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EPPUR SI MUOVONO… LA REAZIONE DEI COMITATI DI REDAZIONE AL MANIFESTO GEDI (CON UNA POSTILLA DI E.MA)

[e.ma. : Cominciano le prime reazioni al Documento dei valori emanato dal Gruppo Gedi (qui allegato nel testo integrale). Per ora si si son mossi i Comitati di redazione di tutti i quotidiani del Gruppo, a cominciare da “Repubblica”. Ci auguriamo che questo sia un primo passo per far comprendere come la linea avviata dalla Gedi sia davvero suicida, perché la carta stampata ha un sola via per la sopravvivenza: essere autorevole e differenziarsi così con la qualità del prodotto dalla comunicazione via Rete. Ogni forma di omologazione porta in breve tempo alla morte dell’informazione stampata. I proprietari – e purtroppo soprattutto i manager-giornalisti che li consigliano male – pensano invece di rimediare avvilendo la carta stampata a una omogeneità suicida e a puro ricettacolo mascherato della pubblicità.

Ma i lettori non sono così ingenui, e – soprattutto alla lunga – capiranno che non possono pagare le truffe che vengono loro propinate]. 

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IL CALDO ABBRACCIO DELLA PUBBLICITÀ TRUFFALDINA. COME “LA REPUBBLICA 3.0” DIVENTA “LA REPUBBLICA  MARCHETTARA”

[nella foto: i soldati di coccio in redazione]

di enzo marzo

Detto Fatto. Da due giorni gira il Documento sui Valori di tutto il Gruppo Gedi, che è stato presentato ai Direttori e ai giornalisti della più grande concentrazione dell’informazione stampata in Italia.

Il testo fa sorridere perché ha lo stile di quei documenti aziendali all’americana che vengono esibiti nei meeting in hotel vacanzieri per “motivare” i dipendenti che poi devono spargersi in tutto il Paese a vendere pentole o cosmetici.

Ma dopo aver sorriso, viene voglia di piangere: in queste pagine la figura del giornalista scompare, riducendosi a quella di soldatino inquadrato in una falange “cinese” agli ordini esclusivi della politica e degli interessi del Padrone. A realizzare l’una e gli altri ci pensano i Direttori-Kapò. (Come commenta “Professione Reporter”: «i giornalisti devono accettare maggiore flessibilità. Una indicazione per il nuovo contratto di lavoro». D’altronde il Documento è chiaro e proclama la «fine della solitaria indipendenza proclamata dai giornalisti, con il loro Ordine e la loro deontologia. P.R.». E basta con l’etica!, altrimenti come si truffa in santa pace? Ai brontoloni è garantita una «maggiore flessibilità». Che sfacciatamente viene minacciata oltre che per il Gruppo Gedi, addirittura per tutti i giornalisti italiani con il futuro Contratto di lavoro. Anticipando arrogantemente persino la Federazione Italiana Editori giornali.

E non finisce qui, anzi, «il primo messaggio: fra gli strumenti del rilancio c’è l’interazione dell’attività giornalistica e di quella del marketing». Il giornale si tramuta così da involucro per inserzioni pubblicitarie a strumento per truffare il lettore nascondendo il messaggio propagandistico nella parte redazionale. E tutto ciò viene dichiarato sfacciatamente, predicando la violazione di tutti i codici deontologici dei giornalisti e persino degli agenti pubblicitari. Ovviamente i Comitati di redazione, i giornalisti (sotto un così pesante ricatto), l’Ordine, la Federazione della Stampa, i maggiori editorialisti e il Fondatore del quotidiano tacciono complici.

