Archivi categoria: lo spillo

bignami nomen omen

«Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo»

Qualcuno ha spiegato a Bignami che al Quirinale non c’è più Vittorio Emanuele?

rillo parlante 18 novembre 2025

commemorazioni surreali

La Camera dei Deputati oggi ha svolto una surreale commemorazione di Charlie Kirk, la prima volta che si commemora una persona mai stato parlamentare, non italiano e tantomeno conosciuto, fino a quando non è stato ucciso da un giovane folle che ha voluto tappare la bocca ad un farneticante predicatore di estrema destra…. Ci domandiamo se quando morirà avremo una commemorazione di Angelo Izzo e dei suoi amici del Circeo o  se a breve se ne farà una postuma per Piero Pacciani?  

rillo parlante – 23 settembre 2025

CANE CHE MORDE INVANO

A Istanbul l’autocrate assassino russo  debutta con un’affermazione pacifica: “chi impone sanzioni è deficiente”. E qual è lo stato di salute mentale di chi scaglia per tre anni tonnellate e tonnellate di bombe e missili, e uccide centinaia di migliaia di suoi giovani, senza riuscire a piegare un paese mille volte più debole?

la lepre marzolina – martedì 13 maggio 2025

il governo degli asini selvaggi

“Trump vestito da Papa? Noi non pensiamo niente dei rappresentanti dei popoli coi quali siamo alleati. Abbiamo visto leader di tante nazioni, dalla Cina all’India, all’Africa, che vestono in tanti modi, non condividiamo le loro scelte di abbigliamento, ma ragioniamo di temi concreti nell’interesse delle nostre economie”. Così il ministro all’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, dimostra di confondere un “abbigliamento” con un “travestimento” . Imperdonabile  perfino per un bambino di quattro anni… Ma  ha una giustificazione: da due anni e mezzo la mattina si traveste da ministro e fa finta di esserlo…

la lepre marzolina – martedì 6 maggio 2026

MA NON È ANCORA ALLARME

Sono stati avvistati lupi in città, naturalmente di notte, e la stampa quotidiana ne ha dato notizia. Ma non è ancora allarme, si titola. Meno male. L’ultima aggressione a un uomo da parte di un lupo in Italia, infatti, risale alla metà del 19° secolo! Certo, da allora i lupi sono diventati pochi e le probabilità sono statisticamente diminuite, ma non si deve dimenticare che il lupo, molto giudiziosamente, teme l’uomo e lo sfugge.

Il lupo era una specie integralmente protetta a livello europeo, ma ora non più: insipienza ecologica europea! Comunque, in Europa si provvede a risarcire gli allevatori per le perdite. Su base annua gli europei hanno pagato circa 17 milioni di euro per circa 56mila capi di bestiame uccisi da lupi, vale a dire lo 0,02 per cento degli animali allevati in questo continente (le uccisioni programmate nell’interesse dagli umani, s’intende, non vengono contabilizzate). Ci sembra opportuno ricordare che i lupi –per quanto a noi animalisti possa dispiacere – svolgono un ruolo di controllo selettivo, giacché predano i soggetti più deboli, perché vecchi o malati.

Nella statistica degli animali uccisi da lupi non sono contati quelli selvatici, rispetto ai quali – per quanto a noi animalisti possa dispiacere – il lupo svolge un ruolo di contenimento di individui di varie specie che gli umani stimano in sovrannumero e dannosi, come caprioli, daini e soprattutto cinghiali. Ci pare sintomo della schizofrenia umana costatare che coloro che si lagnano dei danni recati dagli ungulati sopracitati siano gli stessi che gridano “al lupo al lupo” e chiedano di abrogare le norme che tutelano questo straordinaria specie e spesso si facciano giustizia da sé. Una prova, se ce ne fosse bisogno, dell’insipienza ecologica della specie umana, così come dei suoi rappresentanti.

valerio pocar – martedì 8 aprile 2025

TIÈ, TIÈ

“Questa è purtroppo, oggi, l’Europa. Un’altra non c’è. Quando finalmente la seppelliremo, sarà sempre troppo tardi. L’unica manifestazione sensata sull’Europa è un corteo funebre”.

