Aux urnes, citoyens!

di enzo marzo

L’iconografia francese ha l’immagine più appassionante nella Marianna che guida il popolo verso la liberté. Nei giorni scorsi si è vista la foto di una giovane con il cartello dove “aux armes” era sostituito da “aux urnes”. Grido che più democratico non potrebbe essere. E i francesi hanno votato in massa contro l’estrema destra.

Il presidente Macron, che inaspettatamente, e persino irritando il suo partito, ha sciolto l’Assemblée Nationale e ha convocato sul tamburo nuove elezioni, è stato sbeffeggiato da quasi tutti. “Incosciente”, “folle”, “irresponsabile”: è stato accusato di volere gettare la Francia nel caos e nella ingovernabilità. La sua carriera è stata data per finita sotto i colpi dell’estremismo di destra trionfante. I più accaniti ovviamente i meloniani e persino “il Fatto”, che ormai giudica ogni vicenda con gli occhiali distorti del “putinismo”. Chi oggettivamente non è a favore del duce russo è da scomunicare. Il giorno del voto il quotidiano esalta l’ultima dichiarazione favorevole a Putin di Le Pen, la traditrice di Francia foraggiata dalle banche russe. Quasi un’indicazione di voto. E così Macron diventa “Micron”. Anzi “cretino”.

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FCL    ISSN 2975-1489
– 7. Valerio Pocar, Gli animali come persone “dal rispetto ai diritti”
– 6. Norberto Bobbio, Giuliano Pontara, Diritto di resistenza e non violenza con articoli su Gli anarchici di Umberto Morra e Camillo Berneri
– 5. Riccardo Mastrorillo, Sulla forma di governo (a cura di)
– 4. Mino Vianello, Alla radice della guerra
– 3. Sergio Lariccia, Salvemini e le libertà di religione
– 2. Ettore Maggi, Dugin, un nemico del liberalismo –  Appendice: V. Putin, Sull’unità storica di russi e ucraini
– 1. Piero Gobetti, Enzo Marzo, Paolo Bagnoli, Quaderno gobettiano 1 

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e anche su www.ilfattoquotidiano.itil governo ci ha abituati a frottole spacciate per verità: ora possiamo trarre un bilancio

Sommario
la vita buona
05. valerio pocar, grandi frottole e piccole verità
cronache da palazzo
07. riccardo mastrorillo, l’ignoranza dell’arroganza
la biscondola
09. paolo bagnoli, verso un lungo inverno
cosmopolis
10. angelo perrone, biden, la democrazia e il viale del tramonto
12. roberto fieschi, l’intelligenza artificiale e la guerra
lo spaccio delle idee
14. pietro polito, danilo dolci, rivoluzionario nonviolento – a cento anni dalla nascita (sesana, 28 giugno 1924 – 30 dicembre 1997)
in fondo
17. enzo marzo, boh!
21. comitato di direzione
21. hanno collaborato

 

Strage di Erba, quando le prove non bastano

06. 12 LUGLIO 2024 [angelo perrone]
La decisione della Corte d’Appello di Brescia sulla strage di Erba è di quelle che lasciano il segno, addirittura inammissibili le “nuove” prove richieste dalle difese, non si farà un altro processo. Nonostante la credulità di tanti innocentisti della prima e dell’ultima ora. L’ergastolo per Rosa Bazzi e Olindo Romano è confermato. Era questa del resto la decisione sia in primo che in secondo grado, la cosiddetta “doppia conforme”, di solito dirimente, poi confermata infatti dalla Cassazione. L’11 dicembre 2006 uccisero a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e infine la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, fu ferito ma non mortalmente, e poi testimoniò. Contro i due, oggi in carcere. E poi c’era tanto altro, tracce ematiche, confessioni, riscontri. E inutili le ritrattazioni. Molte cose pronunciate in aula, ha osservato il procuratore generale sembravano «dette da chi non conoscesse gli atti», non sapesse come si erano svolte le cose, e quanto era stato provato, oltre ogni ragionevole dubbio. Non è l’unica volta che le prove e i processi non bastano, anche quando hanno uno sviluppo lineare, senza contraddizioni. Per tante vicende non è un problema di ricerca della verità. Si sviluppa un meccanismo perverso, mediatico o giudiziario o politico: dubbi, insinuazioni, perplessità. Si forma il sospetto di una macchinazione che tutto attraversa, e implica il coinvolgimento delle istituzioni. A discapito di poveri innocenti, scelti volta a volta per impersonare la parte. Stavolta, la novità, è rimasto coinvolto anche un magistrato, al quale si deve l’iniziativa della revisione, ora smentita dalla Corte bresciana. Quel Cuno Tarfusser che, come giudice della Corte penale internazionale dell’Aia (quella che ha incriminato da ultimo Putin e Netanyahu) avrebbe dovuto saperne tante. Macchè, è lui che ha promosso questa singolare richiesta di revisione. Un’iniziativa anomala non perché provenisse da un pubblico ministero contro una sentenza di condanna, ci mancherebbe, è sempre un organo di giustizia. Ma per i modi usati (rapporti diretti con i difensori delle parti, assenza di interlocuzione con l’ufficio di appartenenza: è stato censurato dal Csm). E per le parole pronunciate sulla vicenda, sui giudizi precedenti, sulla loro correttezza. C’è altro nel rispetto delle “regole burocratiche”. Dietro alle “deleghe” ad agire nella materia o nel caso specifico, ci sono questioni di garanzia, anche formale, e di imparzialità. Pure di trasparenza.  

