Quando a Conte apparve S. Eligio

di gianmarco pondrano altavilla

Il nostro premier Conte non lo sa, ma presto avrà una visione mistica. No, non gli parlerà S. Pio da Pietralcina, cui pure il primo ministro è devoto (come ha tenuto a spiegare a mezza Italia), ma un santo di recente più defilato, meno lumini e statuine, che pure – però -, il suo perché ce l’ha. Si tratta di S. Eligio. S. Eligio è aduso a queste missioni nei palazzi, a parlare col “potere” e da alcuni segni inconfutabili sembra proprio che il capo del governo italiano sarà il prossimo destinatario della sua pastorale angelica.

Legittimo potrà sorgere il dubbio nel lettore su chi ci dia tanta certezza, tanta sicumera, da spergiurare la prossima epifania palazzochigiana.

Per rispondere al suo legittimo quesito dovrà permetterci di fare un piccolo salto nel passato. Anni ’50, Firenze. A Palazzo Vecchio, il sindaco La Pira si è assopito, stremato dal lavoro. Sono giorni intensi: la fonderia Pignone, la “fabbrica di Firenze” non regge il mercato e deve chiudere. Il sindaco è dalla parte degli operai e tanto fa e tanto briga che alla fine i contribuenti, mercé l’AGIP salveranno l’azienda. Sì certo, ci sono sempre quei liberisti da salotto che sbraitano, quell’Einaudi, quel Rossi (diavolaccio) che scocciano. Ma alla fine tutto si aggiusta.

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LO SPIRITO DEL TEMPO: LA SCURRILITÀ

Un confronto, tra Biden e Trump, imbarazzante e umiliante per l’intelligenza degli elettori. Uno scontro tra un bullo cacciaballe con le sembianze di un bull dog e un uomo anziano e dimesso, manifestamente privo della statura politica per la carica istituzionale alla quale aspira.

Resta il desolante senso di vuoto dopo una corrida permanente di voci sovrapposte con un mediatore che faticava a gestire i passaggi. Un parapiglia dove non si parla mai di un preciso oggetto, le politiche per il Paese e il mondo, buttandola in caciara, in insulto, in invettiva a prescindere. Per Trump il suo avversario è solo un vecchio stupido rincoglionito; per Biden, Trump è un bugiardo impostore. Nulla di meno, niente di più. Un confronto pubblico, istituzionale trasformato in lite scomposta da trivio, logica da mucchio selvaggio o da grande fratello, per non comunicare nulla,  guerriglia di movimentazione verbale o linguale nucleo della comunicazione del cosiddetto “dibattito”. Deprimente.. è deprimente. Hegel redivivo farebbe fatica a trovare nelle scurrili invettive dell’orrido Trump lo spirito del mondo. Il guaio per noi è che lo spirito del tempo è questo

Cucchiarelli: “Ecco la verità su Ustica. Il DC9 abbattuto dalla sfiammata di un caccia”

Speciale per Africa Express, Senza Bavaglio e Critica Liberale
Monica Mistretta
Milano, 29 settembre 2020

A quarant’anni dalle stragi di Ustica e Bologna, la verità può attendere. La versione ufficiale degli eventi che riguardano la maledetta sera del 1980 in cui cadde il Dc9 Itavia con 81 persone a bordo, slitta senza fretta, decennio dopo decennio, facendosi strada tra le ipotesi più disparate, spesso glissando perfino sulle indagini della magistratura, sulle requisitorie, su documenti Nato, sulle testimonianze di chi ha avuto il coraggio di parlare. Anche la strage di Bologna non trova un punto fermo. Inutile seguire tutto, non serve: non ci crede più nessuno. E forse è quello che si voleva ottenere fin dall’inizio.

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UNA DEMOCRAZIA DA INVENTARE. DOPO IL REFERENDUM

 

Qualche giorno fa, dopo il referendum sul taglio dei parlamentari,  invitato da David Sassoli, è intervenuto, in un confronto al Parlamento europeo su “Europa, il fondatore e garante  del Movimento a 5 stelle Beppe Grillo.

Queste alcune  sue esternazioni  che hanno scatenato molti commenti: quanto al referendum, «quando lo usiamo, usiamo il massimo dell’espressione democratica. Per me che ho contribuito alla democrazia diretta, quindi non credo assolutamente più in una forma di rappresentanza parlamentare ma nella democrazia diretta, fatta dai cittadini attraverso i referendum, andare a votare sì o no alla diminuzione dei parlamentari è come se chiedi a un pacifista ‘sei a favore o no della guerra?’». E ancora: «Alle elezioni ormai ci va meno del 50 per cento, è una democrazia zoppicante. Si cominciano a prospettare scenari come l’estrazione a sorte, perché no? Perché non posso selezionare una persona con certe caratteristiche?».

