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di paolo bagnoli
L’Unione Europea ha denunciato le carenze del nostro Paese per quanto concerne il suo essere uno “stato di diritto”. È un fatto grave da non prendere sottogamba. Si definisce, infatti, “stato di diritto” quello stato che è governato dalla legge e non dagli uomini. Se avessimo avuto bisogno di una ulteriore conferma della crisi della nostra democrazia l’abbiamo avuta: alla crisi della politica, peraltro, si associa sempre quella del diritto. Il presidente Mattarella, di par suo, è intervenuto subito con particolare fermezza. Nel mirino del discorso tenuto in occasione della cerimonia del Ventaglio, avvenuta a ruota delle dichiarazioni di La Russa sull’attentato squadristico di Casa Pound a Torino contro un giornalista de “La Stampa”, ha definito atti eversivi quelli perpetrati contro la libertà di stampa. Secondo un noto detto latino qui habet aures audiendi audiat! Continua la lettura di No a una rivoluzione nazionale
Dal 25 luglio è possibile sottoscrivere tramite Spid, Cie o CNS le proposte di referendum abrogativo e le leggi di iniziativa popolare.
Vi segnaliamo innanzitutto i 4 referendum del Comitato Referendario per la Rappresentanza, promossi anche da Critica liberale per modificare l’attuale legge elettorale, profondamente distorsiva del principio di rappresentanza. I quattro quesiti sono:
-ABROGAZIONE DEL VOTO CONGIUNTO TRA CANDIDATI UNINOMINALI E LISTE PLURINOMINALI
-TUTTI I PARTITI, ANCHE QUELLI IN PARLAMENTO, DEVONO RACCOGLIERE LE FIRME PER LE CANDIDATURE
-NIENTE SOGLIE DI ACCESSO PER LISTE AUTONOME E COALIZIONI
-ABOLIZIONE PLURICANDIDATURE: OGNI CANDIDATO IN UN SOLO COLLEGIO UNINOMINALE E/O PLURINOMINALE
Vi segnaliamo anche il referendum abrogativo della Legge “Calderoli” che introduce l’autonomia differenziata
ATTENZIONE
Per ogni singolo quesito è necessario accedere di nuovo (non esiste la possibilità di firmare tutti i quesiti/proposte di legge insieme)
se si è già firmato su modulo cartaceo o con la precedente piattaforma privata non si deve firmare nuovamente altrimenti le firme vengono annullate.
La firma è gratuita ed è possibile dopo autenticazione con Spid, Cie o CNS.
di giorgio benigni
di antonella soldo
Per come la vedo io, in Italia i liberali hanno storia, idee e tradizione per farsi un po’ di spazio a sinistra
Non sono tra quelli che pensa che si debba dire per forza qualcosa subito, quando accadono le cose. Soprattutto quando queste cose meritano un po’ di riflessione in più. Altrimenti si fa la figura di quelli che il giorno dopo le elezioni europee lanciano proclami “Terzo polo terzo nome” per poi rimangiarsi tutto qualche settimana dopo e dire “non c’è spazio per il terzo polo, stiamo al centro ma con sguardo a sinistra”. Oltre a rischiare il torcicollo qui si rischia pure un bipolarismo di tipo psichiatrico.
Dunque, siccome è della questione dello spazio tra la destra e la sinistra che si parla dal 10 giugno, ecco i miei due cent.
In Italia lo spazio tra la destra e la sinistra negli ultimi 20 anni lo hanno riempito sempre movimenti populisti: popoli viola, popoli marroni e, appunto, Movimento 5 stelle. Continua la lettura di Si può essere liberali senza essere stronzi?
