«Ucciderei per lei», il caso Caine-Trump: quando la lealtà militare offende il diritto umanitario

di  angelo perrone

La dichiarazione «Sono pronto a uccidere per lei, signore» sarebbe stata proferita da Dan Caine, Capo degli Stati Maggiori Riuniti degli Usa, la più alta carica militare del Paese. Un aneddoto, secondo il “Corriere”, raccontato più volte da Donald Trump, per vantarsi della compiacenza del militare nei suoi confronti.

Continua la lettura di «Ucciderei per lei», il caso Caine-Trump: quando la lealtà militare offende il diritto umanitario

100 Meloni, l’emergenza come sistema

di angelo perrone

 Il Governo Meloni ha raggiunto quota cento decreti legge dalla sua entrata in carica, con una media mensile di 3,03, quasi in linea con i governi precedenti come Draghi e Conte bis, e superiore al Conte uno. Il dato numerico, di per sé elevato, solleva interrogativi sulla natura e la qualità dell’azione legislativa governativa, ben oltre la statistica.

Continua la lettura di 100 Meloni, l’emergenza come sistema

Magistrati: il pericolo per l’imparzialità della giustizia italiana

di angelo perrone

 La riforma della separazione delle carriere dei magistrati è un intervento che incide direttamente sul cuore dell’amministrazione della giustizia in Italia. Non è una semplice questione di status professionale o una riorganizzazione burocratica.

Continua la lettura di Magistrati: il pericolo per l’imparzialità della giustizia italiana

Fine vita, il Tevere è stato prosciugato

di andrea bitetto

Se l’Italia fosse un paese serio il Parlamento italiano si determinerebbe a legiferare sul tema del suicidio assistito o della eutanasia in modo del tutto autonomo rispetto ai desiderata di questa o quella confessione religiosa, maggioritaria o minoritaria che essa sia.

Continua la lettura di Fine vita, il Tevere è stato prosciugato

la scomparsa di Franzo Grande Stevens

di antonio caputo

Sono affranto per la morte di Franzo Grande Stevens, a cui sono stato legato per un idem sentire, azionista e liberale, liberale e liberalsocialista, predicato da un comune Maestro, il mite giacobino, Prof. Alessandro Galante Garrone, il partigiano Sandro.

Ho conosciuto Grande Stevens negli anni giovanili della comune professione di avvocato.

Morto a 95 anni , nipote del colonnello inglese Stevens, voce di Radio Londra durante la guerra, nato a Napoli, aveva vissuto l’aria della Resistenza, e da quando aveva aperto il suo studio a Torino era diventato l’avvocato dell’avvocato Agnelli e presidente della Juve, oltre ad aver assistito gruppi industriali come l’Olivetti, la Lavazza e la Ferrero.

Continua la lettura di la scomparsa di Franzo Grande Stevens

non ci sono più scuse (dopo il flop referendario)

di raffaello morelli

Da martedì 10 giugno, i cittadini italiani realisti – non filo governativi ma neppure drogati dall’ideologismo della sinistra laica e cattolica schiacciata sul sentirsi predestinata a gestire il potere perduto ormai da un triennio – non possono eludere l’urgente problema di far maturare un’opposizione che sia davvero tale. E dunque rinunci alle sceneggiate dei riti passatisti in piazza confortate da gran parte degli organi di comunicazione tradizionali, e si manifesti in proposte e in comportamenti concreti atti a configurare una alternativa di governo coerente e credibile. Continua la lettura di non ci sono più scuse (dopo il flop referendario)

8×1000: Il lupo perde il pelo, ma non …

di valerio pocar

Il cardinale Zuppi, presidente dei vescovi italiani, intervenendo a un convegno dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero, ha espresso il suo indignato rammarico per via della decisione del governo italiano di destinare l’ottopermille di sua competenza, alla lotta alle tossicodipendenza e ad altre dipendenze. D’acchito, la rimostranza sembra fuor di luogo, giacché si suppone che non spetti ai vescovi di stabilire a qual fine lo Stato italiano debba spendere (spesso male) i suoi danari così come lo Stato non si permette di valutare il modo in cui la Chiesa spende (spesso male, come c’insegna l’ex (?) cardinale Becciu) i danari suoi. Le parole del cardinale, invece, hanno il loro perché.  