Due Giorni Dopo. Su “Repubblica Marchettara 3.0” di domenica 13 dicembre, dopo la cronaca dei funerali di Paolo Rossi e prima del Settore economia, un’intera pagina è dedicata a uno scoop davvero clamoroso che brucia sul tempo tutti gli altri giornali italiani ed esteri: tra due mesi la famiglia Missoni celebrerà il centenario della nascita di papà Ottavio. Ovviamente la notizia è annunciata anche in prima pagina. (Da notare che “Repubblica Marchettara 3.0” si è dimenticata nell’ottobre scorso di commemorare il centenario della nascita di uno dei più grandi economisti del ‘900, Paolo Sylos Labini, peraltro tra i collaboratori più illustri di “Repubblica 1.0”). Purtroppo Sylos Labini non faceva piumini che ti abbracciano caldi. Infatti, nella stessa pagina una colonna, vera e propria “marchetta” propagandistica con tanto di firma di una giornalista, si affianca alla grande foto della signora Missoni. Non mancano le immagini dei piumini del catalogo Missoni. Si lamenta la mancanza dei prezzi.  

Scusate, devo finirla qui, perché devo tornare dal mio giornalaio per farmi restituire l’euro e mezzo che “Repubblica marchettara 3.0” oggi mi ha truffato.

La “Società Pannunzio per la libertà di informazione” e la corrente sindacale “Senza bavaglio” hanno deciso di denunciare il Direttore di “Repubblica Marchettara 3.0”, Maurizio Molinari, agli organi disciplinari dell’Ordine dei giornalisti, per grave violazione del Codice deontologico, nonché di accertare tutti i presupposti per una denuncia penale per truffa in commercio.

Società Pannunzio e Senza bavaglio

Da “Repubblica Marchettara 3.0”, 13 dicembre 2020, p.29

IL PIUMINO

Il caldo abbraccio
che protegge come una coperta di Linus

di Laura Asnaghi

Siete pronti alla sfida al grande freddo? Allora infilatevi un bel piumino e godetevi l’inverno avvolti in una “buccia” calda che vi fa sentire al riparo. Il piumino, infatti, oltre a essere un alleato contro il gelo, funziona anche come coperta di Linus:

coccola, abbraccia e protegge. Dagli anni 90 veleggia sicuro nel mondo della moda. Ha un posto di primo piano nel guardaroba anche se a ogni stagione cambia

 

proporzioni, colori, tessuti e imbottiture. Non solo piume ma anche nuovi materiali super tecnologici o naturali e sostenibili. Il piumino è capace di conquistare un pubblico trasversale con una gamma estetica molto ampia. Il modello più familiare è il giaccone imbottito ma, tutto sommato, molto slim, attrezzato con tasche e comodo da indossare.

Ma per chi vuole essere fashionista è d’obbligo il modello oversize, voluminoso quanto basta per non passare inosservati.

 

Tra i due estremi si piazza il cappotto con l’“anima” di piumino, che aderisce come una seconda pelle. Sul fronte dei colori tutto è concesso, da quelli brillanti ai più classici nero-blu-beige: gli evergreen che non stancano mai.

 

 

DOPO 23.208 MORTI DA COVID IN LOMBARDIA. I CONSIGLI DEL PRESIDENTE REGIONALE E DI UN GIORNALE CIALTRONE

 

«HA RAGIONE IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA – IMPORTANTE È DISOBBEDIRE»

Così “Libero” di oggi 9 dicembre. Titolo a tutta pagina in “prima”. Articolo firmato “Filippo Facci”. Così il giornale più negazionista e salviniano d’Italia continua la sua campagna scellerata, circondato da montagne di morti. Che Attilio Fontana sostenga questa tesi è quasi ovvio. Disobbedire alle leggi per lui è cosa abitudinaria. (Vedi le vicende giudiziarie di Attilio Fontana riportate qui sotto da Wikipedia), per lui è normale tenersi milioni in Svizzera, dando così un bell’esempio sia ai Lombardi sia agli evasori di tutto il nostro Bel Paese. Ugualmente, per questa ineffabile caricatura di politico è normale che la Regione che presiede dia appalti a sua moglie e a suo cognato. Ovviamente la colpa è dei Lombardi che lo hanno votato e dei partiti che lo sostengono ancora nonostante la sua palese indegnità. Non è bastata loro la lezione di aver eletto precedentemente persino uno come Formigoni. Ma ora si esagera. Il caro Attilio non può continuare a fare danni in un momento di acuta crisi come l’attuale.

