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LE 3 CRISI

Della rappresentanza , per effetto di leggi elettorali che sottraggono libertà di scelta e recidono  il tessuto connettivo della Rappresentanza.              

Della partecipazione costruens o informata , attiva pro e inter attiva, sostituita da strumenti distorcenti o manipolati o manipolatori, come i social, spesso solipsistici o le tv o i talk show o i click su piattaforme varie. Sullo sfondo crisi radicale della sovranità. 

Della democrazia e di anelli di congiunzione tra società civile e Istituzioni, come i partiti. Ora anche alla prova del metodo della Casaleggio e associati.

Certamente ciascun partito può regolare come meglio crede la vita interna del partito e i meccanismi di selezione e decisione. Ma restano o ci sarebbero  sempre le  garanzie della Costituzione repubblicana a tutela della libertà di associazione, di manifestazione del pensiero, rivolte ad assicurare il rispetto di un metodo democratico sostanziale anche nella vita interna (artt.18,21,49). E trattandosi di democrazia parlamentare rappresentativa (che presuppone e si coniuga con  partecipazione interattiva)  a tutelare le libertà di parlamentari non legati a vincolo di mandato ma liberi rappresentanti dei cittadini tutti, e del parlamento (artt.1 e 68). Riguarda tutti. Se poi col voto sulla piattaforma privata della società privata, espresso con un semplice click a un quesito precostituito (non costruito insieme) da chissà chi e come, si immaginasse di vincolare la libertà del parlamentare, forte sarebbe la dissonanza da lettera e spirito costituzionali, rimanendo libera scelta in ipotesi da motivare, il libero voto in parlamento del parlamentare. Anche perché chi  vota sulla piattaforma è semplice iscritto alla stessa  in regime di diritto privato, senza che egli abbia alcun obbligo (privatistico e di nessun effetto pubblicistico) di dichiararsi elettore del partito a cui la piattaforma fa riferimento. Se poi tutto questo avviene dopo che l’assemblea dei parlamentari del partito si è espressa e una delegazione della stessa si  è già recata dal Presidente incaricato di formare un governo, dichiarando coram  populo di voler aderire e partecipare allo stesso governo, sarebbe arduo  non valutare la cosa come screditamento della libertà responsabile dei parlamentari e in definitiva come contrapposizione al sistema della democrazia parlamentare rappresentativa che si presenterebbe sostituita da click eterodiretti vincolanti per gli eletti dal popolo sovrano (non dai soli iscritti alla piattaforma). Anzi, anche da altri click preannunciati dal dominus incontrastato e proprietario della piattaforma in caso di prevalenza dei no al governo Draghi. Quesito in tal caso assoggettato a libero arbitrio interpretativo.  Il dominus Casaleggio, figlio dell’omonimo, investito a tempo indefinito  della carica in forza di un principio analogo  a quello monarchico e dinastico. Altri click mentre le consultazioni sono chiuse e Draghi sta salendo sul colle per presentare la lista dei ministri e poi recarsi avanti le Camere, fuori tempo massimo e dal tono velatamente o volutamente dilatorio  se non ostruzionistico. Su quesito anticipato via rumor su tv e social dal predetto dominus. Gli iscritti a Rousseau dovrebbero dire col click se i parlamentari dovranno astenersi o votare no al governo Draghi. Ma non si erano espressi prima ?

UN NOME MAL SCELTO

Capisco che Conte cerchi in tutti i modi di smarcarsi e far dimenticare il suo stretto connubio con i 5 stelle senza il quale continuerebbe ad essere un Carneade politico (senza offesa per il filosofo scettico ). Sta cercando nel vuoto con degrado  in cui è precipitato il sistema politico, ad esempio, di far passare nel dimenticatoio la sua chiamata di correo salvifica per il Salvini indagato per il sequestro di persone sulla nave Diciotti o i suoi ammiccamenti a flat  tax e autonomie secessionistiche sostenute con Di Maio . Il suo tentativo di smarcarsi è ora anche utile in una fase politica gravemente compromessa dal prevalere mediatico e nel paese di un salvinismo ipernazionalistico e xenofobo, antieuropeo, che va ben oltre gli orizzonti autonomistici e antiburocratici di riferimento di parte dei ceti produttivi e popolari del nord Italia  della vecchia Lega Nord. Certo la sua pretesa di essere super partes nella futura alleanza di governo col pd, sempre che Rousseau, Casaleggio e Di Maio non rompano le uova nel paniere, non ha fondamento razionale, posto che l’uomo, non giovane, era sino al 4 marzo 2018 oltre che sconosciuto anche impolitico.

Faccia il leader dei 5 stelle e su loro indicazione il presidente del consiglio e faccia dimenticare molte, troppe pagine sgradevoli di 14 mesi da lui definiti, come l’anno in corso, “bellissimi”. Non pretenda di essere chi non è.  E rifletta sul significato di “cambiamento ” come lui ha definito il governo che presiederà, Rousseau permettendo. Cambiando anche lui e, perché no, sarebbe davvero  un cambiamento rimarchevole, invitando i parlamentari del governo che verrà, a ignorare il voto sulla piattaforma Casaleggio, (mi rifiuto di indicare il nome del grande filosofo ginevrino). Che non era affatto un paladino della democrazia diretta, meno che meno alla maniera di Casaleggio &c., ma fautore di modelli di partecipazione , in specie del Tribunato secondo il modello storico universale romanistico repubblicano  federale e municipale. Strumento fondamentale di potere negativo e  argine al sopruso e agli abusi dei poteri costituiti. In un contesto  come questo il tribunus plebis di Rousseau e Cicerone inibirebbe nell’interesse della res publica  l’uso della piattaforma Rousseau e l’abuso del nome del filosofo del contrat social.

“DEMOCRAZIA DIRETTA” SINONIMO DI TRUFFA

Siamo molto soddisfatti per le votazioni operate sulla Piattaforma Rousseau, perché hanno definitivamente chiuso ogni discussione sulla “democrazia diretta”. Ringraziamo Casaleggio per aver chiarito in maniera così incontrovertibile che la democrazia diretta “alla M5s” è una vera e propria truffa, su cui paradossalmente dovrebbe indagare la Procura della repubblica. Si può rintracciare nell’ultima votazione su Salvini, che ha decretato la definitiva entrata del M5s nella Casta, il “combinato disposto” di tre “delitti” 

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