di riccardo mastrorillo
Il successo della lista Alleanza Verdi e Sinistra alle ultime elezioni europee si basa su vari fattori. Dobbiamo sgombrare il campo intanto dall’equivoco in cui molti cadono, cioè considerare i voti di preferenza dati ai “personaggi” candidati come voto estraneo, se non addirittura capziosamente conquistato. Se è pur vero che molti, anche elettori di formazioni politiche minori di estrema sinistra, hanno votato AVS per sostenere Lucano e Salis, come numerosi elettori del Pd hanno votato AVS per sostenere Marino e Orlando, in tutti e quattro i casi le organizzazioni di partito, sia Europa Verde che Sinistra italiana, hanno lavorato, in quelle circoscrizioni, dando indicazioni decise per votare quei nomi. Al massimo potremmo considerare in circa 300.000 i voti, non ripetibili, dati ad AVS, solo per sostenere uno dei 4 personaggi. Il confronto con i numeri dei candidati strettamente di partito ci può suggerire un valido aiuto, per il confronto. Continua la lettura di Ecologismo e materialismo due alleati nella diversità
di enzo marzo
L’iconografia francese ha l’immagine più appassionante nella Marianna che guida il popolo verso la liberté. Nei giorni scorsi si è vista la foto di una giovane con il cartello dove “aux armes” era sostituito da “aux urnes”. Grido che più democratico non potrebbe essere. E i francesi hanno votato in massa contro l’estrema destra.
Il presidente Macron, che inaspettatamente, e persino irritando il suo partito, ha sciolto l’Assemblée Nationale e ha convocato sul tamburo nuove elezioni, è stato sbeffeggiato da quasi tutti. “Incosciente”, “folle”, “irresponsabile”: è stato accusato di volere gettare la Francia nel caos e nella ingovernabilità. La sua carriera è stata data per finita sotto i colpi dell’estremismo di destra trionfante. I più accaniti ovviamente i meloniani e persino “il Fatto”, che ormai giudica ogni vicenda con gli occhiali distorti del “putinismo”. Chi oggettivamente non è a favore del duce russo è da scomunicare. Il giorno del voto il quotidiano esalta l’ultima dichiarazione favorevole a Putin di Le Pen, la traditrice di Francia foraggiata dalle banche russe. Quasi un’indicazione di voto. E così Macron diventa “Micron”. Anzi “cretino”.
di francesca palazzi arduini
Esce su Il Foglio il 31 agosto una intervista di Francesco Gottardi alla femminista storica Alessandra Bocchetti. Segue uno tsunami di pianti e indignazioni, seguito poi da altre emotive dichiarazioni di apprezzamento della figura di Meloni di tenore meno analitico, con rimpiattini tra influencer. Emblematico e distopico, nei giorni successivi, il rimprovero di Selvaggia Lucarelli, influencer appunto, a Cathy La Torre, attivista Lgbtq e influencer, per essersi azzardata a dare giudizi politici, cosa che a suo dire le influencer non sono accreditate a fare. Il crogiolo che parla alla padella.
17. 06 SETTEMBRE 2024
[angelo perrone]
La confessione pubblica del tradimento, con la scena madre delle lacrime, non è ancora l’atto finale dell’intrigo che, di questi giorni, scuote il governo. Gennaro Sangiuliano, aggrappato alla sedia da ministro, non riesce a mettere la parola fine alla storia più calda dell’estate bollente. La Meloni gliel’aveva chiesto, serve un “chiarimento”, per chiuderla qui, evitando dimissioni e complicati rimpasti governativi. Non bisogna cedere alle pressioni, nonostante lo scandalo e il discredito.
La dama bianca di Pompei, Maria Rosaria Boccia, invece non sta al gioco. Seconda donna “tradita” dal ministro (chissà che relazione e che promesse) dopo la moglie, non se ne perde una, ribatte colpo su colpo. In diretta, con foto, video, documenti. Segue ogni intervento, e contesta, rilancia. Non appare direttamente, non spiega tutto.
Sono repliche, le sue, che chiariscono solo in parte, quel tanto però che serve al momento. Per il resto, accenni che generano altri sospetti. Magari saranno espliciti la prossima volta. Si preannunciano sequel densi di novità, e pericolosi. Cos’altro scopriremo? Chi è coinvolto? Qual è il piano?