Fontana, da tempo, avrebbe dovuto dimettersi  in silenzio e cospargersi il capo di cenere per le sue responsabilità nella gestione del COVID che, con la collaborazione dell’Assessore alla Sanità, Gallera, è stata la più catastrofica del paese. E invece ancora ha coraggio di parlare e incitare i cittadini a “disobbedire” a norme di prudenza. Con la complicità di un giornalista, Filippo Facci, che non dovrebbe più radersi la mattina per non correre il rischio di vedere allo specchio il viso di un cialtrone che in piena prima pandemia (12 aprile 2020, ripeto 12 aprile, il giorno in cui scriveva c’erano stati 273 morti solo in Lombardia), raggiunse il massimo del cinismo incosciente e mascalzone scrivendo sempre sul suo giornale spazzatura «Adesso basta, spezzo le catene, domani me ne vado al mare. Uscirò liberamente e sfacciatamente per le strade del mio Paese, e lo farò in spregio a un governo indegno e cialtrone che si illude di poter giocare a tempo indeterminato con le mie libertà individuali». Uno che scrive su “Libero” ne ha ben altre di catene.

P.S.: In margine, noto che davvero la politica è finita nella regione Lombardia. Ma è mai possibile che cialtronate del genere, così rovinose e demagogiche, non spingano a Milano dieci persone (o anche una) ad andare davanti a “Libero” o davanti al Pirellone per protestare civilmente con dei cartelli contro titoli di giornale o prediche presidenziali così pericolose? La reazione potrebbe essere organizzata dal Pd o dal M5s. Ma è utopico aspettarselo: sono solo due scheletri che giacciono inerti sulle poltrone del potere.

NOTA GIUDIZIARIA

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“I DIRITTI DEI LETTORI”, UN NUOVO LIBRO DI ENZO MARZO, SCARICABILE QUI GRATUITAMENTE

La libertà di informazione è, bene o male, garantita da costituzioni e da leggi. I media, che avvolgono il globo con le loro reti, si dichiarano liberi, ma sono ovunque in catene. Questo libro di Enzo Marzo, I diritti dei lettori. Una proposta liberale per l’informazione in catene, con interventi di Luigi Ferrajoli e Stefano Rodotà (Biblion edizioni), non vuole essere solo un contributo al dibattito sul degrado avvilente della nostra stampa e televisione, ma soprattutto una proposta politica che deve coinvolgere quanti sono convinti che una delle basi fondamentali di un regime democratico è una comunicazione libera. Il tentativo è di far riconoscere che la comunicazione non ha due protagonisti, editori e giornalisti, bensì tre. Esiste anche il lettore, che oggi non possiede alcun diritto, ma è solo oggetto (pagante) di propaganda, di vere e proprie truffe e vittima di una assoluta opacità del prodotto che acquista.

Essendo una battaglia, vogliamo fare con l’esempio un piccolo passo verso la de-mercificazione dei prodotti culturali che, se fossero riconosciuti quel che sono, ovvero un bene pubblico, dovrebbero avere una circolazione gratuita. Per questo offriamo a chiunque di scaricare il testo integrale del libro. Vi chiediamo in cambio soltanto di contribuire alla diffusione del libro inoltrando a tutti i vostri conoscenti il link da cui lo si può scaricare  e di partecipare al dibattito sulle nostre idee con commenti, critiche e proposte, cui cercheremo di dare la massima diffusione.

Grazie

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BIBLION EDIZIONI

I DIRITTI DEI LETTORI: PER UN’INFORMAZIONE “LIBERATA”

Biblion Edizioni annuncia l’uscita di una nuova pubblicazione: I diritti dei lettori. Una proposta liberale per l’informazione in catene di Enzo Marzo, direttore di “Critica Liberale” e portavoce della “Società Pannunzio per la libertà d’informazione”.