DEMOCRAZIA È FATTA

05. 09 LUGLIO 2024 [e.ma.]
Puntuale e saggio il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, domenica nell’ultimo tentativo di portare acqua all’estrema destra xenofoba e antisemita francese, ha fatto sapere il suo parere: Le elezioni parlamentari in Francia «non assomigliano molto alla democrazia». Figuriamoci, il paese di Montesquieu e di Tocqueville ha tutto da imparare dal rossobrunismo della “democrazia” putiniana. Pur essendo stati traditi infine da Hitler, il Patto Molotov-Ribbentrop rimane nel cuore di ogni regime russo. Così il Cremlino non riesce a capire tutta questa perdita di tempo in elezioni libere tra partiti che si accaniscono l’un contro l’altro. Basterebbe assassinare Macron e Mélenchon, e semmai sparare in testa a qualche giornalista di “le Monde”. E democrazia sarebbe fatta.

SINISTRA ILLIBERALE

04. 06 LUGLIO 2024  [e.ma.]
SINISTRA ILLIBERALE
Oggi il pensiero reazionario è fermo a Vannacci. E anche la lingua delle Destre stenta a fuoriuscire dalla gabbia semantica scurrile costruita da Vittorio Feltri, Sgarbi e la Curva Sud. Finché non nascerà un nuovo De Maistre del 21° secolo, potremmo stare tranquilli, se non ci fosse dall’altra parte una sorta di Cavalleria che corre in soccorso al medioevo resiliente con quotidiane dosi di cretinismo ridicolo. L’ultimo esempio viene dal manifesto della festa dell’Unit*. Dove l’asterisco vuole essere la risposta al sopruso finora perpetrato da un genere femminile, perdipiù accentato. Sembra uno scherzo, ma non lo è. Certo provoca il riso e il compatimento, ma sotto sotto rivela una pulsione autoritaria che pensa di poter cancellare la memoria riscrivendola e imponendola… Quando sarebbe necessario invece coltivarla e spiegarla. Invece “la sinistra illiberale” con i suoi eccessi di politicamente corretto e di linguaggio woke si rende ridicola, portando acqu* all* reazion*.

ONAGROCRAZIA

03 – 05 LUGLIO 2024 
[e.ma.] ONAGROCRAZIA
«Da noi la dittatura è delle minoranze». Matteo Salvini, invece di leggere, studiare e apprendere finalmente qualcosa sulla democrazia dalla lectio magistralis di Mattarella, straparla e come al solito si dà la zappa sui piedi. Il Capo della Lega è una vera sciagura, è l’esempio più illuminante di quanto scrisse Benedetto Croce nel 1925 (Salvini, se non sa chi sia, si rivolga a Sangiuliano, il “colto” della maggioranza di governo): «onagrocrazia, ovvero il governo degli asinelli selvatici, onagri, di mezza tacca e in via di sparizione: l’altro pericolo, quello degli ignoranti che teorizzano, giudicano, sentenziano, che fanno scorrere fiumi di spropositi, che mettono in giro formule senza senso, che credono di possedere nella loro ignoranza stessa una miracolosa sapienza, lo conosciamo perché lo abbiamo sperimentato bene. Si è chiamato, nella sua forma più recente, ‘fascismo’. Io ho preferito denominarlo ‘onagrocrazia’».

