UFFICIALIZZATA LA SVOLTA. Trump non è né di destra né di sinistra. È contiano.

di enzo marzo

Lo scoop non è un granché, perché la notizia era già nota tra i lettori più attenti, ma è pur sempre una notizia. Il Capo ufficio stampa del Movimento 5 stelle, Marco Travaglio, l’ha ufficializzata sul “Fatto” di domenica 8 giugno: Trump, il Presidente-delinquente degli Stati Uniti è stato iscritto d’ufficio al M5s. Sia a quello del primo tipo sia a quello del secondo tipo. Un bel colpaccio per Conte 1 e Conte2. Il Direttore del “Fatto” è come al solito arcisicuro di sé e accoglie il nuovo arrivato con uno zelo ammirevole. Trump, usando il suo solito linguaggio scurrile, direbbe che anche lui gli “bacia il c…”. Almeno Giorgia, con meno fervore e più cautela, sta aggrappata solo alla pantofola.
A dire la verità, un segno tangibile di questo amore, il Marco lo aveva già professato alla vigilia del voto presidenziale quando dichiarò apertamente che avrebbe votato per Trump. Nel frattempo tutto il mondo civilizzato stava tremando perché considerava assolutamente nefasta quella scelta. E infatti sono bastati pochi mesi per confermare che Trump è quel Trump che già in campagna elettorale si era mostrato per quel che è: un nefasto mascalzone.
Ma ora qual è la motivazione del riconoscimento ufficiale da parte del “Fatto”? «Ci hanno raccontato – scrive Travaglio – che Trump ha riunito un’internazionale sovranista-populista-liberista delle destre-destre: dai MAGA trumpiani-muskiani a Milei a Meloni & Salvini a Le Pen ad AfD a Vox a Farage a Orbán, col solito Putin dietro la porta per scardinare l’Ue e controllare il mondo. Ora si scopre che, come già B., Trump non è né di destra né di sinistra». Travaglio, grazie alla sua autorevolezza da “esperto”, trascina fuori di forza il capo spirituale e politico dell’Internazionale Nera per collocarlo in quella zona grigia di opportunismo e trasformismo tipica dei 5 Stelle. Trump non ne sarebbe molto contento, perché non solo si sente ma opera ogni giorno proprio come Capo dell’Internazionale Nera, quell’estrema destra mondiale che mira a realizzare ovunque la “democratura”, ovvero la democrazia illiberale alla Orban. E, consapevole di questo ruolo, si coccola i Farage e gli Orban, le Meloni e i Milei, ed invia pure il suo Vice, Vance, in Europa a fare propaganda per i neonazisti tedeschi. Evidentemente anche quelli sono un po’ grillini (tra l’altro, nella sua foga Travaglio cancella tutto il suo passato remoto e inserisce persino Berlusconi in questa area “non di destra”, anzi ne fa un precursore del più tipico slogan grillino). C’è evidentemente oggi così tanta confusione al “Fatto” che si arriva a smentire anche la sua ragione fondante. Così per Travaglio Trump, «come Berlusconi», non è di destra, figuriamoci se è di estrema destra, ma soltanto «bada al suo elettorato di ceti medio-bassi, esclusi, operai, licenziati, minoranze etniche». Infatti il suo amore per gli emigrati è persino commovente. Il lecchino continua imperterrito: «Tra l’ideologia e gli interessi della base, sceglie i secondi». Quindi, se proprio dobbiamo appiccicargli una etichetta ideologica, semmai, è di sinistra, anzi “progressista indipendente” dai ricchissimi tecnocrati e sollecito verso gli esclusi, gli operai ecc… «Nulla a che vedere con la motosega iperliberista da massacro sociale e tagli selvaggi a sanità, pensioni e spesa pubblica cara a Milei e Musk», incalza Travaglio. Anzi, il “liberale montanelliano da barzelletta” si compiace perché «Donald è un protezionista incallito». Evidentemente il protezionismo è, per i nuovi liberali trumputiniani, un principio fondamentale del liberalismo, non del nazionalismo guerrafondaio. Finalmente alla Casa Bianca c’è una specie di Peron buono da iscrivere subito al M5s, seconda versione contiana.

Attenzione: se siete in disaccordo col magistrale e storico editoriale della “svolta finale” 2 del “Fatto”, fate ben attenzione, tenete presente che è ardito contraddire il suo Direttore, che conclude il suo articolo portando come pezza d’appoggio una citazione di un famoso filosofo politico. Tocqueville? No. Berlin? No. È un filosofo politico al suo livello, ovvero «Ennio Fantastichini in Ferie d’agosto: “Voi v’atteggiate tanto, parlate così sofistici… Ma la verità è che nun ce state a capì più un cazzo, ma da mo’!”». Ormai siamo ad Alberto Sordi e al suo Marchese del Grillo. Che però faceva tanto ridere, non piangere.
 

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