I diritti dei lettori, primo volume della collana “Biblioteca di Critica Liberale”, si concentra sulla necessità di proteggere il lettore, consumatore, oggi, di un’informazione non libera, mediante una politica autenticamente liberale volta a garantire una comunicazione di qualità. L’importanza di uno Statuto, ideato da Enzo Marzo e sostenuto dagli interventi di Luigi Ferrajoli e Stefano Rodotà, si concretizza non solo nel far rispettare finalmente le norme vigenti, ma nel fondare un vero “diritto dei lettori” a un’informazione non inquinata e trasparente. Sono infatti proprio i lettori i protagonisti di un processo conoscitivo essenziale affinché una democrazia sia davvero tale.

«La libertà di informazione è, bene o male, garantita da costituzioni e da leggi. I media che avvolgono il globo con le loro reti si dichiarano liberi, ma sono ovunque in catene. I vincoli, beninteso, sono sempre più virtuali, invisibili, legano le menti e le indirizzano. Quando ci decideremo a fondare giornali strutturalmente liberi? Quando i lettori saranno riconosciuti soggetti di diritti da tutelare?»

 Enzo Marzo, giornalista del “Corriere della Sera” per 35 anni, ha fondato nel 1969 il periodico “Critica liberale” che ancora dirige. È direttore di “Nonmollare – quindicinale online post azionista” e presidente della Fondazione Critica Liberale. Nel 1998 è stato ideatore del “Manifesto laico”, nonché coautore dell’omonimo libro edito da Laterza. Insieme con Paolo Sylos Labini ed Elio Veltri ha fondato “Opposizione civile”, una delle prime associazioni della società civile che si è adoperata contro il regime berlusconiano. Già docente di Profili deontologici della professione giornalistica presso la Scuola Superiore di Giornalismo (LUISS), è tra i fondatori e portavoce della “Società Pannunzio per la libertà d’informazione”. Ha scritto: La voce del padrone. Saggio di liberalismo applicato alla servitù dei media, Edizioni Dedalo, 2006.

Giulia Orsenigo

giuliaorsenigo1@gmail.com

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LA RACCOLTA DEI TITOLI PIU’ GRULLI DEL REAME

«IL NUOVO PATTO DEL NAZARENO NON È UNA MARCHETTA» – “IL FOGLIO”

“IL FOGLIO” – prima pagina, su art. di Claudio Cerasa

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«ZANGRILLO DÀ LE PAGELLE AI TELE-MEDICI «TANTI SCIENZIATI, POCA SCIENZA» IL VIRUS HA FATTO SPUNTARE TROPPI ESPERTI DELL’ULTIMA ORA – LA STAMPA TERRORIZZA LA GENTE, CHE NON SI RESPONSABILIZZA» – “LIBERO”

PRIMO POSTO: “LIBERO”   pag. 1 – 3 su art. Pietro Senaldi

ESCLUSIVO – I DIARI DEL PRESIDENTE DI OPEN- “RENZI DICE CHE LA BOSCHI È UNA DONNA, QUINDI È XXXXX” [CENSURA DEL SITO] – BIANCHI HA ANNOTATO TUTTO, COMPRESI I COMMENTI SESSISTI DEL PRINCIPALE – E IL FATTO CHE IL ROTTAMATORE CONSIGLIASSE A MEB DI TROVARSI UN FIDANZATO PER ALLONTANARE LE VOCI SU LORO DUE». “LA VERITÀ”

“LA VERITÀ” – 8 colonne , prima pagina, su art. di Giacomo Amadori

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 1. «Trentamila intellettuali contro questo esecutivo» – “LIBERO” – 2. «COSE TURCHE – SOLAMENTE A NAPOLI SI PUÒ CREPARE NEL CESSO IN CORSIA» – “LIBERO” – 3. «“Non svuotare le carceri è folle” Bernardini digiuna» – “IL RIFORMISTA”

PRIMO POSTO:

“LIBERO”   pag. 1 – 5 su art. Gianluca Veneziani

SECONDO POSTO: 