Come si sa, certe sciagurate regole fiscali ripartiscono la gran parte dell’ottopermille col criterio dell’inoptato, vale a dire il totale della somma in proporzione delle opzioni espresse. Questo consente alla Chiesa cattolica, alla quale meno di un terzo dei contribuenti dichiara di voler destinare l’ottopermille, di riceverne la grande parte, per quasi un miliardo di euro. Lo Stato, che finora non faceva alcuna propaganda per concorrere alla torta e anzi in un certo senso disincentivava le opzioni a suo favore non specificando in alcun modo la destinazione dei proventi (spesso impiegati in scopi tutt’altro che attraenti), ha finalmente pensato di dichiarare lo scopo al quale intende destinare la sua quota. Questo semplice fatto ha suscitato la reazione preoccupata della Chiesa, che s’indigna perché lo Stato (udite udite!, parole sue) le farebbe una “concorrenza” sleale.

La Chiesa finge di non sapere che si tratta di una regalia da parte degli italiani e che, per via della sconcia regola concordata col governo Craxi, percepisce indebitamente una bella fetta delle imposte di tutti i contribuenti italiani, compresi i non credenti e persino gli anticlericali. La Chiesa tace anche sul fatto che, nonostante la sua pubblicità assillante lasci intendere il contrario, solo circa un quarto dell’introito va in opere di beneficenza, mentre la quota maggiore va favore degli affari clericali.

La sacra auri fames è sempre stata un argomento per presentarsi “francescamente”, non “francescanamente” però, immacolati, solo che i danee inn danee, come si dice nella lingua lombarda che s‘intende anche in Vaticano. 

 

UFFICIALIZZATA LA SVOLTA. Trump non è né di destra né di sinistra. È contiano.

di enzo marzo

Lo scoop non è un granché, perché la notizia era già nota tra i lettori più attenti, ma è pur sempre una notizia. Il Capo ufficio stampa del Movimento 5 stelle, Marco Travaglio, l’ha ufficializzata sul “Fatto” di domenica 8 giugno: Trump, il Presidente-delinquente degli Stati Uniti è stato iscritto d’ufficio al M5s. Sia a quello del primo tipo sia a quello del secondo tipo. Un bel colpaccio per Conte 1 e Conte2. Il Direttore del “Fatto” è come al solito arcisicuro di sé e accoglie il nuovo arrivato con uno zelo ammirevole. Trump, usando il suo solito linguaggio scurrile, direbbe che anche lui gli “bacia il c…”. Almeno Giorgia, con meno fervore e più cautela, sta aggrappata solo alla pantofola.
A dire la verità, un segno tangibile di questo amore, il Marco lo aveva già professato alla vigilia del voto presidenziale quando dichiarò apertamente che avrebbe votato per Trump. Nel frattempo tutto il mondo civilizzato stava tremando perché considerava assolutamente nefasta quella scelta. E infatti sono bastati pochi mesi per confermare che Trump è quel Trump che già in campagna elettorale si era mostrato per quel che è: un nefasto mascalzone. Continua la lettura di UFFICIALIZZATA LA SVOLTA. Trump non è né di destra né di sinistra. È contiano.

Nordio e il femminicidio, la conversione al populismo penale

di angelo perrone

La scena è degna di un dramma, o forse di una farsa. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si erge sul palcoscenico mediatico, per annunciare l’introduzione del reato di femminicidio. Lo definisce «un risultato epocale», una «manifestazione potente» dell’attenzione dello Stato. La retorica è densa, convinta. Cozza però, senza spiegazioni, con la storia dell’uomo e con le convinzioni professate per decenni. Il giurista di lungo corso, qual si era presentato, compie, una volta sulla poltrona ministeriale, un’abiura intellettuale.

Continua la lettura di Nordio e il femminicidio, la conversione al populismo penale

La Meloni e il referendum: il diritto al “non senso” della democrazia

di angelo perrone

Il gran rifiuto. Versione moderna del “me ne frego”, slogan che nel ventennio incarnava la sfida al pericolo e il disprezzo per le regole. Immaginifiche sono le strade nuove inventate dalla politica. L’affermazione della presidente Meloni (il “non voto” al referendum su lavoro e cittadinanza come un suo diritto) è una posizione inquietante in tempi di crisi democratica, e rasenta l’abnormità, proprio per il ruolo preminente di chi l’ha espressa.
La partecipazione civica è fondamentale per la tenuta delle istituzioni. Suggerire l’astensione è un segnale pericoloso, oltre tutto mascherato dall’espediente del gesto simbolico. L’astensione non dovrebbe assumere il tono dell’indifferenza, soprattutto quando la democrazia stessa è sotto pressione. Continua la lettura di La Meloni e il referendum: il diritto al “non senso” della democrazia

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza dei cookie. Continuando la navigazione nel sito acconsenti al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi