ESISTE UN PROFESSORE A ROMA

La lettera al Ministro Giuseppe Valditara del professore del Tasso, 

Giancarlo Burghi

Egregio Ministro,

Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica. L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”.

Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet). Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale”. Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti. Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)».

Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. E questo perché la rinuncia a questo concetto (l’angusto “io” paleo-liberale chiuso nella rivendicazione egoistica dei propri diritti) faceva parte del patto tra i social- comunisti e i cattolici democratici, che lo sostituiscono con la nozione di “persona” che indica «il singolo nelle formazioni sociali» in cui solo si può realizzare. La questione della patria, che lei intende come appartenenza identitaria e suggerisce di mettere al centro dell’educazione civica, merita da sola una prossima lettera. Mi consenta però di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.

La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche» . I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione . Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.

Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)

E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!» Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo».

Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti. Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria. Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. E’ immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”.

Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”. Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli. Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.

P. S. Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica. Con cordialità Giancarlo Burghi

da https://www.fanpage.it/

Zelensky ha una guerra da combattere- qui l’autentica intervista del leader ucraino

redazione

Riportiamo di seguito, per i lettori di Critica liberale, la traduzione e il testo integrale dell’intervista al giornale francese Le Parisien in cui, secondo l’interpretazione fantasiosa del Fatto Quotidiano, Zelensky avrebbe riconosciuto di aver perso la guerra. Sempre secondo Il Fatto, pur ammettendo la sconfitta e chiedendo aiuto per una pace negoziale, “Rutte e Ursula” gli avrebbero risposto “con altre armi”.

Invitiamo il lettore a formarsi un’opinione autonoma su questa lettura. In realtà, Zelensky afferma tutt’altro: dichiara che l’Ucraina non rinuncerà ai territori occupati dai russi, ribadisce la richiesta di ingresso nella NATO e nell’Unione Europea, e chiede garanzie di sicurezza contro future aggressioni di Putin. “Se la guerra continua,” osserva Zelensky, “non significa che stiamo aiutando troppo l’Ucraina. Al contrario, è perché non stiamo facendo abbastanza.”

Gli occidentali non lo riempiono di armi, al contrario dall’intervista emerge piuttosto un rimprovero verso gli occidentali per non aver fornito all’Ucraina un supporto militare sufficiente: “Perché l’Occidente, che ci sostiene, si muove con tanta cautela nei confronti di Putin? Perché, fin dall’inizio della guerra, non siamo stati massicciamente riforniti di armi?”

Prima di lasciare spazio all’intervista completa, una nota: come potrebbe rappresentare una vittoria per Putin mantenere il controllo di territori che già occupava prima di iniziare la guerra? La Russia ha già perso la sua guerra di conquista contro l’Ucraina. I pochi chilometri di terreno guadagnati non basteranno mai a compensare le enormi perdite subite: vite umane, prestigio internazionale e un declino economico sempre più grave.

Forse Il Fatto Quotidiano ci fornirà un’interpretazione diversa.

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Videosorveglianza di massa: unica risposta alla paura? – Venerdì 20 DICEMBRE 2024 ore 18,00 incontro online

Venerdì 20 DICEMBRE 2024 ore 18,00
Videosorveglianza di massa: unica risposta alla paura?
Con:
Davide Marchi e Michele Bottari(EXIT)
Francesca Palazzi Arduini (obbligodigitale.it)
Rocco D’Alessandro (Bastardi senza Gugòl)
 Laura Tondini (Uniamoci Trentino)

“Nella società contemporanea, la cessione dei dati personali e la videosorveglianza di massa minano la privacy, trasformando ogni individuo in un potenziale sorvegliato. L’intelligenza artificiale, sebbene prometta progressi, alimenta spesso una verità distorta, manipolata da algoritmi e propaganda. In questo scenario, le persone rischiano di diventare un ingranaggio in un sistema che riduce la complessità dell’esistenza a semplici schemi, amplificando la banalità delle azioni.
La paura e l’infelicità pervadono la quotidianità, mentre l’autenticità dell’esperienza umana è soffocata da una sovrastruttura tecnologica che limita la libertà e il pensiero critico.” Continua la lettura di Videosorveglianza di massa: unica risposta alla paura? – Venerdì 20 DICEMBRE 2024 ore 18,00 incontro online

CONSIGLIAMO CITROSODINA

Francesco non va all’inaugurazione di Notre-Dame. E fa dire che il Papa ““Preferisce le periferie”. In fotografia.  Dall’alto delle ricchezze sterminate del tesoro di S. Pietro e dalla montagna vertiginosa di ipocrisia ammassata nei secoli dai suoi gesuiti, il Papa abbandona la sua Cattedrale in mano alla République e rivela che non ha digerito ancora l’’89, né il 1905.