“LIBERO”   pag. 1 su art. Vittorio Feltri

TERZO POSTO: 

“IL RIFORMISTA”  PAG.1 

13-11-2020

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«SOCIETÀ SPACCATA – DA BERGOGLIO A MATTARELLA, ARBITRI DI PARTE. E L’ODIO DILAGA» . “LA VERITA’”

giovedì 12 novembre 2020

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IL BUCO DI “LIBERO”

 [Ci siamo precipitati sulla la prima pagina di “Libero” per segnalare come Feltri-Senaldi avevano dato la notizia della vittoria di Biden, convinti di leggere un bel titolo grullo, ma siamo rimasti delusi, non abbiamo trovato nulla: l’esito finale dello scontro con Trump atteso da tutto il mondo per giorni per “Libero” non è una notizia di prima pagina.]

SECONDO POSTO: 

«CONSOLIAMOCI. GLI ANTI TRUMP DESTINATI ALL’ESTINZIONE»

“LA VERITÀ” – pag.1-15 su art. Marcello Veneziani

domenica 8 novembre 2020

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«IL GOVERNO ODIA IL NORD» – “LIBERO”

PRIMO POSTO:

«IL GOVERNO ODIA IL NORD» – “LIBERO”

“LIBERO”   pag. 1 – 9 col.-13 su art. Pietro Senaldi

SECONDO POSTO: 

«NEGLI STATI UNITI HA VINTO IL PIÙ TONTO»

“LIBERO” – pag.1-11 su art. Giovanni Sallusti

6 novembre 2020
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“LA VERITÀ” – pag. 1-13 su art. Maria Giovanna Maglie

SECONDO POSTO: 

«L’INTERVISTA Luigi Marco Bassani – Quanti pregiudizi su Trump da chi non conosce gli Usa – Lo storico delle dottrine politiche: “Stereotipi ideologici nati dall’invidia per la ricchezza e il successo americano”».

“IL GIORNALE” – pag.18 su art. Eleonora Barbieri

Giovedì 5 novembre 2020

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«ABOLITA LA LIBERTÀ» – “LIBERO”
“LIBERO”, pag. 1 – su art. di Pietro Senaldi     
             SECONDO POSTO:          «ASSALTO SENZA FINE ALLA POLITICA: VERDINI VA IN CELLA»       “Il riformista”, pag 1-5 su art. Paolo Comi Mercoledi 4 novembre 2020

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«OCCIDENTE IMBELLE – SE NOI SIAMO CHARLIE, LO SCONTRO È GIÀ PERSO – PER NON “OFFENDERE LE MINORANZE” L’OCCIDENTE SI NEGA IL PRESEPE, CENSURA LA BELLEZZA DEL CRISTIANESIMO, MUTILA LA PROPRIA LIBERTÀ»

LA VERITÀ”, pag. 1 -13 – su art. Silvana De Mari

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«VIETATO USCIRE SE HAI 70 ANNI – VOGLIONO RINCHIUDERE I VECCHI NELL’ARMADIO – PURE GRILLO SOGNA DI TOGLIERE IL DIRITTO DI VOTO AI NONNI» -“LIBERO”

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REPUBBLICA 3.0 – 3 – BERNARDO VALLI ABBANDONA REPUBBLICA E LA QUESTIONE ISRAELIANA

da Professione reporter
 

Bernardo Valli, 90 anni, inviato in ogni teatro di crisi e di guerra del mondo, è tornato a scrivere sull’Espresso, con la sua rubrica “Dentro e fuori”. Ha lasciato Repubblica a metà settembre in seguito alle richieste di cambiare un suo articolo su Israele e più in generale per la politica del nuovo direttore Molinari sul Medio Oriente. L’intenzione era di lasciare tutto il gruppo, dove aveva prestato la sua opera per quarantatre anni. Ma il direttore dell’Espresso, Marco Damilano, l’ha pregato di proseguire la collaborazione almeno con il settimanale, dove nell’ultima -prestigiosa- pagina Valli si alternava con Roberto Saviano. “La pagina resta a tua disposizione- ha detto Damilano a Valli, che vive a Parigi. Dopo un paio di appuntamenti saltati, Valli ha scritto al direttore e ha annunciato che avrebbe mandato la rubrica per domenica 25 ottobre. “Sono felice e onorato”, ha risposto Damilano. Il pezzo affronta il tema della vecchiaia, Valli parte dal fatto che sempre più spesso sulla linee metrò Montmarte-Opéra-Montparnasse qualcuno si offra di cedergli il posto a sedere: “Di solito non ci faccio caso. Rifiutavo…”.

