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non dimentichiamo ferruccio parri

di filippo senatore

Il 25 aprile Sergio Mattarella è andato al Cimitero Monumentale Staglieno di Genova. Nessuno omaggio a Ferruccio Parri Una distrazione ingiustificata da parte del nostro Presidente della Repubblica italiana.

Nei giorni dopo la liberazione dal nazifascismo sfilarono a Milano i partigiani e il loro comandante Ferruccio Parri (Maurizio). C’erano con lui in testa al corteo Enrico Mattei, Raffaele Cadorna, Sandro Pertini, Riccardo Lombardi. Luigi Longo e altri. Due mesi dopo Ferruccio Parri succedendo ad Ivanoe Bonomi diventò il primo Presidente del Consiglio della Liberazione. Furono mesi eroici di quest’uomo servitore della causa democratica dopo aver rischiato la vita al fronte. Lavorava notte e giorno vivendo in un bivacco al ministero. In pochi mesi tracciò le linee guida della nuova nostra cara Italia. Costituente e referendum per la Repubblica posero le basi alla nostra costituzione del 1948. Sono passati 80 anni e la nazione non ha reso abbastanza riconoscenza allo statista di Pinerolo che scelse come sua ultima dimora il cimitero di Staglieno a Genova a pochi passi da quello di Giuseppe Mazzini. Era il suo eroe della Repubblica romana del 1849 l’apostolo che sacrificò la propria esistenza per l’Italia e l’Europa. Sulle sue orme Parri, uno degli artefici della fuga di Filippo Turati, patì il fascismo che lo perseguitò durante il ventennio. Medaglia d’argento della prima guerra mondiale meritò l’elogio del generale Arando Diaz nella sua mirabile arte di cartografo che determinò i punti deboli delle linee austriache. Parri fu giornalista al Corriere della Sera fino al 1925 anno della cacciata dal giornale di Luigi e Alberto Albertini. Onorare Parri significa dare visibilità a quegli uomini onesti che rifecero l’Italia repubblicana e antifascista.

La figlia di un onesto cappellaio che diventò partigiana e giornalista

 di maria pia di nonno

Gianna Radiconcini si è spenta all’età di 94 anni. Una donna, una giornalista che ha segnato la storia dell’informazione europea: corrispondente della Rai da Bruxelles e da Strasburgo, Gianna seppe raccontare gli sviluppi dell’integrazione, con le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, così come altri momenti topici di quelle vicende europee tra Anni Settanta e Ottanta, con passione e competenza. Dietro le quinte della cronista, Gianna ha seguito tutti i più grandi eventi di quella fase, difficile, ma dalla metà degli Anni Ottanta, entusiasmante, della Comunità europea: la firma dei Trattati di Roma nel 1957; le elezioni del Parlamento europeo del 1979 – fu, ad esempio, la prima giornalista ad intervistare Simone Veil dopo la sua elezione il 17 luglio – e la caduta del Muro di Berlino nel 1989. 

Ma l’impegno politico e sociale di Gianna non inizia con l’Europa. Ha radici ben più lontane. Ha soli nove anni quando – a seguito di una correzione di una maestra, da lei ritenuta ingiusta, a un suo tema – capisce di voler diventare antifascista. È troppo giovane, probabilmente, per rendersi pienamente conto dei reali rischi che quella scelta comporta, ma non si lascia intimidire. Dopo l’8 Settembre, nella Roma occupata dai nazisti, inizia con i compiti più semplici, come la consegna del cibo ai detenuti politici rinchiusi nel Carcere di Regina Coeli, per poi assumere incarichi via, via sempre più delicati.

Tra i vari avvenimenti che la segnano, ve n’è uno in particolare sempre vivo nella sua memoria e spesso da lei raccontato: il brutale omicidio di Teresa Gullace. Madre, e in attesa di un altro figlio, Teresa è nei pressi della Caserma di Giulio Cesare a Roma per protestare, assieme ad altre donne, contro la reclusione dei propri figli e mariti quando viene colpita a morte da colpi sparati da due giovani SS in motocicletta. Anche Gianna è lì e assiste, impotente, a quella scena. 

Ma accanto all’Europa e all’antifascismo, c’è un’altra battaglia condotta da Gianna. Entrata nelle fila del Partito Repubblicano, inizia ad occuparsi di diritti delle donne e, in particolare, di diritto di famiglia. Le sue idee sono talmente innovative da non essere comprese e da causarne un allontanamento dal partito stesso. Eppure, qualche tempo dopo, quelle idee vengono riprese proprio da Oronzo Reale, divenuto ministro della Giustizia, e conducono, seppur lentamente, ad una rivisitazione delle norme del Codice Civile concernenti il diritto di famiglia e delle successioni. Gianna non lo hai mai detto esplicitamente ma, forse, si sarà sentita orgogliosa di aver aperto la strada, con discrezione e senza ricevere i giusti riconoscimenti, alla riforma del diritto di famiglia del 1975. 

Tutte queste battaglie – tenute vive fino all’ultimo – sono state raccontate da Gianna nella propria autobiografia, pubblicata nel 2015, Memorie di una militante azionista – Storia della figlia di un onesto cappellaio (2015).  Gianna ha inoltre pubblicato più di recente, nel 2019, anche un romanzo in parte autobiografico, Semafori Rossi. 

da Professione reporter

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