Così oggi si esprime lo scatenato antieuropeismo di Travaglio. Nella sua mente ubriaca di fanatismo già immagina il corteo officiato da tristi figuri come Kirill, Dugin, Peskov e in coda, arrancando e leccando, Basile, Orsini, Conte, Rizzo (quello della “gnocca”) ecc…

la lepre marzolina – mercoledì 19 marzo 2025

 

IL PALLONCINO

Lo so che va di moda la follia più assoluta. Trump ha sdoganato qualunque insulto e panzana. Si parla in libertà irresponsabilmente, sostenendo la qualunque. Quindi è inutile protestare se trumputiniani professionisti prezzolati o anche solo dilettanti fanatici sparano a raffica le più assurde bufale senza che ci sia nessuno che chiami il 118. Però, cara Gruber, il gioco funziona se non si esagera. Per esempio, sarebbe d’obbligo sottoporre ogni volta alla prova del palloncino Marco Travaglio, ormai aldilà di ogni livello di ubriacatura. Ieri ha detto testualmente: «L’alternativa quale sarebbe? … agganciarsi ai Baltici e alla Polonia che vogliono invadere la Russia?». Lo so che il settarismo brucia i cervelli, ma esiste pur sempre un limite. Ce li vedete voi, i lituani, con qualche fucile da caccia, al grido di “A Mosca, a Mosca”, affrontare quello che lo stesso Travaglio definisce (sbagliando come al solito) il più grande e potente esercito del pianeta? Oppure la Polonia, ben più allenata a farsi invadere a ripetizione, davvero si sta organizzando per fare quello che non riuscì a Napoleone e a Hitler? Solo un forte eccesso di alcolici può giustificare tali affermazioni incoscienti.

enzo marzo – 4 marzo 2025

piccoli megalomani

Il boss di Washington, disprezzando tutto ciò che nella storia lo ha preceduto, cambia il nome al golfo del Messico, addirittura mettendo al bando la prima agenzia di stampa statunitense che si ostina a non chiamarlo golfo d’America (il Messico, come tutti sanno, non è in America. Povero Monroe, che si ostinò a pensarla diversamente, allargando alquanto i confini americani!) Megalomania.

Nel loro piccolo, i leghisti lombardi tornano a chiedere che i cartelli stradali, quindi i nomi geografici delle località, siano scritti nella “lingua lombarda”. Noi siamo i primi a riconoscere dignità di lingua ai dialetti e ci basta pensare a Carlo Porta. Solo che, in Lombardia, i dialetti o lingue che dir si voglia sono parecchi e non sempre assimilabili. Un contadino dell’alta Val Brembana capirebbe un milanese o viceversa? Chi scrive vive in una amena località dell’Oltrepò Pavese e, pur parlando un buon milanese, fatica a capire i locali quando si esprimono nel loro dialetto stretto.

La questione non è nuova, ma già una decina d’anni or sono il medesimo tentativo fu saggiamente (esistono o almeno esistevano anche leghisti saggi) sconfessato, ammettendo che una lingua lombarda semplicemente non esiste. Ora qualche leghista poco saggio ci riprova, suscitando però qualche ostilità dei compagni d’avventura. I fratelli italiani, infatti, non si percepiscono del tutto coincidenti coi fratelli lombardi, anche perché le loro sorelle hanno preferenze per dialetti più garbatelli.

Noi li lasciamo al loro dissidio. Quando torniamo a Milano, Milan l’è un gran Milan, ci piacerebbe non confondere la città una squadra di calcio, anche perché da settantacinque anni siamo interisti.    

valerio pocar – sabato 22 febbraio 2025

svegliatevi bambini

Quando cadde il muro di Berlino e sembrò finire la guerra fredda, fummo facili profeti prevedendo che la prossima guerra, magari senza sangue e senza armi, ma con altri mezzi non convenzionali, sarebbe scoppiata tra gli Usa e l’Europa?  