A Repubblica intanto si discute di due nuovi casi, che riguardano ancora il rapporto l’informazione su Israele.

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Corrado Stajano lascia il Corriere dopo 30 anni: “Il Paese si è rotto”

di V.R. [da professione reporter – 9 settembre 2020]

Corrado Stajano lascia il Corriere della Sera. Con una lettera al presidente della Rcs Urbano Cairo, il giornalista e scrittore rinuncia, chiude un’epoca, considera concluso un rapporto che dura da più di trenta anni.

Inspiegabile, incomprensibile? Non vuole fare polemiche, Stajano. A Professione reporter che gli chiede conferma della notizia, dice solo: “Il paese si è rotto”. Poche sillabe che, al di là dei suoi rapporti con il primo quotidiano italiano, contengono uno sguardo e un giudizio di ben più vasto significato.

Tristezza? Lui la chiama “liberazione”.

Negli ultimi mesi la firma di Stajano non è mai comparsa sul Corriere. Da febbraio, da quando Milano e la Lombardia sono stati sconvolti dalla pandemia, il giornale non gli ha chiesto nulla. Lui che ha scritto “La città degli untori (alla ricerca del cuore e dell’anima di una metropoli)” non è stato neppure interpellato. Neanche una telefonata. E del resto il telefono non ha squillato neppure nei venti giorni da quando a via Solferino è arrivata la sua lettera.

Non è un ragazzo, Stajano. Ha scritto sul Mondo, sul Giorno, su Panorama, sul Messaggero, ha pubblicato libri sul fascismo, sulla democrazia, sul terrorismo (Un eroe borghese, Africo). Al Corriere, assunto nel 1987 da Ugo Stille, ha collaborato con Paolo Mieli, con Ferruccio De Bortoli, ha scritto centinaia di articoli, di inchieste, di commenti.  La sua non è una firma qualsiasi. Autore per la Rai di documentari televisivi di argomento politico, sociale, culturale (tra gli altri: “In nome del popolo italiano”; “Le radici della libertà”; “Nascita di una formazione partigiana”, tutti con Ermanno Olmi, ma anche “La repubblica di Salò” e “La forza della democrazia”), Staiano è stato senatore della Repubblica, eletto come indipendente nelle liste del Partito Democratico della Sinistra (1994-1996) e ha fatto parte della Commissione Giustizia e della Commissione Antimafia.

Forse è comprensibile e giusto che uno come lui prenda carta e penna e si dimetta. Una delle poche cose che Professione reporter riesce a strappargli è: ”Ho scritto al presidente, perché il direttore del Corriere io non lo conosco, non l’ho mai visto!”.

Possibile? Un segno dei tempi, che il paese si è rotto, come dice lui? Oppure la spiegazione del perché i giornali perdano tante copie. Un mondo strano quello del nostro giornalismo. Se Stajano va via dal Corriere vuol dire che qualcosa non funziona e che bisogna capirlo presto, prima che sia tardi.

TANTO VA LA GATTA AL LARDO…..

“Angelucci ha tentato di corrompere con 250mila euro l’assessore alla Sanità del Lazio. Che ha rifiutato”. Indagato il re delle cliniche e deputato di Forza Italia

Stanotte la Lepre marzolina, tormentata dalla curiosità,  contro le sue abitudini, all’alba si sveglierà per correre all’apertura delle edicole per leggere come “Libero” di Vittorio Feltri e “Il Tempo” di Bechis e di Storace daranno questa notizia che coinvolge il loro editore. Chissà se mi deluderanno….

