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I BRONZI DI LANGONE

Il Foglio, che evidentemente deve farsi perdonare dal suo pubblico legittimista qualche recente presa di posizione civile a favore dell’occidente e del liberalismo, scatena un attacco un po’ sguaiato contro la Destra storica e i liberali ottocenteschi, con la firma di Camillo Langone, lo scorso 14 novembre.

Una volta i reazionari erano perseguitati dal fantasma del partito d’azione; oggi, nella loro inarrestabile rincorsa all’indietro, non tollerano nemmeno la memoria della Destra storica, evidentemente troppo seria e dotata di senso dello Stato, per la loro attuale deriva tribale; chissà che non sia, a suo modo, un progresso.

Purtroppo, però, il buon Langone nel suo attacco sopra le righe commette più di una imprecisione.

Scomunicando Quintino Sella, un ministro delle finanze passato alla storia perché si portava da casa i pennini per non consumare quelli del ministero pagati dai contribuenti, gli attribuisce l’introduzione della tassa sul macinato. Errore marchiano, dal momento che quella tassa venne introdotta nel 1868 da un governo evidentemente incostituzionale, voluto dalla Corona, che fece in quell’occasione le prove generali della sua vocazione antidemocratica, caldamente sostenuta dai Langone di allora. Fu la Corte a far insediare, contro la prassi di costituzione materiale introdotta da Cavour, una compagine di militari, prefetti e dignitari, con l’eccezione di un banchiere, nominato ministro delle finanze; quel Luigi Guglielmo Cambray Digny che introdusse la famigerata tassa, avendo l’opposizione di quasi tutta la Destra storica. Addirittura, Giovanni Lanza, che era presidente della Camera, mesi dopo si dimise per tornare sui banchi parlamentari a votare contro un’altra stravagante iniziativa dello stesso Cambray Digny, ovvero quella di elargire a speculatori privati il monopolio dei tabacchi.

Quanto poi a Silvio Spaventa, accusato, udite udite, di avere voluto la nazionalizzazione di un monopolio naturale, come quello delle ferrovie, forse sarebbe il caso di ricordare che l’uomo fu il primo leader della Destra storica portatore di un liberalismo non più di matrice anglosassone, come quello che animava i suoi compagni di partito, ma di un hegelismo statalista, che lo portò a rivalutare il ruolo dell’intervento pubblico e delle istituzioni statuali, anche a beneficio delle classi subalterne. Piuttosto, proprio a proposito di ferrovie, il buon Langone manca di ricordare i tanti parroci che per decenni combatterono l’estensione delle strade ferrate, considerate strumento del demonio.

Ma tant’è, la vera colpa di quei leader, agli occhi di Langone, evidentemente è proprio quella di essere stati liberali; e lui li scomunica tutti insieme, senza tenere conto di individualità e storie, come è coerente con la sua matrice culturale, che con l’individualismo metodologico che ha forgiato la modernità non ha mai fatto pace; e demonizza i gruppi senza vedere gli uomini, scomunica tutti assieme i “libberali”, con due B, come in una brutta imitazione dei papalini dei film di Gigi Magni.

Posizione legittima, per carità, che qualifica chi la assume; ma suvvia, almeno le nozioni, le individualità, le storie. Almeno il sussidiario di quinta elementare.

Langone, in chiusura del pezzo, “si sconforta” alla vista delle statue bronzee di Silvio Spaventa e Quintino Sella; certo, preferirebbe sostituirle con quelle del cardinale Bellarmino e di Torquemada. Noi ci teniamo stretta la memoria di un liberalismo che pare démodé, ma che ancora una volta, come altre nel ‘900, avrà la meglio alla lunga su quelli come lui.

Vetriolo – sabato 16 novembre 2024

la tragedia del giorno: abbattuto il geopolitico fanatico

La guerra è la peggiore invenzione dell’umanità ed è quella che rivela di più della natura della nostra specie micidiale. La guerra non risparmia nessuno: distrugge territori, persone d’ogni genere ed età, lascia solo macerie fisiche e morali. È quasi impossibile cercare col lanternino se ci siano aspetti positivi nelle guerre. E quindi con soddisfazione ne segnaliamo una, di nota positiva: tra i tanti disastri c’è però anche l’annientamento di tanti esperti geopolitici, sociologi dall’ego smisurato, professori provetti nel nulla, profeti nella proiezione del loro fanatismo incartato da ignoranza e presunzione. Oggi dopo l’incursione aerea israeliana in Iran che alcuni giornali già definiscono “il raid più massiccio di tutta la storia dell’aviazione”, piangiamo una vittima illustre, il prof. Alessandro Orsini che in una famosa trasmissione televisiva di chiacchiere a piese libero aveva pontificato pochi giorni fa: “Oggi Israele non è in grado di bombardare il territorio dell’Iran: i rapporti di forza in medio-oriente sono cambiati”. E con l’aria di chi sa tutto aveva rivelato che “il Bavar-373, un sistema anti-aereo iraniano è in grado di abbattere qualsiasi cosa voli a 400 km di distanza, il Bavar-373 non perdona missili, aerei, droni, nulla di nulla”. Quindi Iraniani, state tranquilli, il Bavar-373 vi garantisce. Non sappiamo se gli Iraniani (avvertiti dalla loro ambasciata della profezia di colui che, secondo lo stesso Orsini, è il più grande scienziato geopolitico dell’universo, ma che è invece è solo uno che prende per realtà i propri desideri) si siano davvero terrorizzati e si siano messi a pregare Allah, l’unico che potesse salvare la loro flotta aerea.