Gli ingredienti e i personaggi tengono la gente sul pezzo. I fatti scivolano in una dimensione da gossip privato-sentimentale, surriscaldato dal meteo bizzarro. Guarda caso, è la linea della destra, e serve ad annacquare e confondere. Cosa c’è di meglio dell’ennesima storia di tradimento sentimentale e rivalità a distanza tra donne? E poi: queste le carte di chi attacca il governo più di destra della storia repubblicana?
Che tutto ciò accada nelle stanze della politica e ai vertici delle istituzioni passa in secondo piano, quasi non si avverte. Il senso delle cose, oltre i fatti personali, è spalmato e disperso. Come se appunto non riguardasse un ministro, rivelatosi inadeguato di fronte ad una giovane donna in carriera. Invece almeno questo è chiaro.
La politica è sempre sotto la pressione di ambizioni, talora sfrenate, dentro la cerchia e fuori. Gente che punta in alto, e magari percorre vie traverse, non quelle della professione e delle competenze. Il punto è rendersene conto, saper agire, mantenere saldo il decoro della funzione pubblica. Ma sappiamo bene quanto possa essere ampia, e dirompente, la vanità del potere, di fronte alle tentazioni.
16.02 AGOSTO 2024 [giovanni perazzoli]
In molti si sono lanciati a valutare il ritiro di Angela Carini dall’incontro olimpico di boxe contro Imane Khelif come se si trattasse di schierarsi a favore o contro le teorie woke. Chi è contro ha visto un’ingiustizia, chi è a favore ha bollato la polemica come arretrata e boomer. La cosa buffa è che ognuno dà implicitamente ragione al suo antagonista.
Imane Khelif, al centro di questa controversia, è una donna, non una transessuale. Non è “saltata” nell’altro genere, è rimasta nel suo. Ne viene che “i progressisti” che la legittimano, possono farlo se mantengono, però, la distinzione, boomer e tradizionale (diciamo così), tra i generi, uomo-donna. D’altra parte, chi invece sostiene che questa donna “non è davvero una donna”, deve convenire che la distinzione tra uomo e donna può essere fluida, come si sostiene in ambito woke.
Valga sine ira et studio. I progressisti assumono la distinzione uomo-donna; i conservatori dicono che una donna può non essere classificata a tutti gli effetti come donna. I primi per difendere la teoria woke, i secondi per criticarla. In nessuno dei due casi con un fondamento
15. 31 LUGLIO 2024 [giovanni perazzoli]
Non ci importa se la presunta Ultima Cena “woke” all’apertura dei giochi parigini fosse una rivoluzione o un sacrilegio. Chi si scandalizza fa male. Ci ha colpito, invece, l’affermazione del direttore artistico in risposta alle polemiche: “volevo che tutti fossero rappresentati”.
L’arte rappresenta? Il generico manifesto “progressismo inclusivo” era prevedibile, e ci dice davvero poco, anche se lo prediamo per buono. Perché però riportare l’arte al fervore ossessivo della rappresentanza e dell’identità, con la pretesa di colonizzazione dell’immaginario altrui?
Supponiamo, per paradosso, che ogni pennellata venga scrutinata sotto la lente dell’inclusività. Per contraccolpo, la bellezza si estinguerebbe? I critici sarebbero trasformati in contabili dell’identità e i musei in censimenti ambulanti?
D’accordo, la rappresentazione può avere la sua importanza. Ma la bellezza è un’altra cosa. Si è fatta viva quando Celine Dion ha cantando Edith Piaf. Non ha “rappresentato” nessuna categoria specifica, eppure ha parlato a tutti. Non ha incluso, ha trasceso. Non ha conteggiato diversità, ha cantato all’universale umano. Ed è questo il punto che sfugge a coloro che si limitato alla rappresentatività: l’arte più inclusiva è quella che non si preoccupa di includere, ma di essere bella. La bellezza, nella sua ineffabile essenza, abbraccia tutti proprio perché non si rivolge a nessuno in particolare.
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