di gianmarco pondrano altavilla
Il nostro premier Conte non lo sa, ma presto avrà una visione mistica. No, non gli parlerà S. Pio da Pietralcina, cui pure il primo ministro è devoto (come ha tenuto a spiegare a mezza Italia), ma un santo di recente più defilato, meno lumini e statuine, che pure – però -, il suo perché ce l’ha. Si tratta di S. Eligio. S. Eligio è aduso a queste missioni nei palazzi, a parlare col “potere” e da alcuni segni inconfutabili sembra proprio che il capo del governo italiano sarà il prossimo destinatario della sua pastorale angelica.
Legittimo potrà sorgere il dubbio nel lettore su chi ci dia tanta certezza, tanta sicumera, da spergiurare la prossima epifania palazzochigiana.
Per rispondere al suo legittimo quesito dovrà permetterci di fare un piccolo salto nel passato. Anni ’50, Firenze. A Palazzo Vecchio, il sindaco La Pira si è assopito, stremato dal lavoro. Sono giorni intensi: la fonderia Pignone, la “fabbrica di Firenze” non regge il mercato e deve chiudere. Il sindaco è dalla parte degli operai e tanto fa e tanto briga che alla fine i contribuenti, mercé l’AGIP salveranno l’azienda. Sì certo, ci sono sempre quei liberisti da salotto che sbraitano, quell’Einaudi, quel Rossi (diavolaccio) che scocciano. Ma alla fine tutto si aggiusta.