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INCONSAPEVOLE

Solidarietà umana per la senatrice Ester Mieli e orrore, per noi scontato, per l’antisemitismo. Ma per lei nessuna solidarietà politica. È voluta salire sul carro del vincitore, oltraggiando la storia dei suoi antenati, quando era chiaro a tutti chi su quel carro ci fosse già. Ha voluto lo stesso la cadrega, ora si goda la compagnia.

Vetriolo   venerdì 28 giugno 2024

PANICO ALLA CASA BIANCA

Meloni in Senato recita il suo discorso scritto: «Non mi ricordo di aver detto che bisognava uscire dall’euro». Giornata memorabile. Forse la più abietta di tutta la sua carriera. Può un Presidente del consiglio andare al Senato della Repubblica e in diretta televisiva, consapevolmente, a freddo, ingannare i senatori e tutti i cittadini italiani con una menzogna sesquipedale su una questione di politica internazionale di massima rilevanza? E tentare di camuffarla con un penoso «non ricordo»?. Da vera statista della Garbatella.

Se non ricordava le posizioni ufficiali del suo partito e il suo stesso pensiero sbandierato per decenni in comizi, in discorsi congressuali, in documenti ufficiali, bastava rivolgersi un attimo prima a qualunque commesso del Senato che senz’altro le avrebbe rammentato la verità.

Ovviamente sulla Rete la reazione è stata immediata e la Giorgia è stata seppellita dai video e da tutte le sue citazioni del passato. Ce n’è una addirittura patetica, spazientita: «Sull’Euro abbiamo detto cento volte che siamo per uscire. Pietà»…. Non mancano le ingiurie: c’è chi la definisce «cazzara nera» solo perché per una volta ha voluto superare in sfacciataggine il suo vicepresidente, il «cazzaro verde», che alternava la maglietta amorosa per Putin con quella NO Euro. Insomma un disastro che potrebbe essere alleviato con delle scuse pubbliche. Ma queste non verranno mai. E la loro mancanza ci lascerà ancora più inquieti e dubbiosi per il futuro. Non è possibile, infatti, che Meloni non sia una sfacciata bugiarda ma davvero non memorizzi i fondamentali della politica italiana? Saremmo in presenza di una drammatica “demenza giovanile” davvero preoccupante per il paese. Figuratevi la scena in cui il Presidente del consiglio, alla Casa Bianca, sta a colloquio con Biden e all’improvviso non ricorda se l’Italia sta nella NATO o no…

la lepre marzolina – venerdì 24 novembre 2023

SEMEL STALIN, SEMPER STALIN

D’Alema è proprio un uomo coerente. Adesso, in un attacco di nostalgia, ha sentenziato che la “Russia e Cina si battono per un mondo più giusto”. Siamo al livello di Rizzo. Un mondo più giusto, per il nostalgico comunista, è fatto di regimi totalitari, meglio se un po’ imperialisti, senza democrazia, senza libertà politiche e civili, di stampa, di religione, e così via. Magari poverissimi.

Ma perché i suoi beniamini sono solo Putin e Xi Jinping? È grave che si sia dimenticato di Kim Jong-Un e Ali Khamenei. Senza dire di Tamim bin Hamad o dell’apprendista Erdoğan.

D’Alema non è solo un vecchio comunista preistorico, rappresenta l’ideal-tipo del comunista “italiano”, più precisamente togliattiano, quello che ancora ora sa scegliere il momento giusto per portare acqua con le orecchie alla Destra.

la Lepre marzolina – sabato 23 settembre 2023

 

il dress code

il 2 agosto la Camera dibatte sul bilancio interno, in particolare su un ordine del giorno che vorrebbe ristabilire regole più stringenti sull’abbigliamento dei deputati e delle deputate…… interviene la Deputata di Azione-Italia Viva NAIKE GRUPPIONI: «Volevo solo sottoscrivere l’ordine del giorno»…. in pantaloncini cortissimi…… abitino giallo camicietta e short…..

Rillo

ASTERISCHI

Ci hanno messo più di settant’anni, ma finalmente l’Estrema Destra ci è riuscita a demolire ufficialmente l’”egemonia della cultura di sinistra”. Che, diciamo la verità, era davvero imbattibile, perché aveva strumenti formidabili come il monopolio televisivo, privato e pubblico, e tutte le maggiori case editrici. Così era riuscita a mettere in ombra persino Ardengo Soffici. Ma finalmente il Sottosegretario alla Cultura e al Turpiloquio, accompagnato da uno dei maggiori musicisti del XXI secolo vincitore di ben 5  XFactor, ha espugnato il “Maxxi, Museo nazione delle arti del XXI secolo”, e in una vera e propria lectio magistralis, p**** p******, si è in****** quei testa di c**** della sinistra in una particolareggiata, inedita, disquisizione sulla f*** e sul c****. Non trascurando la pro*****. Dando quindi il massimo di sé in una giornata storica della cultura italiana. Gli spettatori ammirati, uscendo dalla sala, commentavano fra loro: “Quanto sono anticonformisti questi intellettuali di destra, C****!”.

La lepre marzolina – sabato 1 luglio 2023

NOSTALGIA CANAGLIA

Dai giornali: “Treno Roma-Lecce fermo per 3 ore, malori a bordo: «Non si respirava più». Intervengono le ambulanze”. “Treno guasto in stazione: odissea sull’Alta Velocità, corse deviate e ritardi fino a 60 minuti”.

