento con le elezioni amministrative (mai ottenuto in nessuno dei precedenti), una mobilitazione straordinaria delle televisioni, in particolare il servizio pubblico che ha messo in campo 75 confronti nelle tribune referendarie, in ogni telegiornale della Rai o di Mediaset è stato dato ampio rilievo ai referendum e sono stati spiegati, in modo impeccabile, tutti i quesiti. Risultano patetiche le proteste,in particolare dei leghisti, che scimmiottando vergognosamente le proteste di Marco Pannella, nel periodo storico dei veri referendum abrogativi, si sono abbandonati a deplorevoli pagliacciate. Continua la lettura di il richiamo democratico alla serietà

UNA SVOLTA POLITICA CHE DEVE CONTINUARE

di enzo marzo

La bocciatura dei 5 referendum sulla giustizia da parte del popolo italiano è stata chiara e netta. E con proporzioni così eclatanti che rende questa consultazione di portata storica. Non per il solo scampato pericolo di un maldestro taglia-e-cuci, ma soprattutto per il rilievo politico della sconfitta: hanno fallito – per la prima volta da troppo tempo – la demagogia e il populismo. È stato sconfitto l’avventurismo cialtrone dei Salvini, dei Renzi, dei Calenda e dei potenti più o meno pregiudicati, ovvero di tutto quel blocco sociale e politico che vive di privilegi e di illegalità, e incrementa a dismisura le disuguaglianze tra i cittadini. È stata sconfitta la “sinistra di destra” che, per conservare il potere, ormai da troppo tempo rincorre opportunisticamente elettori e rappresentanti proprio della peggiore politica illiberale.

I cittadini hanno respinto i quesiti chiesti non dai cittadini ma dai consigli regionali, cioè dalla parte più mediocre della nostra classe dirigente. È stata respinta la solita manovra radicale che truffaldinamente voleva trasformare i referendum abrogativi in propositivi. Ma si sa che i radicali, da decenni, pur di stare sul palcoscenico per qualche attimo, spettacolarizzano masochisticamente il suicidio loro e delle politiche che strumentalizzano. I cittadini hanno risposto avvalendosi del loro diritto di respingere la manovra rifiutando di votare. L’entità del risultato dimostra che la loro è stata una decisione assolutamente politica.

Il mancato voto di oggi significa richiesta impellente di un ritorno alla serietà, alla politica vera, alle sedi istituzionali, alla democrazia parlamentare. La questione della crisi della giustizia, che c’è ed è grave, deve essere affrontata nella sede appropriata. Il Parlamento dovrà discutere approfonditamente una riforma complessa (magari non in questa legislatura, che sicuramente è la peggiore nella storia repubblicana): la crisi della giustizia civile e penale colpisce tutti i cittadini e non si può ridurre a un conflitto di potere tra corporazioni o a un revanscismo ormai datato. Speriamo che il segnale dato oggi sia l’inizio di una vera svolta politica.

 
Comitato ilNOmedianteilNON
via delle Carrozze, 19 – 066796011
info: Riccardo Mastrorillo 3293251004