Espressioni un po’ rozze , per molti commentatori inquietanti se non eversive, all’indomani del referendum che ha tagliato in misura lineare il numero dei parlamentari, obiettivamente e matematicamente riducendo del 36.5% la possibile  rappresentanza dei cittadini nel luogo in cui si emanano le leggi uguali per tutti.

Grillo non crede nella democrazia parlamentare e  indica l’alternativa radicale sostitutiva di  una «democrazia diretta fatta dai cittadini attraverso i referendum» e, confusamente, estrazione a sorte dei parlamentari.

Così detto è stravolgimento assoluto di qualunque logica e principio, tanto di democrazia rappresentativa che di democrazia diretta e certo la lotteria in atto da anni di selezione casuale dei candidati  tramite la c.d. piattaforma Rousseau, prudentemente non menzionata dall’ex comico genovese,  a prescindere da ogni altra critica circa opacità e conflitti di interesse della struttura privata della società privata di Casaleggio figlio, singolare caso di monarchia ereditaria, che gestisce Rousseau, aumenta ed esaspera  confusione e rozzezza della cattiva esternazione.

Non si è capito chi per Grillo possa emanare le leggi e con quali procedure, ma ancor prima che cosa si intenda per democrazia, senza aggettivi.

Le domande, che Grillo non si pone, limitandosi solo a preparare il funerale del parlamento rappresentativo, quale conseguenza del referendum  sulla legge voluta dal suo partito e dalla Lega, sono queste:

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I MOLTI RISCHI

C’è il rischio molto concreto di “votare”(ellitticamente) con un parlamento tagliato, rosatellum adattato,liste bloccate e candidature multiple .  La pubblicazione della legge di revisione confermata dal referendum  e la delega per i collegi uninominali che  adatta il rosatellum, la legge Rosato, a che punto siamo?

In base agli artt. da 21 a 25 della legge 352 del 1970 che regola i referendum, tra alcuni giorni verrà pubblicato in Gazzetta il risultato ufficiale del referendum con annessa  pubblicazione della legge costituzionale di revisione (il taglio).
La legge entrerà’ in vigore il decimo quinto giorno dalla pubblicazione, ai sensi dell’art.12 delle preleggi ( vacatio legis).
Se, ad esempio, fosse pubblicata il 1 ottobre  entrerebbe in vigore il 16 ottobre. E’ immediatamente  applicabile,  ai sensi della legge 51/2019 (relatore Calderoli, lo stesso che presentò in Senato la legge di revisione come da programma elettorale della Lega) che in sostanza adatta il rosatellum al nuovo numero dei parlamentari attraverso una delega legislativa che ridetermina i collegi uninominali (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/06/11/19G00060/sg). A proposito, legge che singolarmente, precedendo il referendum, dava per scontata la vittoria del sì e comunque la presupponeva.
La delega deve essere esercitata entro due mesi dall’entrata in vigore del taglio,  secondo l’ipotesi prima segnalata, entro il 15 dicembre.
A quel punto, non solo in astratto, se non vi fossero ulteriori modifiche della legge elettorale, si andrebbe a votare col combinato disposto di parlamento tagliato e rosatellum adattato. Tutto il resto son chiacchiere sparse e comunque ipotesi le più’ disparate su cui non vi è nessuna chiarezza e nessun accordo né dentro né fuori della maggioranza di governo.
Dopo aver sentito Grillo che nuovamente preconizza il funerale della democrazia, ho fatto anche un sogno o avuto una allucinazione per superare la depressione, sul rapporto tra legge elettorale e rappresentatività del parlamento democratico.   Fermo restando   il bicameralismo paritario che è una risorsa da utilizzare per ponderar meglio o correggere testi di legge, occorre recuperare il suo significato emerso durante i lavori dell’assemblea costituente, differenziando la durata delle due Camere e radicando i senatori sui territori regionali,E anche differenziando per materie l’iniziativa legislativa tra le due Camere .  In tal modo si espanderebbe l’ambito della rappresentanza, si affinerebbe e migliorerebbe la produzione legislativa. Nel contempo, attraverso un metodo di reciproco controllo, si allontanerebbe il rischio di intromissioni esterne o lobbystiche di interessi opachi estranei all’interesse generale.    Quanto alla legge elettorale, con un occhio rivolto ai collegi uninominali su base regionale del sistema elettorale in vigore dal 1948 al 1993, per allentare la presa partitocratica e migliorare i processi di selezione democratica e avvicinare eletti ad elettori si restituirebbe a questi ultimi il potere /dovere di sceglierli, sarebbe utile un sistema fondato su collegi uninominali in numero pari ai parlamentari da eleggere.   Un elettorato passivo accessibile da chiunque, a condizione che risieda nel territorio del collegio da almeno 5 anni o più  e che la candidatura  venga presentata da un congruo numero di cittadini elettori residenti da tempo nel territorio del collegio, penso a 2/3mila presentatori o numero superiore.   Ciascun presentatore non dovrebbe sottoscrivere per più’ di 1 candidato.  In tal modo la sera stessa del voto gli elettori di ciascun collegio  potranno vedere in carne ed ossa i propri parlamentari di riferimento.  E la famigerata tecnica delle designazioni di capi partito o di improbabili piattaforme sarebbe soppiantata dai cittadini in prima persona messi in condizione di interagire e scegliere, recuperando fiducia e spirito o volontà’ di partecipazione.   Aiuterebbero anche percorsi di democratizzazione, radicamento sul territorio e trasparenza e democrazia dei partiti. Non escludendo affatto anche strumenti di democrazia diretta.