La lepre marzolina – sabato 26 ottobre 2024

 

 

LO SPUTO

Per stabilire  la sua ’egemonia “nella cultura italiana.  per rinnovare la classe dirigente del paese, insomma per  “fare la storia”, come dice Giorgia, la destra tutta, da Tajani a Salvini, ha imbarcato in Umbria Bandecchi.  La Destra è terrorizzata che per poco, per uno sputo, vinca in regione il centrosinistra e allora arruola il sindaco di Terni, lo Sputatore per eccellenza.

la lepre marzolina – 14 settembre 2024

I SERVI SCIOCCHI

Titolo di apertura a tutta pagina, in prima, poi ancora tutta la seconda e un pezzo della terza. “Libero”, il bollettino sanitario della maggioranza, si scatena. Tre pagine: sarà finita la guerra in Ucraina? Netanyahu si è dimesso? No, è che non va giù ai “servi sciocchi” di Angelucci, il ras dell’informazione di estrema destra, che Ursula si prenda qualche giorno di riposo dopo tutto il tempo che le ha fatto perdere Giorgia. Va immediatamente incalzata, deve capire che non la passerà liscia. Il titolo è tacitiano: “URSULA SPIAGGIATA”, il testo è di Capezzone, il “monstrum” partorito da Pannella in un sonno ben tosto. La nuova Presidente della Commissione Ue sarà messa con le spalle al muro. Almeno finché al Primario, pardon al Direttore, non arriverà una telefonata irritata a cui risponderà in ginocchio: «ma certo, la smettiamo, sissignora! ». 

La lepre marzolina , sabato 20 luglio 2024

INCONSAPEVOLE

Solidarietà umana per la senatrice Ester Mieli e orrore, per noi scontato, per l’antisemitismo. Ma per lei nessuna solidarietà politica. È voluta salire sul carro del vincitore, oltraggiando la storia dei suoi antenati, quando era chiaro a tutti chi su quel carro ci fosse già. Ha voluto lo stesso la cadrega, ora si goda la compagnia.

Vetriolo   venerdì 28 giugno 2024

PANICO ALLA CASA BIANCA

Meloni in Senato recita il suo discorso scritto: «Non mi ricordo di aver detto che bisognava uscire dall’euro». Giornata memorabile. Forse la più abietta di tutta la sua carriera. Può un Presidente del consiglio andare al Senato della Repubblica e in diretta televisiva, consapevolmente, a freddo, ingannare i senatori e tutti i cittadini italiani con una menzogna sesquipedale su una questione di politica internazionale di massima rilevanza? E tentare di camuffarla con un penoso «non ricordo»?. Da vera statista della Garbatella.

Se non ricordava le posizioni ufficiali del suo partito e il suo stesso pensiero sbandierato per decenni in comizi, in discorsi congressuali, in documenti ufficiali, bastava rivolgersi un attimo prima a qualunque commesso del Senato che senz’altro le avrebbe rammentato la verità.

Ovviamente sulla Rete la reazione è stata immediata e la Giorgia è stata seppellita dai video e da tutte le sue citazioni del passato. Ce n’è una addirittura patetica, spazientita: «Sull’Euro abbiamo detto cento volte che siamo per uscire. Pietà»…. Non mancano le ingiurie: c’è chi la definisce «cazzara nera» solo perché per una volta ha voluto superare in sfacciataggine il suo vicepresidente, il «cazzaro verde», che alternava la maglietta amorosa per Putin con quella NO Euro. Insomma un disastro che potrebbe essere alleviato con delle scuse pubbliche. Ma queste non verranno mai. E la loro mancanza ci lascerà ancora più inquieti e dubbiosi per il futuro. Non è possibile, infatti, che Meloni non sia una sfacciata bugiarda ma davvero non memorizzi i fondamentali della politica italiana? Saremmo in presenza di una drammatica “demenza giovanile” davvero preoccupante per il paese. Figuratevi la scena in cui il Presidente del consiglio, alla Casa Bianca, sta a colloquio con Biden e all’improvviso non ricorda se l’Italia sta nella NATO o no…

la lepre marzolina – venerdì 24 novembre 2023