La lepre marzolina – domenica 8 dicembre 2024

USCITO IL N. 161 DEL “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI

per scaricare il pdf del “NONMOLLARE”  clicca qui

Sommario
la biscondola
03. paolo bagnoli, in francia un quadro caotico
astrolabio
04. antonio caputo, i danni dell’uomo della doppia porcata
05. riccardo mastrorillo, verso il referendum
07. repubblicani europei, una nuova politica della programmazione – per la riduzione del debito e l’aumento degli investimenti pubblici
09. angelo perrone, ruffini, il monito alla politica
11. alessandro cavaliere, il becero negazionismo di meloni
la vita buona
13. valerio pocar, genocidio?
l’osservatore laico
15. alessandro giacomini, palle di natale
lo spaccio delle idee
17. giovanni d’ambrosio, auguri inarch?
18. comitato di direzione
18. hanno collaborato

COERENTEMENTE TRASFORMISTI

Prodi è chiaro: il Contismo non è di sinistra. Interpellato, Conte conferma: “Gli do ragione. E infatti la mia comunità non si definisce di sinistra, ma progressista”.

Progressista non di sinistra?  Ma esiste un progressismo di destra? Oppure di centro, assieme a Lupi e Renzi? Conte porta il suo contributo alla storia del pensiero politico dopo la sbornia del ”Non esiste né la destra né la sinistra” che per tre legislature ha portato nel parlamento italiano e in quello europeo una tale massa di trasformisti che non ha paragoni nella storia politica mondiale. Ora Conte sembra più chiaro, ma quanto è nuova la nova identità, che è aperta al tutto e al suo contrario? Conte potrebbe continuare: io sono un astemio alcolista, vegetariano che mangia carne, tifoso che odia il calcio, un bugiardo che dice sempre la verità, un europeista sovranista, un anticapitalista che adora Wall Street, un comunista appassionato di Hitler, un novax super vaccinato, un laburista non di sinistra (De Masi, aiutaci tu!), e infine un progressista che odia i progressisti. Un coerente fino in fondo con la propria incoerenza.

La lepre marzolina – giovedì 5 dicembre 2024

il vaticano scippa greta – la mascotte del giubileo: una strategia di appropriazione

di francesca palazzi arduini

Lucca Comics 2024: sbarca in pompa magna al festival, con tanto di mega gonfiabile, la mascotte del Giubileo 2025, Luce. Anzi, per essere precisi, come spiega Vatican News, “Presentata la piccola pellegrina che sarà la mascotte dell’anno Santo e del Padiglione della Santa Sede all’Expo di Osaka 2025”. Luce ha un impermeabile giallo, proprio quello che la portavoce del movimento Friday for Future, Greta Thunberg, indossa in foto ormai iconiche. Un impermeabile che fa rima col cambiamento climatico, per questo diventato “iconico”. Thunberg, che si è sempre fatta gli affari suoi ed è divenuta un simbolo non certo per un investimento in capitali ma come catalizzatrice di una sensibilità giovanile esistente, col suo impermeabile giallo ha veicolato il messaggio del “protesto in qualsiasi condizione debba farlo, e dovete accorgervene”. Nel caso del Vaticano, l’impermeabile è una palese appropriazione simbolica, agita col pretesto di raffigurare la bambina Luce come una pellegrina (quindi sottoposta alle intemperie). Continua la lettura di il vaticano scippa greta – la mascotte del giubileo: una strategia di appropriazione

USCITO IL N. 160 DEL “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI

per scaricare il pdf del “NONMOLLARE”  clicca qui   

Sommario
spirito critico
03. alexey paramonov, un’europa di burattini al servizio della nato
redazionale
04. ma.e., errata corrige
la biscondola
05. paolo bagnoli, soldi, soldi, soldi
astrolabio
06. angelo perrone, 5stelle, l’altro volto della crisi della politica
l’osservatore laico
08. francesca palazzi arduini, il vaticano scippa greta –
la mascotte del giubileo: una strategia di appropriazione
la vita buona
11. valerio pocar, esopo e donald duck
scienza e natura
13. roberto fieschi, emergenza clima
lo spaccio delle idee
17. giovanni perazzoli, keynes, il “grande frainteso”
20. comitato di direzione
20 hanno collaborato