Ma non accadrà e voteremo col rosatellum ridipinto da Calderoli e company.

 

USCITO IL N.70 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI o anche sul fatto.it

per scaricare il pdf clicca qui o anche qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/27/150-anni-dalla-breccia-di-porta-pia-ma-la-chiesa-continua-ancora-a-ingerire/5941680/

Sommario
editoriale – la vita buona
5. valerio pocar, centocinquant’anni da porta pia
cronache da palazzo
7. riccardo mastrorillo, un voto di conservazione
la biscondola
8. paolo bagnoli, verso uno stato palestinese?
nota quacchera
10. gianmarco pondrano altavilla, il dolore non sia pretesto alla censura
res publica
11. angelo perrone, la violenza urbana senza parole
lo spaccio delle idee
13. ernesto rossi, il nostro 20 settembre
21. paolo fai, contro la democrazia diretta
23. comitato di direzione
23. hanno collaborato
8-9-10-12-22. bêtise
22. bêtise d’oro

la scomparsa di rossana rossanda: un ricordo laico

di enzo marzo

Più di venti anni fa, nel dicembre 1998. Nel teatro romano Brancaccio, in un raduno di laici tanto folto che così non l’ho mai più visto, si incontrarono coloro che avevano promosso e sottoscritto il “Manifesto laico” di “Critica liberale”. Fuori, intanto, si svolgeva un corteo di studenti venuti da tutt’Italia per protestare contro Luigi Berlinguer, il ministro della Pubblica istruzione più clericale che abbia conosciuto la nostra Repubblica. Alla presidenza sedevano anche Paolo Sylos Labini e Rossana Rossanda. Idealmente era presente pure Indro Montanelli. Non fu difficile riuscire far convivere dei liberali, una comunista e un conservatore. Non era mai avvenuto dai tempi del divorzio. Ma ciò significò che allora  resisteva ancora uno straccio di ideali e di valori. Erano tutti personaggi che credevano fermamente nelle loro idee. Anche molto contrastanti tra di loro. Ma più forte d’ogni altro principio rimaneva quello della laicità dello Stato. Oggi proprio il venti settembre, con la scomparsa  di Rossana Rossanda, si allarga un vuoto incolmabile.

LA CREMA IMPAZZITA

Una premessa (la più breve possibile e strettamente personale): pur non partecipando ad alcun Comitato, per me era scontato votare NO semplicemente perché contrario al populismo demagogico e qualunquista della parte (maggioritaria?) del paese. Invece domani mi asterrò, annullando la scheda, perché non mi va di ingurgitare a forza una crema impazzita.

La riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari si regge su una questione di poco significato perché il numero dei parlamentari non dovrebbe essere deciso a caso in base al ventre, bensì al sistema elettorale e al coordinamento con altre norme costituzionali. Per “fare scena” si è preferito partire dal tetto e non dalle fondamenta. Continua la lettura di LA CREMA IMPAZZITA

IN DIFESA DEL PARLAMENTO

di pietro polito,  Direttore Centro studi Piero Gobetti

Il Referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari del 20 e 21 settembre 2020 è (sarà) un passaggio importante per il futuro della democrazia rappresentativa in Italia. Per questa ragione occorre che si attivi un dibattito pubblico sul ruolo e le funzioni del Parlamento per “contrastare l’inquinamento dell’opinione pubblica, qualunque sia la risposta delle urne”[1]. Dall’una e dall’altra parte gioverebbe evitare sia la demonizzazione sia la ridicolizzazione dell’avversario. Se da un lato non spira aria di fascismo, dall’altro non tira “un’arietta da crociata, tra i santi soldati che innalzano gli stendardi dei No”[2]. Che senso ha, sia pure per ragioni polemiche, ridurre i fautori del No al livello di “tifosi” e o “vestali”?[3]. O addirittura, l’accusa, ingenerosa e irricevibile, viene rivolta a “certi intellettuali di finta sinistra” (Roberto Saviano e altri), a “complici della destra prefascista”  o “cretini”?[4]. Continua la lettura di IN DIFESA DEL PARLAMENTO

I CANDIDATI INDECENTI (QUELLI INDICATI DALL’ANTIMAFIA), MA CE NE SONO MOLTI DI PIÙ

[nella foto: Carlo  Iannace, candidato nella lista De Luca , già sospeso il 31 marzo 2016 in base alla legge Severino per via della condanna in primo grado a 6 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per 5 anni].

Regionali, gli ‘impresentabili’ per l’Antimafia: “Nove in Campania, 3 in Puglia e uno in Valle d’Aosta”. Liste ‘pulite’ in quattro Regioni

È questo il giudizio dopo lo screening, in base alla Severino e codice di autoregolamentazione, delle liste elettorali nelle 7 regioni al voto: 5 “bocciati” a supporto di De Luca, quattro tra i candidati di Forza Italia e Lega. In Puglia due corrono per Emiliano. Il governatore: “Devono fermarsi subito”. Albani risponde: “Mi ritiro”. Diminuiscono quindi a 13 i volti “bocciati” rispetto ai 17 della scorsa tornata elettorale nelle regioni Continua la lettura di I CANDIDATI INDECENTI (QUELLI INDICATI DALL’ANTIMAFIA), MA CE NE SONO MOLTI DI PIÙ

PERCHÉ GUALTIERI NON CHIEDE AL VATICANO DI VERSARE I MILIARDI CHE DEVE ALLO STATO ITALIANO? – UNA MANIFESTAZIONE DI CARLO TROILO

Gualtieri sollecitato a chiedere al Vaticano i 4/5 miliardi di ICI arretrata.

Carlo Troilo –  giornalista, già capo ufficio stampa dell’IRI e di due ministri economici e direttore delle Relazioni Esterne della RAI, da 15 anni impegnato  con l’Associazione Luca Coscioni, di cui è consigliere generale – manifesterà, venerdì 18 settembre, dalle 11 alle 13, di fronte al Ministero dell’Economia in via Venti Settembre –  per chiedere che il ministro Gualtieri dia   seguito alla sentenza della Corte Europea di Giustizia, che ha ingiunto al governo italiano di richiedere al Vaticano i 4/5 miliardi di ICI arretrato.  Non ottemperando a quanto stabilito nella sentenza, l’Italia rischia  fra l’altro una procedura di infrazione.

Già lo scorso anno Troilo si era fatto promotore di un appello per la laicità dello Stato e la riduzione dei privilegi economici della Chiesa Cattolica, subito fatta propria dalle maggiori organizzazioni laiche italiane, firmata da centinaia di esponenti del mondo della cultura e recepita in due mozioni della Camera e del Senato (primi firmatari, rispettivamente, Riccardo Magi e Riccardo Nencini).

Anche questo – dice Troilo – è un modo per celebrare i 150 anni di Roma Capitale e della caduta ( molto teorica) del potere temporale della Chiesa: una ricorrenza di eccezionale importanza, che si è cercato di “oscurare” fissando proprio per domenica 20 settembre le elezioni  regionali e il referendum sul “taglio” dei Parlamentari, che avrebbero potuti  tenersi in una delle altre tre domeniche del mese.

Come “ultim’ora” Troilo aggiunge: ho sentito che un  miliardo del recovery fund verrebbe  impiegato  dallo Stato per spese antisimiche per edifici di culto.  Se fosse vero – tenendo conto delle immani risorse finanziarie del Vaticano e della drammatica situazione di tanti cittadini italiani – sarebbe una vergogna nazionale.