Il Presidente Usa ha detto e ribadito che sarebbe l’ora che l’Europa o più esattamente i Paesi europei che fanno parte della Nato aumentino la spesa per gli armamenti (sarebbe, si spera, la spesa per la difesa) perché gli Usa sono stufi di spendere per difendere popolazioni incapaci di difendersi da sole. Non pretendiamo che la dirigenza Usa, nel complesso piuttosto giovane, tolto il suo Presidente, conosca la storia degli ultimi cent’anni e ritenga, senza rossore, che gli Stati Uniti abbiano difeso l’Europa per dabbenaggine generosa, quando sappiamo tutti che hanno assunto il carico della sua difesa e creato la Nato a tutela principalmente dei loro interessi arrogandosi il ruolo di guida egemonica del mondo, almeno di quello occidentale. Adesso, che i rapporti tra le grandi potenze sono profondamente cambiati, si tratta, almeno secondo la miope visione americana, di una spesa inutile e dunque provvedano i Paesi europei ha spendere per la loro difesa, beninteso, implicitamente, garantendo il ruolo egemonico agli Stati Uniti.

Se i Paesi della Ue restano divisi, come sembrano essere, il ragionamento non fa una grinza. Se, però, decidessero d’investire le risorse pretese dagli Usa e riuscissero a organizzare un sistema di difesa comune, perché mai, investendo in armamenti risorse complessivamente superiori agli Usa, dovrebbero lasciare a questi ultimi il ruolo di guida o, persino, dovrebbero, considerando l’alterigia nei rapporti e la guerra economica minacciata, restare loro alleati per comandamento divino? Ma l’Ue non ha ancora trovato una sua politica comune e segue piuttosto gli interessi di ogni singolo Paese, sicché gli Usa hanno buon gioco e su queste divisioni – ita singuli pugnant universi vincuntur (Tacito, Germania) – possono speculare. Se a una difesa europea comune si giungesse, sarebbe, allora, interessante vedere come i vari sovranisti europei spiegheranno ai loro cittadini ovvero sudditi il drastico impoverimento per via delle spese militari.

valerio pocar – mercoledì 19 febbraio 2025

 

Un Vicepresidente non troppo avveduto

In occasione di un recente incontro internazionale a Monaco (città fatidica, come sa il nostro Presidente Mattarella), il vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance si è permesso diverse affermazioni arroganti, tra le quali secondo noi una è assolutamente inaccettabile oltre che cinica al limite del ridicolo.

Non soltanto, infatti, ha ribadito la richiesta dell’amministrazione statunitense di scaricarsi delle spese militari per farne carico ai Paesi Ue, che, per quanto miope ed arrogante, sembrerebbe dettata dall’intento di tutelare interessi degli Usa (ognuno ha il diritto di sbagliare e di fare scelte autolesionistiche), ma il signor Vance si è permesso di accusare l’Europa di una carenza di democrazia giacché non accetterebbe la presenza di forze di estrema destra e, in Germania, si manifesterebbero fastidio e preoccupazione nei confronti di formazioni politiche dichiaratamente neonaziste. Ora, non si pretende che il signor Vance abbia letto almeno un libro sulla storia recente del suo Paese e del mondo, giacché la cultura sembra non necessaria per accedere ai vertici del suo Paese, ma appunto per questa ragione ha perso l’occasione per tacere.

Non è semplicemente accettabile che si permetta di dare lezioni di democrazia un autorevole esponente di un Paese che ha dedicato gran parte della sua azione di governo, almeno dal secondo dopoguerra in avanti, a condizionare le politiche interne dei Paesi occidentali e non solo, vuoi con le buone (specialmente con finanziamenti a forze compiacenti) vuoi soprattutto con le cattive (con colpi di stato, con ingerenze indebite, addirittura con azioni militari, eccetera). Il signor Vance non ha mai sentito parlare – s’informi magari dalla buonanima del signor Kissinger  o da quella del signor Hoover – di colpi di stato in Cile e in Argentina o a Cuba, a Panama, in Nicaragua, in Guatemala? Mai sentito parlare del fattore K, di Gladio, eccetera in Italia? Il signor Vance ci ricorda il bue che dà del cornuto all’asino.

valerio pocar – lunedì 17 febbraio 2025