di alessandro giacomini
C’è chi, la notte del 31 ottobre, accende una candela dentro una zucca per ridere della paura e c’è chi, la stessa notte, accende una candela davanti a un altare per avere paura di ridere.
Indovinate chi si diverte di più?
Ogni anno, come una messa recitata a memoria, la demonizzazione di Halloween ritorna puntuale, vescovi che ammoniscono dai pulpiti, parroci che vietano travestimenti “non in linea con la tradizione cristiana”, esorcisti che intravedono Satana tra le caramelle gommose.
Nel frattempo, milioni di bambini si divertono, ignari di essere, secondo certi prelati, soldatini inconsapevoli del maligno.
Quella che però la Chiesa sembra non tollerare non è la festa in sé, ma la libertà che rappresenta, Halloween è la notte in cui la gente ride della morte, esorcizza l’ignoto, prende in giro il male con ironia, tutto ciò che il potere religioso, per secoli, ha usato per tenere le persone soggiogate: la paura, l’oscurità, il peccato.
Il paradosso è che chi grida allo scandalo, in nome della purezza, dimentica che la stessa Chiesa ha incorporato nei secoli decine di riti pagani, travestendoli da festività cristiane.
Natale? un antico solstizio d’inverno, Pasqua? deriva dai culti della rinascita primaverile, Ognissanti? una risposta ecclesiastica proprio al “Samhain”.
Ma guai a dirlo, oggi Halloween è: “relativismo dilagante”, “resa alle tenebre”, “pericolo educativo”.
Certo, perché un bambino vestito da vampiro rischia di diventare satanista.… mentre uno vestito da Santa Lucia con gli occhi in mano impara la vera fede.
Ridendo dei mostri, ci si libera dai veri mostri, quelli del dogma, del senso di colpa, del “non si fa perché Dio non vuole, ecco cosa davvero turba i custodi dell’ortodossia.
È una scena tragicomica, in un mondo lacerato da guerre, povertà e soprattutto da genocidi, la Chiesa italiana sceglie, come nemico, una festa con le zucche e il sorriso di un bambino, altro che i capi di stato dalle mani insanguinate.
Halloween non è una messa nera, ma un rito ludico e collettivo, nasce da una radice antica “il Samhain celtico” e attraversa i secoli fino a diventare la celebrazione dell’immaginazione e della leggerezza.
È il tentativo, profondamente umano, di convivere con la morte, di renderla familiare attraverso la finzione, di ridere dell’oscurità invece di subirla.
Ma la Chiesa cattolica, erede di un potere che ha costruito con secoli di consenso sulla paura del peccato, del male e dell’ignoto, non potrà mai accettarlo.
Perché Halloween non teme il buio, lo accende e nulla turba il potere religioso più della luce accesa dall’ironia, ridendo dei mostri, ci si libera dai veri mostri, quelli che impongono la paura come disciplina spirituale.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le cosiddette feste alternative nei centri parrocchiali, con veglie, processioni, gare di costumi “da santi”.
Così, al posto di piccoli scheletri e streghette, troviamo bambini travestiti da San Sebastiano trafitto, Santa Lucia con gli occhi su un piatto, Sant’Agata mutilata.
Una surreale inversione pedagogica, per evitare il “trauma del macabro”, si propone ai più piccoli la liturgia del martirio.
È la religione che non sa più giocare, che confonde la libertà simbolica con il relativismo, e che preferisce un dolore santificato a una fantasia pagana.
Halloween, invece, è il contrario del culto del male è per antonomasia la parodia del male, la sua teatralizzazione e questo lo rende, per la Chiesa Cattolica, più pericoloso di qualunque sabba.
Difendere Halloween oggi significa difendere il diritto di rappresentare la morte senza paura, significa affermare che l’ignoto non va temuto, ma esplorato, che la superstizione non è fede, e che la paura non è educazione.
Nel suo piccolo, Halloween è una festa di emancipazione, laica, simbolica, innocente.
Il suo “osanna al diavolo”, per usare l’espressione di un noto esorcista come padre Amorth, è in realtà un osanna alla libertà di ridere, di immaginare, di non prendere sul serio il dogma della paura.
Il simbolo di Halloween, la zucca svuotata e illuminata, è stato accusato, dagli esponenti della Chiesa cattolica, di rappresentare la vacuità della festa.
Ma se il vuoto è quello di una lanterna che fa luce, allora ben vengano le zucche vuote, il vero problema, semmai, sono le menti chiuse, le parole ripetute come formule, le coscienze educate a temere invece di capire.
Ridurre Halloween a una “festa del demonio” significa negare il valore universale del gioco, del simbolo, dell’immaginazione, significa dimenticare che l’essere umano, da sempre, esorcizza la paura inventando storie, non inginocchiandosi davanti ad esse.
Comunque sia il 31 ottobre, milioni di candele si accendono dentro zucche svuotate, è una piccola ribellione simbolica, la notte che la Chiesa chiama “delle tenebre” diventa, per molti, la notte in cui si ride dell’oscurità.
E in quel sorriso infantile, in quella maschera che sdrammatizza la morte, c’è forse la più autentica forma di fede possibile:
la fede nell’intelligenza umana, nella libertà del pensiero e nel potere liberatorio del gioco.
Buon Halloween a tutti e che il Signore vi conceda, almeno per una notte, il dono dell’umorismo.
Riferimenti storici:
Il termine Halloween deriva da All Hallows’ Eve, la vigilia di Ognissanti.
Ma le sue origini sono molto più antiche, nel mondo celtico, Samhain segnava la fine dell’estate e l’inizio della stagione oscura.
Era il momento in cui, si credeva, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si faceva sottile, permettendo agli spiriti di attraversarlo.
I falò servivano a guidare le anime buone e a scacciare quelle maligne.
Le maschere, a confondere i fantasmi.
Le lanterne, a illuminare il cammino.
In epoca cristiana, la Chiesa sovrappose alla ricorrenza la festa di Ognissanti, tentando di sostituire il simbolismo pagano con quello liturgico.
Ma il fascino del rito originario, il coraggio di ridere del buio, non si è mai spento.
Bravissimo!!! Complimenti! Concordo! Lei è un grande!!
Grazie.
Un articolo preciso ed esaustivo.
Dovrebbero essere tutti così.
Complimenti e grazie
Marcella Maestranzi
Grazie di cuore
Un articolo da 110 e lode, complimenti all’autore! Sono d’accordo su tutto. A me Halloween piace molto, la considero una simpatica occasione di socializzazione per i bambini. Per me è una gioia vederli festeggiare tutti insieme, allegri e spensierati, travestiti nei modi più bizzarri e con i loro immancabili secchielli a forma di zucca per raccogliere i dolci. La chiesa dica pure quello che vuole, a me non importa un bel niente. Viva Halloween!
Grazie