l’eterno conflitto

di Giovanni Perazzoli

700 civili sono giustiziati per strada. Le immagini ricordano quelle dell’Isis in Siria. È da respingere ogni giustificazione di violenze ingiustificabili. Sono intollerabili le manifestazioni di piazza in favore di un’organizzazione che rivendica l’assassini di 700 civili e il rapimento di molti altri. Per uscire dalla spirale delle rivendicazioni, in cui tutti hanno dei morti da piangere, il giudizio politico deve tenere fermo il quadro generale. Continua la lettura di l’eterno conflitto

L’inopportuno e il pericoloso

di riccardo mastrorillo

Devo essere sincero, se fossi un magistrato non andrei ad una manifestazione, nemmeno in difesa della magistratura, il rigore morale, anche eccessivo, garantisce ad una persona l’insindacabilità della sua autorevolezza.

In Italia ci sono magistrati che vengono distaccati nelle segreterie politiche dei ministeri, che fanno i sottosegretari, se non addirittura i ministri, e poi tornano, come se niente fosse, a fare i magistrati. Sarebbe ora che su questo si stabilissero dei paletti, altro che separazione delle carriere, in questo caso le porte sono estremamente girevoli….. Ma oggi, un ministro della Repubblica, chiede le dimissioni a una giudice perché ha partecipato ad una manifestazione….. Continua la lettura di L’inopportuno e il pericoloso

NEUTRALITÀ IMPARZIALITÀ INDIPENDENZA

Questa foto e questo video della giudice di Catania che ha emesso una ordinanza di buon senso ed equilibrata , spuntata fuori dopo 5 anni lascia perplessi e un po’ preoccupati su modo e tempo della divulgazione. Pilotata? da chi? Acquisita quando e come? Custodita dove ? Data al ministro Salvini?  da chi ? Ci sono fascicoli riservati al Viminale? Perché e in forza di quali norme e con quali garanzie? Perché ?

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Il triplo “fiasco” di Granada

di pier virgilio dastoli

Nelle intenzioni dei molti personaggi che avevano programmato il loro viaggio a Granada per partecipare o animare i numerosi incontri europei il “momento” dell’Andalusia avrebbe dovuto essere ricordato nelle cronache – se non nella Storia – delle vicende europee come altri vertici che hanno segnato in passato dei passaggi epocali nel processo di integrazione europea.

Così non è stato perché il “momento” dell’Andalusia nel Palazzo dei Congressi piuttosto che nella grandiosità araba della Alhambra è stato caratterizzato da un triplo “fiasco” che le conferenze stampa finali dei leader non hanno potuto nascondere.

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PROPOSTA: CAMBIAMO ROTTA ALL’EUROPA – DALL’EUROPA DEI GOVERNI ALL’EUROPA DEI CITTADINI – ALL’INTERNO DELL’UE UN’AREA DI PAESI UNITI IN UNO STATO FEDERALE

Pier Virgilio Dastoli – Enzo Marzo

HANNO ADERITO: Massimo Alberizzi, Ruby Ellen Berolo, Romano Boni, Antonella Braga, Antonio Caputo, Franco Caramazza, Augusto Cerri, Emiro Endrighi, Rosalia Garzitto, Maria Mantello, Riccardo Mastrorillo, Antonio Padoa Schioppa, Gianfranco Pasquino, Pierfrancesco Pierangelini, Paolo Ridola, Niccolò Rinaldi, Ruggero Rondinella, David Ruffini, Francesco Torrigiani, Nicola Vallinoto, Pasquale Verginelli, Giovanni Vetritto

QUI IL LINK PER SCARICARE IL PDF DELLA PROPOSTA “CAMBIAMO ROTTA ALL’EUROPA”

di comitato di associazioni, cittadine e cittadini per uno stato federale europeo