IL TRIONFO DEL RIDICOLO: COME DRAGHI DIVENTA CHURCHILL E MORRICONE MOZART

Il corona virus ha senz’altro un piccolo merito. Mai come in questi mesi è stato messo a nudo fino a che punto la stampa nazionale è lo specchio del paese. Ne è uscita un’immagine a tratti ripugnante. Gli esempi sono tanti, troppi. Cominciamo dall’ultimo.

Mario Draghi, intervenendo alla kermesse “suoni e luci” della più malfamata associazione cattolica che da decenni sposa Fede & Affari (il più famoso di Cl rimarrà sempre il Celeste corrotto), ha pronunciato un discorso totalmente pieno di niente. C’è voluta grande abilità a copiare tutti i luoghi comuni di un qualunque politicante di oggi con lo spartito già usurato: giovani, scuola, verde, lavoro, web. Ma la grancassa mediatica quasi al completo si è scatenata. Chi in odio verso Conte, chi per abitudinaria piaggeria, chi nella speranza di inciuci storici, chi auspicando –  non si sa perché – un più facile assalto alla diligenza dei quattrini europei, quasi tutti hanno scoperto che a Rimini era stato pronunciato un discorso storico alla Churchill, alla Kennedy o alla Luther King. Più probabilmente Draghi si è voluto nascondere dietro al vuoto per non cadere nelle trappole che gli stanno preparando, e al massimo si è lasciato scappare che non gli dispiacerebbe fare il ministro del Tesoro dell’Europa. Ma questo purtroppo non dipende né dalla platea né dal parterre di Rimini.

Il caso Draghi è quasi un esempio di scuola del conformismo italico in politica. Negli ultimi anni non erano mancate prove di esagerazione ridicola. Finché non si è sgonfiato da solo in un sol giorno, era diventato uno statista persino un mediocrissimo politicante di paese come Salvini. Altri politici o uomini pubblici, soprattutto deceduti, sono stati ricordati come veri eroi della patria. Basti pensare a come è stato rievocato un Cossiga, che al massimo poteva essere additato agli storici come il peggiore Presidente della Repubblica della storia del dopoguerra. Ovviamente assieme a Segni e a Napolitano. O come improvvisamente è diventato un insuperabile imprenditore un re delle mazzette come Romiti.

Numerosi altri casi hanno rivelato la totale perdita di misura e di spirito critico in tutto i campi.

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PERCHÉ GLI STATI UNITI SONO PERICOLOSI PER IL COVID, MA SONO PRIVILEGIATI? DOMANDA SENZA RISPOSTA

di gian giacomo migone
 
“Caro Direttore,
in data 10 luglio, a pagina 14 del quotidiano da Lei diretto, trovo un singolare paradosso. Da una parte una colonna puntualmente specifica come “Gli Stati Uniti hanno ieri registrato l’aumento più alto di casi in un giorno, oltre 60mila, con 3 milioni di contagiati e 132mila morti: da soli hanno circa un quarto delle infezioni nel mondo”. Dall’altra, un esauriente articolo elenca i paesi da cui il nostro governo non ammette i provenienti, aggiunge i paesi da cui i provenienti saranno sottoposti a 14 giorni di quarantena (tra cui Giappone, Canada e Cina, con riserva di reciprocità). Degli Stati Uniti, con tasso di contaminazione ben superiore a questi ultimi, non si fa cenno alcuno – salvo l’esclusione, nell’apposita mappa dai paesi soggetti a restrizioni – malgrado una direttiva non vincolante dell’Unione Europea li abbia “blacklisted”.
Omissione d’informazione e/o di segnalazione di un nostro serio problema di politica estera e/o sanitaria? A onor del vero largamente condiviso dagli altri media italiani?
Cordialmente,
Gian Giacomo Migone.
QUESTA LETTERA A “REPUBBLICA 3.0” NON E’  STATA PUBBLICATA

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