AH! Macché quello della Meloni!!! Non c’è più il fascismo d’una volta…

la lepre marzolina – mercoledì 28 giugno

SENZA ALCUNA VERGOGNA

Non c’è limite alla sfacciataggine della destra e dell’estrema destra. Nel 2011, come un sol uomo, votarono sul “caso Ruby” in cui Berlusconi era indagato per i reati di concussione (continuata e aggravata) e prostituzione minorile, accreditando la tesi spericolata che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Fecero ridere tutto il mondo. Si dice che il parlamento inglese, il più antico del mondo, si vanti di poter far tutto eccetto che trasformare un uomo in donna e viceversa. Bazzecole, il parlamento italiano può fare di meglio: ha già mutato una ragazzetta marocchina di facili costumi in nipote di un Capo di stato egiziano. E adesso con una sola votazione ha smacchiettato una sua ministra carica di menzogne e di conflitti d’interesse e l’ha trasfigurata nella nipote di Quintino Sella. Giorgia Meloni, la più veloce trasformista ed illusionista italiana, ci ha messo un attimo a prendere il Codice etico del suo partito e pulircisi il banco parlamentare.

La lepre marzolina – mercoledì 26 luglio 2023

BIVACCO POP

Per i 75 anni dalla prima seduta del Senato della Repubblica, solenni celebrazioni a Palazzo Madama. La data merita. Nasceva allora il Parlamento repubblicano dopo anni tragici di lotte sanguinose per portare nel nostro paese la libertà politica e per affrancarlo da venti anni di dittatura e di scelleratezze. Ignazio Benito La Russa, Presidente del Senato, ha voluto riscattarsi dalle scemenze da lui dette nelle ultime settimane sulla Costituzione e sulla Resistenza e ha fatto le cose in grande: così oggi, seduta in pompa magna nell’Aula ricoperta di velluti rossi. Ripresa diretta televisiva per convincere vieppiù i cittadini a non andare a votare. I senatori in piedi, Capo dello Stato e Presidente del Consiglio commossi. Tutti ad ascoltare Gianni Morandi mentre canta “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” e altre canzonette da discoteca di paese. Si lamenta l’assenza di Amadeus, purtroppo non eletto. Però c’è Renzi che sghignazza canticchiando e Casini che smanetta sul telefonino… La pagliacciata termina con un Inno di Mameli pop. Nessun rossore in Aula.

Così finisce la più vergognosa seduta parlamentare dei 75 anni di storia repubblicana. Saranno in molti ad essere tentati di denunciare il presidente del Senato per vilipendio alle Istituzioni. Ma sbaglierebbero a vedere nella patetica buffonata delle intenzioni malevole. Ha fatto quel che poteva: “La cultura di questi paleofascisti non produce altro, bellezza!!”

Ps: Gli inglesi saranno morti d’invidia con quella loro Incoronazione di Carlo III, davvero sguaiata a paragone con la nobiltà e serietà che La Russa è riuscito a far esprimere oggi da Palazzo Madama.

enzo marzo – lunedì 8 maggio 2023

ONAGROCRAZIA

Aveva ragione Croce (Benedetto, filosofo di qualche nome, da non confondersi con LA croce con cui si firmano molti camerati) quando definì il fascismo “onagrocrazia”, ovvero il comando degli asini selvaggi. I suoi eredi fanno onore ogni giorno a questa qualifica. Per esempio, oggi gira il video in cui il Presidente della Camera, presiedendo l’Aula di Montecitorio, ha pronunciato con grande sicurezza così com’è scritto il nome di Vittorio Bachelet, uno dei più illustri martiri degli “anni di piombo”. Dimostrando di essere vissuto negli ultimi cinquanta anni senza radio, né televisione. Immagino la meraviglia degli alunni che dalle tribune assistevano alla seduta parlamentare, quando hanno sentito storpiare il nome che titola la loro scuola. Chissà se qualcuno di loro ha tremato pensando al suo futuro.

Ben sventurata la mia generazione (dopo ne sono venute alcune altre forse addirittura peggiori) stretta tra i compagni che nei cortei gridavano “Fascisti carogne, tornate nelle fogne” (qualche anno dopo avrebbero sparato a destra e a manca) e i fascisti che nelle fogne sapevano tutto della Carta di Verona e del generale Graziani ma, guidati anch’essi da cattivi maestri, si addestravano a metter bombe nelle piazze. Aggrappati a Russell e a Keynes, assistevamo, irrilevanti, a due forme opposte di abissale ignoranza: i “compagni che sbagliano” scrivevano proclami che avrebbero fatto ridere se non avessero accompagnato azioni truci, i “compagni acculturati” si inebriavano con Schmitt ed Heidegger, mentre i camerati rimanevano ignari di un’eco qualunque della cultura del secondo Novecento. I più acculturati orecchiavano Ardengo Soffici e Papini…

L’Italia in rovina di oggi è anche frutto marcio di questi cumuli di analfabetismo che in un modo o in un altro, nei settori più diversi, hanno segnato l’epoca. Non è un caso che oggi imperversano professori che sostituiscono Popper con Tatarella, o storici stalinisti che paragonano Berlusconi a De Gaulle o non sanno distinguere neppure la tirannia più truce dalla democrazia, anche la più malconcia, o che a un ignorante come una cocuzza non resti altro che presiedere la Camera dei deputati.

la Lepre marzolina – giovedì 20 aprile 2023