PREMESSA

I nazionalismi nel ‘900 hanno provocato indicibili tragedie, facendo precipitare l’umanità nel suo punto più basso.
Il fanatismo e l’egoismo scaturiti nello spazio geopolitico europeo a causa di quello che Einaudi giudicava «l’immondo idolo dello stato sovrano» hanno portato per due volte gli stati europei a distruggersi tra di loro, con milioni di morti e l’annientamento di ogni etica pubblica e privata.
Da questa constatazione, recuperando i valori fondamentali della critica e della libertà per tutti, alcuni spiriti illustri concepirono il disegno necessario, ancor prima che ideale, dell’unità europea.
E le istituzioni di quella che è divenuta l’attuale Unione Europea nacquero, alla fine del secondo conflitto mondiale, da uno sforzo di cooperazione e di rinuncia parziale a un bruto perseguimento dell’interesse nazionale.
L’accordo fu perseguito dalle componenti più avanzate delle tre grandi tradizioni di cultura politica del continente, liberalismo cosmopolita, socialismo internazionalista e popolarismo universalista.
La formazione dell’Europa unita e federale è stata però lentissima, mai realizzata pienamente e poi sostanzialmente abbandonata con il prevalere degli interessi nazionali e in anni recenti di fatto travisata, con la riduzione dell’idea dell’unità europea a semplice conglomerato di stati rappresentati dai loro governi.
Gli Stati Uniti d’Europa devono essere ben altra cosa: il riconoscimento di una comune identità fondata storicamente sui valori nati e cresciuti in seno ai paesi europei, ben rappresentati dalla divisa della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza, che hanno fatto del popolo europeo l’antesignano di modelli di vita fondati sui diritti dei viventi e sulla creazione e distribuzione di un benessere che non ha storicamente uguale.
In Europa è sorta una nuova cultura politica: l’ambientalismo, che ha richiamato le “culture classiche” ad una cosciente responsabilità nei confronti del Pianeta e delle generazioni future. Continua la lettura di PROPOSTA: CAMBIAMO ROTTA ALL’EUROPA – DALL’EUROPA DEI GOVERNI ALL’EUROPA DEI CITTADINI – ALL’INTERNO DELL’UE UN’AREA DI PAESI UNITI IN UNO STATO FEDERALE

USCITO IL N.136 DEL “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI e anche su ilfattoquotidiano.it

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e anche su ilfattoquotidiano.it – il problema non è il generale vannacci, ma le destre che ne condividono le opinioni

Sommario
03. stati generali del liberalismo 2023
04. cambiamo rotta all’europa
la biscondola
8. paolo bagnoli, l’ansia di meloni e la bancarotta politica
astrolabio
9. riccardo mastrorillo, l’eterno complotto
10. angelo perrone, sinistra e popolo
16. vittorio coletti, i molti interrogativi di un processo inquietante
la vita buona
14. valerio pocar, il generale e il buon dio
lo spaccio delle idee
17. ralf dahrendorf, un nuovo sogno chiamato europa
20. SPECIALE: report sulla conferenza episcopale italiana osservatorio permanente della rete l’abuso – associazione italiana sopravvissuti agli abusi sessuali del clero – relatore francesco zanardi
29. comitato di direzione
29. hanno collaborato
in vetrina
32. il potere. una prospettiva riformista, alessandro roncaglia
9. bêtise d’oro
13. bêtise

USCITO IL N.135 DEL “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI e anche su ilfattoquotidiano.it

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Sommario
editoriale
3. enzo marzo, riforma vo’ cercando, ch’è sì cara…
editoriale – la biscondola
5. paolo bagnoli, allende, socialista, liberale, nonviolento
editoriale
6. riccardo mastrorillo, la vestale della lotta ai monopoli
la vita buona
7. valerio pocar, fisco, corbellerie e iniquità
astrolabio
9. angelo perrone, riapre la scuola, tra eterne delusioni e nuove speranze
xx settembre – l’osservatore laico
12. elio rindone, abbiamo scoperto l’america?
16. attilio tempestini, la parità non significa sempre uguaglianza (e libertà)
18. 1° report dei sopravvissuti agli abusi sessuali del clero italiano, a cura della rete l’abuso – francesco zanardi
24. rete l’abuso
26. comitato di direzione
26. hanno collaborato
in vetrina
29. contro la secessione dei ricchi. autonomie regionali e unità nazionale, gianfranco viesti
4. bêtise d’oro
4. orsinate

