Il triplo “fiasco” di Granada

di pier virgilio dastoli

Nelle intenzioni dei molti personaggi che avevano programmato il loro viaggio a Granada per partecipare o animare i numerosi incontri europei il “momento” dell’Andalusia avrebbe dovuto essere ricordato nelle cronache – se non nella Storia – delle vicende europee come altri vertici che hanno segnato in passato dei passaggi epocali nel processo di integrazione europea.

Così non è stato perché il “momento” dell’Andalusia nel Palazzo dei Congressi piuttosto che nella grandiosità araba della Alhambra è stato caratterizzato da un triplo “fiasco” che le conferenze stampa finali dei leader non hanno potuto nascondere.

E’ stata innanzitutto un “fiasco” la terza riunione della Comunità Politica Europea, immaginata inizialmente da Emmanuel Macron come succedaneo dell’Unione allargata, che non ha prodotto nessun risultato consistente ad eccezione della tradizionale foto – che difficilmente si potrebbe chiamare di “famiglia” – in cui oltre alla scarsa presenza femminile spicca come sappiamo l’assenza del leader turco Erdogan inutilmente corteggiato dagli europei che egli ha schiaffeggiato prima di annunciare una malattia diplomatica dichiarando “non mi aspetto più nulla dall’Unione europea” e del leader azero Aliyev che molti attendevano per affrontare con lui la crisi del Nagorno-Karabakh.

Difficile capire dall’esito della terza riunione della CPE quale potrà essere in futuro l’utilità di questi vertici con l’equivoco quasi esistenziale fra i paesi che non intendono prendere in considerazione prospettive diverse dall’adesione all’Unione europea (i Balcani occidentali con l’eccezione probabilmente della Serbia pro-putiniana, Ucraina, Moldova e Georgia) puntando esclusivamente sui negoziati bilaterali con Bruxelles, paesi che non intendono per ora abbandonare la “splendida” solitudine della loro apparente sovranità assoluta come il Regno Unito e i paesi dell’Unione europea fra i  quali il tema dell’allargamento fino a trentasei membri provoca una terribile cacofonia a cui ha contribuito recentemente il rapporto franco-tedesco o meglio germano-francese con l’ipotesi immaginifica di quattro cerchi concentrici.

Proprio il tema dell’allargamento è stato il frutto del secondo “fiasco” perché dall’Andalusia, pronubo l’ineffabile Charles Michel, doveva essere lanciato informalmente il messaggio storico “si parte!” nel senso che i ventisette avrebbero dovuto sottoscrivere l’impegno a prendere (per quei paesi per ora solo candidati come l’Ucraina e la Moldova) o riprendere (per quei paesi i cui negoziati di adesione erano già iniziati) in mano i dossier dell’esame delle riforme interne e delle politiche di aiuto all’ingresso nell’Unione europea.

Vi è stato un nulla di fatto e non è detto che si esca dall’impasse al Consiglio europeo formale di dicembre quando i Capi di Stato e di governo avranno sul tavolo i rapporti della Commissione europea paese per paese sapendo che Ursula von der Leyen e la sua équipe ormai al capolinea non avranno la saggezza e l’immaginazione di una precedente Commissione europea che aveva proposto il metodo della “regata” e non del “big bang” al tempo del grande allargamento all’Europa centrale.

Peccato che Emmanuel Macron non sia arrivato al Palazzo dei Congressi di Granada con il rapporto su un “nuovo metodo per l’allargamento” che Jean-Louis Bourlanges ha presentato alla Assemblea nazionale francese e che dovrebbe essere preso a nostro avviso in seria considerazione dal Parlamento europeo e dai parlamenti nazionali, esclusi l’uno e gli altri in base al Trattato dai negoziati di adesione.

L’ultimo “fiasco”, che ha fatto tornare a Roma – come si dice – Giorgia Meloni con le pive nel sacco poiché si è  dovuta accontentare di una intesa con l’irrilevante primo ministro britannico Rishi Sunak, è quello delle politiche migratorie in cui gli ipotetici accordi raggiunti fra gli ambasciatori sono stati bloccati non solo dai sovranisti di Visegrad ma anche da Olaf Scholz con cui la Presidente del Consiglio italiano aveva sbandierato mentendo un accordo storico ed anche da Emmanuel Macron che non è andato al là dei sorrisi diplomatici di circostanza delle passeggiate romane.

Di politiche migratorie e di una nuova narrazione discuteremo nel brain storming al Consiglio nazionale delle Ricerche il 16 ottobre quando rilanceremo la proposta di una conferenza internazionale che intendiamo proporre durante il semestre belga del Consiglio dell’Unione europea prima della fine di questa legislatura.

Strasburgo, 8 ottobre 2023

 

 

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