Il ’ corsaro verde’, rigorosamente in divisa inneggiante a Putin, suo eccelso maestro di pensiero democratico, discetta di maggioranza e di minoranza, non ricorda il tempo in cui ebbro di mojito chiese agli italiani i «pieni poteri» ricevendo in cambio un governo che lo sbatté all’opposizione e gli fece perdere il venti per cento dei suffragi in pochi mesi. Non si ricorda neppure che fu eletto segretario del suo partito ben sette anni fa e mai ha messo a verifica la sua nomina. Anche dopo rovinose sconfitte. Chissà se la sua Segreteria non rappresenta ora una “dittatura di minoranza”… Eppure con un partito che è seguito da non più del 4 % dei cittadini italiani, il Capetto ha la pretesa di sfasciare l’unità d’Italia. E sta in una coalizione che vuole cambiare le regole del gioco non avendo nemmeno la maggioranza dei cittadini italiani.
Ma allora ci ripenso: Matteo ha proprio ragione. È vero, mi rimangio tutto, è proprio una minoranza che tiranneggia il nostro povero paese.

I POLITICHETTI

02 – 05 LUGLIO 2024 
[e.ma.]I POLITICHETTI
A forza di girare su sé stessa come un camaleonte impazzito, sostenendo tutte le posizioni possibili, Giorgia sta in un evidente stato confusionale. E con lei tutta l’estrema destra. In disaccordo su tutto, le tre componenti della maggioranza radicalizzano le loro posizioni per cercare di guadagnare una manciata di voti e rosicchiarsi l’un l’altra qualche posizione di potere. E così volano gli stracci. Molto divertente è lo scontro tra Forza Italia e Vittorio Feltri che ha criticato Tajani colpevole per aver preso le parti in Europa del proprio Gruppo (PPE) senza aiutare Giorgia nel tentativo acrobatico di voler rappresentare qualcosa contemporaneamente sia nella maggioranza Ursula sia nell’opposizione di estrema destra. La reazione dei forzisti è stata feroce, i più gentili lo hanno accusato di essere in «senile confusione».
«Ho scritto una considerazione personale e sono stato ricoperto da una valanga di insulti. Questo la dice lunga sul livello di elaborazione intellettuale di questi signori e sui loro argomenti. Poveretti».
Intervistato dal “Fatto”, così commenta V. Feltri, che da decenni tenta di far maturare nella Destra italiana, sia per acume sia per linguaggio, un livello di approfondimento e di raffinatezza in grado da competere con le più serie istituzioni culturali dell’Occidente. Ma questa volta si deve essere davvero offeso se reagisce così: Tajani? «Un anonimo giornalista». «Un pistola qualsiasi». Gasparri? «Il più pirla di tutti è Gasparri. «Ma chi è Gasparri? Non è un cazzo». Anche su gli amici usa il suo solito stile: «Sallusti lo conosciamo. Non è certo un cuor di leone. Faccia quello che vuole, io me ne sbatto i coglioni.
«E non ho nessuna stima di questi politichetti del cazzo».
Come si vede, il livello è stato assolutamente adeguato allo sforzo di instaurare finalmente nel nostro paese un’egemonia culturale della Destra.

INCONSAPEVOLE

01 – 28 GIUGNO 2024 
[vetriolo] INCONSAPEVOLE
Solidarietà umana per la senatrice Ester Mieli e orrore, per noi scontato, per l’antisemitismo. Ma per lei nessuna solidarietà politica. È voluta salire sul carro del vincitore, oltraggiando la storia dei suoi antenati, quando era chiaro a tutti chi su quel carro ci fosse già. Ha voluto lo stesso la cadrega, ora si goda la compagnia.

I pilastri della società

di Marco Cianca

Vili, indifferenti, furbi, prudenti, cinici, scettici, rabbiosi, prepotenti, egoisti, cattivi, invidiosi, brutali, spietati, ignavi. Sono tante le sfumature dell’umana negatività. E vengono tutte in mente, spinte dall’orrore per la morte di Satnam Singh, buttato davanti casa dal padrone. Come un sacco dell’immondizia, lì, dissanguato, con accanto il braccio. Un fantoccio rotto, uno schiavo senza tempo. Succedeva migliaia di anni fa, succede oggi.

Perché meravigliarsi o indignarsi? Ipocrisia allo stato puro. Quando compriamo i pomodori al supermercato, magari cercando i prodotti in offerta, è ben chiaro che più il prezzo risulta basso, maggiore è il peso dello sfruttamento. Non fa una grinza. Risparmio per il consumatore, profitti comunque assicurati ai produttori, morte nei campi. In genere, prevale la dissociazione cognitiva, una sorta di rifiuto del problema. Come pagare in nero l’idraulico o il meccanico per non sobbarcarsi l’Iva, oppure acquistare ad un mercatino merce dalla dubbia provenienza.

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