20 settembre festa dell’unità italiana e della laicità!

di maria mantello

La Breccia della laicità compie oggi 153 anni

Nella ricorrenza del 20 settembre, penso sempre al grande sindaco di Roma Ernesto Nathan che ben chiara aveva la svolta progressista impressa alla storia dalla Breccia di Porta Pia. Nel suo discorso di insediamento in Campidoglio il 2 dicembre 1907 affermava «Noi guardiamo all’avvenire. Noi guardiamo attraverso la breccia di Porta Pia», prospettando un programma di radicale rinnovamento (che avrebbe realizzato) per l’emancipazione individuale e sociale all’insegna della libertà e giustizia.

A quel nuovo patto di cittadinanza democratica apriva la Breccia della laicità. Con la caduta del papa re, si affermava la libertà dell’Italia, dell’Europa, del mondo dall’universalismo cattolico. Non era solo Roma a essere liberata. E Nathan non mancava di ricordarlo in occasione delle celebrazioni istituzionali del 20 settembre: «Per la breccia di Porta Pia entrò il pensiero civile e umano, la libertà di coscienza, abbattendo per sempre la muraglia di una Bastiglia morale: il potere temporale dei papi. Nel suo alto significato filosofico e universale questa è la festa del popolo per i popoli».

Quale rappresentante delle istituzioni pronuncerebbe analoghe parole oggi?

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I trattati di Lisbona e la costituzione europea

di pier virgilio dastoli

Dopo oltre un anno di complicate trattative condotte al riparo dai riflettori e della società civile con
la sola collaborazione degli assistenti dei gruppi politici, i relatori della Commissione Affari
Costituzionali del Parlamento europeo hanno infine presentato prima alla stampa il 13 settembre e
poi hanno depositato in Commissione un corposo rapporto sulla revisione del Trattato di Lisbona (o
meglio: dei trattati di Lisbona essendo stati suddivisi dai governi nel Trattato sull’Unione europea e
nel Trattato sul suo funzionamento) entrato in vigore nel dicembre 2009 insieme alla Carta dei
diritti fondamentali.

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UN GOVERNO FEROCE E DISUMANO

Una sorta di garanzia finanziaria, la cifra di quasi 5mila euro, prevista affinché i migranti possano evitare di essere internati nel Centro di Permanenza e accoglienza: nuova disposizione tramite un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
Fa impressione il come. Burocratese puro.
Un deposito finanziario di quasi 5.000 euro da parte dei richiedenti asilo che desiderano evitare di essere detenuti in un Centro di accoglienza durante l’esame del loro ricorso contro il rifiuto della loro domanda.

La somma di 4.938 euro garantirà al migrante, per un massimo di 4 settimane di trattenimento “la disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale, i fondi necessari per un eventuale rimpatrio e mezzi minimi per il sostentamento”.
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Una strada per Berlusconi?

di vittorio coletti
Si possono capire quelli di Portofino. Desiderano intitolare le loro strade ai paperoni del mondo, in segno di gratitudine per il contributo che hanno dato alla crescita del valore immobiliare delle loro case. Basta che siano morti da almeno dieci anni e possono offrigli il nome di un caruggio, memori delle loro palanche. Ma ha fatto male il prefetto di Genova a concedere loro di intitolare una strada a Silvio Berlusconi, morto troppo fresco per salire agli onori toponomastici, visto che la legge non consente titolazioni di vie e luoghi pubblici a chi non è morto da almeno dieci anni, salvo deroga del prefetto ”per casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione” (legge 1188 del 1927). E qui sta il punto. Berlusconi ha “ben meritato della nazione” (non, si badi, di Portofino)? Alcuni milioni di italiani, che sono sicuro di rappresentare, ne dubitano e sono inclini a pensare che il Defunto abbia fatto più male che bene al nostro Paese, specie se si considera il bene che poteva fargli e che invece non gli ha fatto. Questi italiani hanno disapprovato le sue scelte politiche, hanno detestato il suo stile, lo sdoganamento della destra fascistoide, il fastidio per quella davvero liberale, l’abbassamento brutale del linguaggio politico.

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